2000 / oltre i cardini del tempo /
Deleuze, sprone di un mio disarmonico svolazzo nell’intensità climatica
di radiazioni diverse che accerchiano il corpo sociale in un divario
irriducibile
/ corpo sociale, interrogativo in sospensione dei risultati delle
neuroscienze, della fenomenologia, di ogni teoria vitalistica, animistica,
dialettica, per una piega esplorativa sulla sua genesi concettuale: postulazione telemonica di una struttura
oggettivata dal gioco di invarianza e
di variabilità negli interstizi di
perturbazioni, provocati o dalla natura
o dalla operatività umana
/ postulazione, produttività elaborativa sprizzante da una spira dell’intelligenza dell’agire
pensante di individui, sospinto dall’attrito
di un fuori in movimento sismico, per
la commistione di fattori perturbanti quel pensato,
strutturato attraverso l’articolazione di coordinate culturali che ne delineano la tipologia del legame che lo configura corpo
sociale in equilibrio mobile
/ perturbazione, soglia critica in esteriorizzazione: il bordo, appropriandomi del testuale di
Nancy, che apre all’esterno i sui tratti interni, costituendosi genesi materiale dell’oltre di quel compiuto, temporalmente
oggettivato nell’unità del nome che ne qualificava la stagione / perturbazione, sindrome di una sincope che manifesta il limite di quel pensato (Le discours de la
sincope)
/ limite, manifestazione di
un’articolazione rettilinea di una uniformità temporale, inscrittoria di un “compiuto” traghettare
dell’esperire mondano di quel corpo
sociale, culturalmente precomprensibile
del suo superamento / quindi, segnale-indice
di una genealogia di una emergenza nel movimento del tempo in
spazializzazione configurativa in perturbazione, rendendo possibili diversi
suoi percorsi: insorgenza in una
esperienza mondana compiuta nell’interconnessione dei fattori che la compongono
e culturalmente formalizzata nell’unità del nome
/ Lezione del 14 marzo 1978 di Deleuze: germe per un mio rifletterla,
sfoltendola in arbitrio dalla dinamica di apparenza
ed essenza / arbitrio
ragionevole, il taglio / l’entrare in
quell’ottica, per attinenza, mi legherebbe direttamente: sia a Kant e alla sua
postulazione di una condizione
trascendentale di un super-Io, connettivo, nel costituire l’esperienza mondana del mondo e, quindi
del corpo sociale, configurativo di
quella disgiunzione; sia alla modificazione di registro, messa in atto dal positivismo logico nelle sue variazioni
enunciative, demitizzante quella disgiunzione
nel valutare il mondo come <totalità dei fatti>, tradotti in verità attraverso un sviluppo di una logica
discorsiva, la quale, riportando il letterale di Krisis, espresso da Massimo Cacciari, nel formalizzare <i limiti della proposizione (ne) mostra la forma necessaria e costante
(del loro dotarsi) di senso>, in forza della quale <è il suo accordo col
fatto>: registri e codici linguistici diversi, Io trascendentale e correttezza logica, in concordanza mentale, figli della stessa cultura, si ergono <sul fondamento
del dominio della realtà> (Adorno, Metacritica).
/ Esigenza del taglio in arbitrio: estrarre dalla tematica del testo e senza comporlo in testo, l’indice che mi rende intelligibile gli effetti solventi in ogni critica oggettiva di una conformazione mentale, divenuta in
ciascuno di noi occidentali congenita
per educazione e per contagio, di configurare il corpo sociale una società-unita da un principio anonimo, al punto che ogni aspetto è normalizzato, tale che <non ha più
importanza chi dipende e da chi dipende, (in quanto) ogni cosa è unificata>
(Adorno, Prismi).
/ L’indice in rilievo esterna il captare, nella scorreria del testo, quella che preciserei una
variante didattica sospensiva, messa
in libertà dalla formalizzazione dell’esegesi del tema per mettere in risalto un elemento
di conoscenza, sfuggibile nella coerenza logica della trattazione
/ è una lezione: quindi una trasmissione
formativa di sapere
/ in tale recezione ravviso un sollecitare a <prendere coscienza>
del rivolgimento <categorico> del tempo e dello spazio, delineato da
Hölderlin, nel suo risalto del distacco dal figurato dal mito (circolarità del tempo),
propositivo di un tempo in movimento in linea
retta uniforme: prendere coscienza:
uno stimolante, per me, proprio
perché,“rigenerato” da una scuola a pensare secondo il suo orientamento, a riflette riflettendomi, il suggerimento di Nancy: lo spettro selettivo di scuola: sottomettere tale sviluppo all’angolazione introiettata: ripetizione di un comportamento specifico
/ prendere coscienza, risveglia alla mia memoria il propositivo dello
stesso Deleuze dello <sguardo senza volto>, cioè, per me: tener vivo, in quella che è la funzione negativa di ogni critica, il retaggio
culturale dell’istituirsi,
genealogicamente come legge del pensiero,
la salvaguardia dell’oggettività,
prodotta dalla trasformazione dei pensieri
soggettivi in pensieri oggettivi:
trasformazione, la quale <ha come contenuto un divieto: non distratti dal
pensare, non ti fare distogliere dalla natura inarticolata, ma trattieni salda
come un possesso l’unità dell’intenzionato> (Adorno, Metacritica)
/ e Adorno mi sollecita a
drizzare l’indice di intelligibilità di quella variante didattica verso due rilievi, da me letti nei soliloqui
precedenti cardini di quel che nel
dicibile di Frege è il <nucleo logico> della nostra cultura – oggi segnalandosi in situazione dilemmatica per variazione di registro,
cagionata dalla contemporanea congiuntura economica a livello internazionale,
provocata dalla natura finanziaria del
capitale – il volto nuovo del capitalismo
/ <il tempo non è più
subordinato a qual cosa che si svolge in esso; al contrario, è tutto il resto
che si subordina al tempo. Dio stesso
non è più che il tempo vuoto. L’uomo non è più che cesura nel tempo> - mutazione di conformazioni mentali nella costante funzione regolativa dell’esperienza mondana del
vivere degli uomini la temporalità del loro esiste: il pensare figurativo
(il mito) si attualizza in un pensare per astrazione – cesura stagionale di <mettere in
linea retta> un immutato orientamento nell’organizzazione del pensare in auge: in forma classica, nel
periodo fondativo della nostra cultura,
e successivamente in moderno, in modernità e post, oggi in tecnologia mobile: <si è cessato di
parlare dell’ineffabile> (Cacciari): la
novità
/ genealogia del manifestarsi del
nuovo, il secondo rilievo: <ogni
manifestazione rinvia a delle condizioni del manifestarsi> - rilievo,
comprensibile a colpo d’occhio, lascia, invece, insorgere un problema, la cui
complessità è tale che impone una meditata riflessione per una presa di coscienza, atta a rendere
intelligibile le rivoluzioni perdute
e a vedere oggi, nella confusione
delle idee in reclame e nel diffuso
clima di pietismo mistico per gli ultimi,
un argomento necessario per una
configurazione di prassi che slitti tempi ripetitivi di una disparità, - divario di una uguaglianza fra gli uomini
dilapidata da sempre in primi e in ultimi.
per tale motivo rinvio a domani, se sarà per me un
altro giorno
Franco Riccio