e il linguaggio ciarla con la parola neo-liberalismo…
…..e l’uomo…immemore dei linguaggi coniati…nel suo perturbante cammino
da ultimo… per decreto egemonico dei primi…provvidenziali in confezione variegata…in temporanea successione rettilinea e
uniforme nel superamento dei limiti
dei rispettivi configurati spazio-temporali del tessuto relazionale di
coabitazione…in vocaboli…soggetto /
soggettività / persona / soggetto storico…individualità…si rivela a se
stesso…evocato dai primi…in anonimato potere di una economia…resa virtuale dalla trasformazione
finanziaria del capitale…e (mi scuso con Duque
per la mia licenza poetica dei suoi concetti, espressi nel già citato
suo saggio) “in una metafisica ipostatizzazione”
della Rete delle reti”…connettiva dell’uso “della digitalizzazione high-tech, esemplificata in Internet e
nella telefonia mobile 3G”…e fra “una moltitudine”
di simili…accomunati trasversalmente
nella prestazione dalla flessibilità
funzionale dell’impiego di una tecnologia mobile…”innovazione capace di
rilegare i diversi gruppi sociali con una seconda
natura frutto della simbiosi tra animali e prestazioni macchinali …mediate da
un linguaggio altamente formalizzato (software)…a
sua volta implementato come se fosse
naturale”...
…e nel sostare nella parola “individuo” sperimentiamo
l’inizio di un cammino che non cessa di essere presente e nello stesso tempo senza futuro.
Istantanea, irriverente verso la grammatica…impronta…risalto del vissuto memorizzato dalla storia / tentativo
senza accento di un linguaggio in
scrittura di montaggio di istantanei sussistenti in sé / irruzione
di una provocazione a un riflettere inter-comparativo su quell’incamminarci, reso più ostico dal piombarci due insidie, miranti alla
nostra deoccidentalizzazione: islamismo fondamentalista e imperialismo economico cinese.
Un incamminarci nel miraggio di una libertà individuale, di fatto acquisita
/ il cellulare e la rete danno la
voce, prerogativa di pochi, alla moltitudine sfilacciata di individui senza distinzione…cancellando
dalla storia l’ibrido appellativo di massa / in quanto strumenti connettivi
immediati di trasmissione tra la gente, possono generare nuove forme di
comunità sociale (Duque)…ma…sospensione…irriflessiva…spinta a un mio riflettere, interrogandomi…noi
esercitiamo quella libertà di fatto
nella prestazione, garantita dallo strumento…inventiva che ci dà la parola non più in delega…conquista…non riconoscimento acquisito dalla formalità giuridica di una
politica progressista: la svolta che
l’illuminismo non ci ha dato?
/oggi…l’uomo…la sua inventiva, ci
situa…nella prestazione di strumenti di comune uso, il cui utilizzo, nella
pratica del vivere la nostra quotidianità, da uomini della strada a singoli protagonisti, al di là dell’età, del sesso,
della condizione e del ruolo sociale, dell’uso senza veli della parola…cancellate
dalla nostra memoria storica modernità e
post-moderno, la rondine che non fa primavera…il
2000 oltre il tempo?
...ma su ma…usiamo la libertà di
parlare attraverso il nostro modo di
pensare…cioè. attraverso la formazione educata
dell’articolazione dei nostri meccanismi mentali…messa in moto da un complesso
processo psichico soggettivo…
…disatteso problema…ma attivo, in
quanto rivive nella costruzione di
nuove esperienze / educazione e contagio: esche a doppio taglio annodate al nostro naturale agire pensante di dispiegarci oltre ogni
ordine di previsione in flessibile apertura all’insolito (Hölderlin, Sul tragico) / agire pensante, il quale esercita i suoi processi di sviluppo e di
comunicazione all’interno dello spazio di coabitazione in rapporto di
comunicazione interattiva…spazio di ordine superiore al suo, in quanto corpo vivente, assorbente in sé la
relativa moltitudine sfilacciata di corpi viventi: gli individui…singolarità
caratteriarizzate…dalla medesima matrice
culturale…condizione fondamentalmente
formativa del nostro e del loro distinto agire pensante…
…agire, in funzione del
quale l’insieme articolato, configurativo dello spazio, in temporanea coabitazione (la società), viene a costituirsi corpo <normato> formato da un vincolo inter-attivo di
interlocutori, a loro volta, ribadisco, <normati> dalla stessa matrice
culturale – interlocutori. oggi, esercitanti libera parola mediante, appunto, il ricorso alla tecnologia mobile,
nell’uso della quale comunichiamo esperienze <di ciò che arriva
alla parola attraverso la parola
stessa> (Derrida, Comment ne pas
parler. Dénégations)…
…prerogativa innovativa di un
esercizio libertario della parola…propedeutica
alla realizzazione di quel desiderio del
rivolgimento totale della logica
della nostra cultura? è la strada
percorribile per un risveglio in noi
di quel legame…non vincolo giuridico-sociale…per nascita…che ci dispone costituenti…nella dinamica
spazio-temporale del nostro vivere…destinatari inter-comunicativi…nel
rispetto reciproco delle nostre diversità…costruttori…individui-inter-attivi…del comune spazio di convivibilità?
…alienazione mentale, il mio pensarlo…mi guardo intorno…e lo spirito di gravità del <nano> cavalca quel desiderio, altresì mio, interrando quella voce
in unisono, stormirmi che pensare
fuori quella “grammatica” è possibile, e per di più prioritario nell’esercizio della critica: Nietzsche e
Adorno in pinacoteca…
…e un mettermi sul chi vive, mi
induce a riflettermi…il bisogno di
regolamentare lo squilibrio lacerante l’articolazione istituzionalizzata delle varie situazioni
inter-comunicative fra i diversi corpi
viventi, quali sono il settore
politico-amministrativo-giudiziario / la lottizzazione degli strati sociali e
dei ruoli, a loro volta circoscritti
in categorie:
lavoratori/impiegati:maschi/donne:giovani/vecchi:intellettuali/manuali…..ognuna
delle quali con le proprie urgenze, con le proprie rivendicazioni /
articolazione simultaneamente congiunta in quella macchina organizzativa…oggi in erosione…che formalizza l’unità di quel
corpo vivente in entità normata: la società…
…la crisi – rinnovata dimostrazione di una ripresa, in trasformazione finanziaria dell’economia, del ruolo di
controllo del nostro vivere individuale
e associato, di una <sovraclasse
globale>…oggi, in anonimato...<che
prende tutte le principali decisioni economiche, e le rende indipendenti dai
legislatori, e a fortori, dalla volontà degli elettori> (ripropongo questo
pensiero di Rorty, già da me citato, per i messianici
riformisti).
In parentesi il suo dettaglio
riflessivo…un dovuto, già esternato nel precedente ciclo ad essa destinato / in
questo ciclo, in sua disgiunta connessione, su input di Deleuze, un riflettere
sull’aspetto culturale che la crisi
nel suo eczema economico manifesta / un per
me in riallaccio alla svolta,
operata dai pensatori della scuola di Francoforte, nei confronti di Marx,
propositivo di una cultura ritenuta sovrastrutturale del tessuto sociale,
rispetto alla economia, considerata sua struttura
portante / un economista agisce pensando come ogni uomo, eccetto
l’espressione linguistica e le
relative attività comportamentali, pertinenti al suo campo di appartenenza / ne
consegue un interrogativo radicale sia per un riforma “seria” sia per un ribaltamento radicale: la storia ne è maestra registratrice delle rivoluzioni perdute e delle primavere obliate…è giunto il momento,
in forza dell’uso della tecnologia
mobile, di porre l’interrogativo al posto dovuto: come pensiamo
/ l’interrogativo - motivazione sussultante dal segnale critico delle perturbazioni che rendono singolare, imparagonabile la crisi
che subiamo / segnale: l’incrocio, mi
ripeto, di due congiunture…manifestazioni
(in senso kantiano) in deterritorializzazione dei loro terreni di
appartenenza…economia e tecnologia…mette in
problema i meccanismi logici della
nostra cultura sociale, decifrando nella crisi…senz’altro economica…nell’incrocio con la
tecnologia…l’elemento strutturalmente
culturale (rimando la delucidazione
all’esternazione, composita nel ciclo
sulla crisi)
/ incrocio
di un capitalismo a capitale in virtuale metamorfosi, per l’assunzione finanziaria del suo valore di scambio, inalterato nella sua funzione di controllo sociale e provocatorio di una separazione
tra potere e politica (cfr. Stato di crisi,
cit.) e (in sintonia con Duque) la
NewOnto(techno)logy, <dato che la (sua)
tendenza generale è l’interconnessionei
onnimoda di tutte le procedure (almeno
a livello di software) in una rete
comune, costituita proprio da differenze in costante mobilità>
/ la crisi, nel mostrare il sopravvenire di problemi irrisolti e l’evidenziare spinose questioni, tra le quali rappresentanza/democrazia formale e conflittualità tra i poteri dello Stato,
non scioglie la sua fase dilemmatica…interrogativo
in sospensione…complessità di
problemi nuovi, insorgenti in
sincronico risveglio delle vecchie ferite mai rimarginate…e un strapparci le
vesti, commisto ad un auto-dichiararci persone
per bene, moralisti implacabili verso
il pubblicano, si fa politica…in un seppellire la storia – memoria di quelle ferite: tara della nostra civiltà…e una
consueta pratica normativa da parte
delle varie intellinghènzie – obosolete in chirurgia platica: le une/in
insorgenza mobile, già logora prima
dell’uso. le fiorenti -…pre-auto-poste alle risposte ai problemi…da tempo irrisolti
e nuovi, richiedenti risposte
qualificate che le singole disfunzioni lanciano in messaggio forte…invece risposte
in utilizzo di quelle procedure intellettuali e relative operazioni logiche
di base…pedagogicamente assimilati… che hanno reso quelle ferite la nostra malattia
sociale
/ apostrofarci messaggeri dalle mani pulite / operatori
ecologici / show-isti in sceneggiata contro-informazione / professionisti della
mafia (Sciascia, tacitato) - restando fermo il principio giuridico della comprovata reità della colpevolezza
dell’individuo da parte del magistrato, il quale emette il giudizio in nome del popolo sovrano (etichetta
sanatoria di responsabilità individuali) – messaggeri
dal calcolato politico in quel
nostro apostrofarci…politico, umiliato nella politica, avvizzita nel
miraggio del governare…
…abbiamo sputtanato l’uomo…lasciando in putrefazione
quello che è la cancrena di una genealogica organizzazione del nostro
convivere sociale in esercizio di potere di un pensare in civiltà, direbbe Nietzsche, da barbari per barbari: l’individualismo…camuffato
in diverse forme, compresa la sua
negazione, in quanto l’esercizio di
potere è dell’individuo che sa,
sia in regime collettivistico sia in regime di delega…politico, insuperbito dal segno
di redenzione...eppure gli Stati, in consorzio, hanno attestato. nel primo
articolo della carta costituzionale europea, inalienabile la dignità dell’uomo…la
nostra distrazione!
/ la crisi…intersezionandosi con il cellulare,
rendendolo stregato per un uso del parlare in libertà in <esplosioni situazionali> (Duque) che
dissolvono il limite tra privato e pubblico…ha messo a nudo il male genealogicamente congenito di una forma mentale di pensare…al di là della
egemonia temporale della forma di ragione…in qualità di macchina organizzativa il nostro vivere la nostra individualità…dimenticando che siamo tali, in quanto siamo in relazione inter-comunicativa con i
consociati nostri simili…manovrata da
un Io penso, memore di Aristotele,
nel distratto Kant, impegnato a
salvaguardare l’oggettività dei pensieri,
nella cui coerenza della sua forma logica è l’accordo col fatto…coerenza, la quale, pertanto, si fa garante dell’equilibrio del vincolo consorziale, in
pericolo per la circolazione dei pensieri
soggettivi dell’agire pensante
dei nostri vari io…strutturandola in dirigenziale amministrazione di chi impressiona nel segno un sapere vincente…ipotecando noi a praticare il nostro mestiere del vivere - noi simili, irrobustiti dal cellulare, protagonisti di un agire in libero parlare
/ segno…liturgia della redenzione
laica…ha stupito lo stesso Cristo…perché questa generazione chiede un segno?- interrogativo in
istanza sospensiva, quasi a volerne registrare l’atemporalità (Marco, 8.24) / la parola
incisa nel segno, egida di una relazione comunicativa di un <Io so> verso un <tu, no>:
Adorno in Metacritica della conoscenza…e
il suo eco si ricostruisce
nell’operatività analitica di Foucault…riflettiamo…
/ la crisi…genealogica manifestazione di un passaggio al limite? In ultima analisi, proseguiamo…né
moderni/né post-moderni…nella memoria,
attiva e sempre attivata, di quell’ uomo cesura
nel tempo, sottratto alla natura
(Deleuze, già cit.), cardine del <nucleo logico>, di cui parla Frege,
della nostra cultura? Linea retta del
tempo, oggi in iscrizione dilemmatica,
vergata dalla simultaneità operativa di due variabili
della medesima affiliazione culturale di quella che è la nostra configurazione socio-politica, di cui una dipendente
in progressivo decadimento, l’altra,
in progressiva evoluzione, indipendente,
quale di fatto è la tecnologia mobile?
Allora, siamo all’interno di
quello che è il miracolo della nostra matrice
culturale (Deleuze) del pensare il nuovo,
attualizzando il <già è>
(Hölderlin?
La prestazione del cellulare di una libera parola è uguale a quella del cane che si morde la coda?
Due voci, in note atonali dal
coro dei variegati redentoristi mi riportano alla storia – la nostra,
protagonisti ignoti
<Non si dispone di altro modello di libertà
di quello in cui la coscienza penetri nella complessione generale della società
e attraverso questa in quella dell’individuo> (Adorno, Dialettica negativa)
<Un rivolgimento totale qui,
come in genere ogni rivolgimento totale, è privo di qualsiasi ritegno, non è lecito all’uomo in quanto essere conoscente> (Hölderlin, Sul tragico)
Pensieri soggettivi, angolati nella tipicità del loro genere discorsivo: il filosofo
e il poeta, in concordante sollevare la
natura della posta in gioco che ha
travagliato il cammino verso la civiltà
delle generazioni che ci hanno preceduto…così come il loro…altrieri che ci
appare, oggi “2000”, passato remoto: il complesso rapporto tra il cognitivo e il normativo…rapporto
da cui erompe in istanza prioritaria il
come pensiamo…
…il problema in gioco, oggi in
dilemma, per la variabile
indipendente, qual’è la tecnologia
mobile che lascia all’individuo…singolarità della nostra cultura…l’io…in
sfilacciatura multipla…di assumersi
la responsabilità di proporsi condizione
costituente della soluzione di ciò che si presenta problema complesso / io…educato
nella logica culturale dei padri…attraverso
quegli stessi schemi mentali…sanciti
da Aristotele, in grado di esprimere un discorso
che può essere riconosciuto vero…attualizzati da Kant in un Io trascendentale…riattualizzati dal
neopositivismo nella logica…oggi, da chi grida più forte / discorso, pertanto. che imprime nella tonalità, oggi praticata, quel segno del riconoscimento della portata
del vero,
nel medesimo propositivo dei predecessori; il discorso vero si presenta irriducibile all’io empirico…noi…subordinato alle apparenze, vittima, quindi, di cadere nelle illusioni sensibili / schemi mentali, esercitati, per scuola,
attraverso un loro dispiegarsi in un
tempo, concettualizzato in linea
rettilinea uniforme nella cesura genealogica
del suo affermarsi tale e…lungo il
suo processo evolutivo, nel taglio di Newton, nell’espressione scientifica modale da Kant (si vedono le Lezioni di Kant di Deleuze, già
cit.)…esercizio, costituente la soluzione
della crisi del configurato spaziale della convivenza fra gli altri io, normato
dai medesimi schemi mentali,
dimostrandosi, la soluzione, non una svolta, il prolungamento culturale del passaggio al limite del
precedente…
…variabile, in concomitanza con la metamorfosi finanziaria del
capitalismo che, nella rottura del naturale situarsi
in relazione, pone ogni individuo
nella singola responsabilità
nell’affrontare in prima persona i problemi, in un concentrato d’incertezze, tale da innestandogli una
<cultura dell’immediato> (Stato di
crisi).
/Posta in gioco, la quale, nel segnale
inquietante di due voci è rilevabile
un condizionamento invalicabile
inavvertito dalla normalità
dell’esercizio del pensare, in forza
della quale la capacità di istruire nuovi
processi, pur nella radicalità della decodificazione dei vecchi, si fa <centro potenziale di
un nuovo processo che non esaurisce la sua causa, ma la rigenera nella misura
il cui si produce>
/ ripropongo volutamente il
rilievo già citato di Isabelle Spengers (Concetti
namadi), poiché quel pregiudiziale
ha la sua risonanza nell’ordine dell’indagine scientifica
/ Una delle due voci; Ogni comportamento individuale è implicato in una
<interazione di fattori esterni ed interni (in forza della quale, esso)
diviene un’assimilazione del dato a schemi anteriori (ereditari e per contagio
comunicativo della sua situazione relazionale e) allo stesso tempo (un)
accomodamento di tali schemi alla situazione attuale> (J. Piaget, Lo sviluppo mentale del bambino)…
…naturale processo evolutivo di assimilazione/accomodamento… in funzione del quale la condotta di ogni uomo tende
a raggiungere un equilibrio in mobilità (Piaget)…proprio
in esso si innesta una genealogica grammatica…non linguistica…del come pensiamo, assunta a legge del pensare (Adorno)…nella sua
genesi, come verità che si svela /
l’altro ieri, come logica formalizzante
il senso del discorso (Aristotele/ Wittgenstein) / oggi, echeggiando Hölderlin
in Scritti di estetica, nel
mercanteggiare di Faust per una legittimazione di giovinezza – e il nuovo…come i precedenti…in enunciato vero…si oggettivizza in esaustiva
configurazione dell’esperienza sociale…e il novello Faust si istitualizza in società-stato – e il ripristino del normativo come strategia dell’equilibrio
della società…nella dimenticanza di chi
gestisce il mondo…rinnova…in quel segno…l’eterna
pressione…in chiave pubblicitaria…ideologica, con la relativa pressione selettiva – e la reificazione delle coscienze continua a
intessere la parte più intima della costituzione del soggetto: la denuncia di
Foucault.
/ La seconda; Una particolare forma di organizzazione <sociale umana
(affinché) si mantenga, non occorre soltanto che in essa si provveda
all’aggiunta di nuovi individui per mezzo della riproduzione, ma che vi siano
modi e mezzi di strutturare la psiche dell’individuo, così da indurlo ad agire
in certe prevedibili maniere> (A.I. Hallowelle, Culture, personality,and society, in Dobzhanky, L’evoluzione della specie umana).
/ La cultura soddisfa due
esigenze dell’organizzazione del nostro vivere individui-in-relazione interattiva in quel corpo vivente che è la società
in due funzioni che si integrano: <processo
culturale d’apprendimento per cui si acquista la deviazione; i modi in cui
i ruoli, presi dalla cultura e psicologicamente incorporati, determinano la
deviazione e la conformità / il processo
d’interazione con cui s’apprende la cultura, s’acquisiscono i ruoli, si
costruisce il sé e si formano e si
trasformano i modelli di azione deviante> (A. K. Cohen, Controllo sociale e comportamento deviante).
e ciarlano di cultura!
<In questo momento, in cui
l’uomo ritorna verso la propria vita, nuovo Sisifo che torna al suo macigno,
nella graduale e lenta discesa, contempla la serie delle azioni senza legami,
che sono divenute il suo destino, da lui stesso creato, riunito sotto lo
sguardo della memoria e presto suggellate dalla morte> (A. Camus, Il mito di Sisifo).
…e Sisifo segna in attualità il nostro passaggio al limite verso un futuro senza futuro…il
rimescolare delle carte di sempre lascia in ciascuno di noi rivivere la fatica vana di Sisifo…e il ciarlare illuministico di oggi…dimentico che il padrone del mondo, proprio, ripeto, nel separare il potere dalla politica, fa rivivere quale
tempo ciclico…il figurato del mito…in forza del quale <l’esperienza
mondana (di un mondo, si torna a
rilevarsi) “tutto è come è, e tutto avviene come avviene: non v’è in esso alcun valore”> (è una
citazione di Cacciari, in Krisis)…e
in esso il ciarlare del nuovo illuminismo
si fa mito (Dialettica
dell’illuminismo).
pessimismo? amarezza…alleviata da una speranza…propositiva di una voce…rincuorante i miei pensieri vaghi…sollecitante un pensare in termini relazionali
all’interno del contesto interattivo nel suo insieme, in cui si opera,
intraprendendo un graduale intervento ecologico
del come pensiamo: G. Bateson, Verso una ecologia della mente…
… con tale auspicio chiudo questo ciclo sul 2000, oltre i cardini del tempo