Io, nel proporre il riflettere in me, in quanto io esterno, lascio balenare avvii di
processi, squarci di schiarimento ghermiti
dalla pertinenza ai loro settori di ricerca specialistica, per cogliere in quei tratti i loro effetti
solventi, additatati a sollevare la concentrazione su circostanziante
variazioni ambientali sia segnalanti
tempi ripetitivi, nelle loro diversità, del sempre stato sia incoraggianti
possibili modifiche all’attuale organizzazione
umana di quella che, per dottrina,
definiamo società.
Uno sfavillio nel rivangarli,
spinto da un inquietante turbamento, dei miei
pensieri: schegge in
deflagrazione…non celata…della massa
di tessuto nervoso del mio cranio, in funzione della quale, quel
mio riflettere ne amalgama determinati
suggerimenti, incentivanti una loro
esplorazione…
…un lavorìo in consapevole errori “grammaticali”, dei quali non chiedo alcuna assoluzione, senza stereotipatica
invenzione selettiva (lo spettro di quella “grammatica”).
In congruenza, il mio agire pensante si situa in parallelo a quello che Duque
(precedentemente cit.) definisce <assemblaggio riflettente mobile> il
comportamento d’oggi – la conquista
individuale della parola, in forza
dell’ingegnosità liberatoria della
tecnologia mobile, e che la reificazione delle nostre coscienze
pensanti ha trasformato in un parlare
tanto per parlare che, in
“candore” assiomatico, si muta in Io, la verità, parlo (Lacan, già cit.)..
…e in tale atteggiamento, prende posizione di fronte alla foschia che
annebbia…oggi, in cui il parlare tanto per parlare assume lo
spessore pragmatico della sua funzione
sociale, causando una confusione
nel linguaggio, specificatamente nel
suo funzionamento logico / in conseguenza, viene ad alimentarsi un clima, che
all’certezza del vivere, incorpora la confusione che assilla il nostro agire pensante / clima, che si pone problema poiché, nella non trasparenza del linguaggio, nella comunicazione, rileva le motivazioni
dell’offuscamento delle idee; - oscurità e confusione, che si ripercuotono nella qualità della nostra sensibilità, dei desideri, del diritto di
ogni vivente, in reciproca
solidarietà, ad essere il costruttivo
della propria esperienza mondana,
nella consapevolezza che quel suo diritto, non come obbligo morale, ma in onestà intellettuale, si esercita nella
differenza di ogni suo simile: io/tu, in reciproco riconoscersi uguali nella differenza: conformità
disgiuntive che, nello sfaldare l’uniformità,
lascia emergere, nella eterogeneità,
la naturalità relazionale che ci fa presenti…a partire da quel vagito senza “timbro”…nel normato
spazio circostante, individui in
relazione – l’intuizione di Kant,
spenta nell’Io trascendentale: debito culturale verso la sua matrice logica: la nostra cultura, produttrice e riproduttrice in forme diverse nel variante delle stagioni, di un <processo astrattivo
(in grado, anche nel virtuale, il
“reale” d’oggi, di) imprimere a ogni
formazione concettuale l’illusione della grandezza> (Adorno, Minima moralia).
Naturalità della relazione, la quale implica…dirottando Kant, e recuperando la
distanza tra processo astrattivo e processo reale che si manifesta, per
dirla con Nancy, in ondeggiamento
incoativo…l’indice di praticabilità della
interrelazione fra io e tu
nel percorso che essa istruisce attraverso e con l’interrelazione io/tu e il divenire di quello che noi percepiamo come nostro mondo…
…interrelazione: azione di
reciprocità in covarianza di segno /
scansione in temporanea convergenza di due “domini” di due “contesti” in interazioni dirette, in bivalenza cooperative o antagoniste, individui/ambito
di convivenza / interazioni, legate dalla stessa logica culturale, la quale, nella
manifestazione del linguaggio, la quale, nel volere dare trasparenza alla comunicazione, rendendola più chiara e
più razionale possibile, costituendosi <luogo conflittuale, (nella)
inversione continua dei termini…nega radicalmente dall’interno del suo
manifestarsi la trasparenza del pensiero al pensiero stesso, (ne perpetua) la
confusione, (rendendola più) pericolosa> (R. Vinçon, Ermeneutica: teoria e pratica, in <Il Testo Filosofico>, a
cura di F. Costa)…
…<di conseguenza (la
confusione del linguaggio) deve essere presa in considerazione> (ibidem) proprio oggi, in cui il linguaggio si dà <altamente formalizzato (software)…implementato come se fosse naturale> (Duque, cit.)…
…ed esercitato in un parlare tanto per parlare…monomania, se
riflettiamo sulla sua funzione sociale di
trasmettere una propria esperienza di
verità: parlottìo imitativo di quella forma di ragionamento che aveva nella svolta logica della conoscenza…
…in relazione alla quale il
rilievo critico di Adorno in Metacritica
si rivela attuale, se ci scrutiamo con onestà
intellettuale, senza quel falso moralismo,
gramigna dei nostri giudizi…
…riallacciandosi a Durkheimer,
Adorno mette in risalto la funzione che esercita ogni proposizione logica <sulla coscienza del singolo> / Un risalto, il cui staglio ha lievitato nella mia mente un’assonanza comparativa con
due puntualità, riscontrabili sia in
Kant (Critica della ragion pura) che
in Wittgenstein (Lezioni e conversazioni),
da me citati nei precedenti soliloqui…assonanza che ha svegliato in me il
condividere con Vinçon l’indispensabilità di prendere, proprio oggi, possessori della parola, in considerazione la confusione
del linguaggio, in quanto condizione
necessaria di quella rivoluzione
culturale, auspicabile per uscire dalla crisi
– e che a me, nel vocio appare (vorrei tanto sbagliare!), sbandieramento
propagandistico.
Proposizione logica, e il far sorgere l’ira, mi è comprensibile
/ un fare esperienza di un vivere alla
deriva, quel propositivo fomenta
lo sdegno – e lo sbraitare di un Grillo a cinque stelle si dimostra più penetrante
di quella astrusità…eppure Grillo
parla…
Nel dire le parole si
compongono in formazione discorsiva, legata da un nesso che <mostra la
forma necessaria e costante> affinché una proposizione sia dotata di senso – me lo ricorda Cacciari in Krisis…
…e ciò è constatabile sia nel
linguaggio del quotidiano, ma specificatamente nel linguaggio enigmatico ed
astruso degli intellettuali…io incluso…e
in modo spregiudicato in quello di coloro che personificano la forma stato / oggi espressione in delega della nostra volontà, esercitata da un parlamento che ne sancisce l’indipendenza…cioè
l’irresponsabilità degli atti compiuti
nel suo esercizio…costituzione
obliata…\ nella ripartizione dei suoi poteri: esecutivo e
giudiziario…
…in quel loro linguaggio
impicciano la loro autonomia,
spettante per diritto e, in
sincronia, la responsabilità verso il
parlamento, con la indipendenza, spettacolarizzando un conflitto di competenza insalubre…
…e quel marasma linguistico…che
si aggroviglia con la conquista della parola,
la quale ci induce ad affermarci Io, la
verità, parlo (Lacan)… alimenta la confusione delle idee ed opacità nella pragmatica
azione riformistica…
…e quel vincolo sociale, pur rimanendo tale,
nonostante lubrificato da un moralismo che condanna l’uomo…indubbio
reo, e condannabile in relazione alla sua reità, nella cui tangibilità,
rimane inviolabile la sua dignità di uomo…ma
tace sulla tara che sempre ha afflitto quel vincolo, già selettivo all’origine…
…società mutilata.
In attualità tutto cambia /
l’ingegno dell’uomo ha reso plasmabile la nostra mondanità e il desiderio, fluente anelito dell’incondizionato di ogni uomo, ha configurato rinnovate esperienze
organizzative del vivere insieme la
nostra temporalità: oggi, novelli
Sisifo in cammino, torniamo al nostro
macigno, divenuto il nostro destino, da noi stessi creato (tratto da Camus, Il mito di Sisifo, già precedentemente
cit.)…
…oggi, in cui la ciarla si fa, nel suo confuso
linguaggio, verità, quel <macigno
rotola ancora> (ibidem),
ingigantitosi dal calcolo
individualistico e contraffatto da un pietismo
mistico: il vaticinio di Musil (L’uomo
senza qualità, vol. II)…
…eppure bisogna tentare di
fermare il rotolare del macigno…entrare nella confusione e addossarla come problema
in onestà intellettuale di uomini infettati nel loro agire pensante propositivi di un’ultima parola…
…continuerò nel prossimo soliloquio.
Franco Riccio