Parola…sonorità
di una idea, inserita in un
linguaggio articolato da coordinate simboliche…connaturata all’uomo…<nella misura in cui questo vive, parla,
produce> (Foucault)…in tale innesto…nel comporsi formazione discorsiva…si espone esperienza configurativa di una
determinata condizione di esistenza,
dalla quale reperisce le condizioni del suo dire:
circolo chiuso: incurvatura della linea rettilinea del tempo, segnatura di una presentazione
(Kant) ad essa conforme di una spazializzazione
di esperienza mondana in superamento al limite / limite, l’invariante
topologico che segna il passaggio in
progressione da una configurazione di
esperienza mondana…nella sua forma di
verità temporale (Lacan) di una corrispondenza tra parola ed esistente…alla variante successiva.
Un centrare…non neutro e senz’altro maldestro…di
focalizzare ciò che…per me…
costituisce il problema, direi il nodo non sciolto della nostra civiltà
/ Nodo in transazione
ricompositiva di tempi ripetitivi
mediante i canali assodati di trasmissione:
contagio e scuola
/ Canali in ricomposizione climatica:
il primo, per la disposizione
relazionale di ogni individuo
(Kant) – genesi di un comportamento in adeguamento all’ambiente, sua forma riflessa (Adorno) in assimilizzazione
interattiva ai sui schemi mentali (Piaget) “coltivati”; il secondo – che, circuisce ogni tentativo
di riforma della scuola, tale da interpretare le anomalie periodiche una istanza
di riordino rinnovativo e di assetto amministrativo…nella dimenticanza che quella necessità
temporale…da non trascurare - è intrinsecamente legato alla sua funzione
storica: ramificazione di orientamento della matrice logica della nostra cultura / ramificazione, la quale è del
pari il suo conservarsi – quindi memoria in flessione riproduttiva
attraverso, appunto, gli schemi
mentali di ogni individuo
/ Tale peculiarità…per me…è consistente
motivo di riflessione, rilevante nella problematica interrogativa sulla scuola, per il suo specifico doppio compito di trasmissione della memoria
e tessuto fertile della nostra
cultura: la domanda che, oggi, esplode dal vivere l’esperienza
maturatasi da una crisi, la quale,
nel travolgere l’economia mondiale, si mostra varco di un individualismo amplificato / domanda
che…nella esigenza del momento…pone il problema
della qualità della risposta
/ Su quel nodo si è concentrata la mia riflessione, espressa nei cicli in precedenza. In
questo…conclusivo di un pensoso valutare la relazione crisi/scuola…di quel nodo,
esterno ciò che, per me, senza farmi testo, fa della scuola il suo piedistallo, mettendone in evidenza la doppia
funzione: dispositivo privilegiato,
ribadisco, nella canalizzazione di trasmissione
della memoria culturale della nostra civiltà;
di metodica di apprendimento…in
variante didattica…nell’esercizio
della parola
/
funzioni, praticate mediante
l’intersezione di due compiti:
- avviare gli allievi a disporli a costituire il passato, ri-presentato nelle
forme temporali che ogni fase assume nelle relative esperienze mondane: - una
considerazione, integrativa del precedente soliloquio – il ri-presentare quella che è una
esperienza di verità mondana, per dirla con Lacan, nella comunicazione, viene a mostrarsi un
<racconto sul tempo>: ciò, in quanto la nostra cultura, a differenza dal mito, sviluppa una concezione mondana di
un <tutto non dato>, del quale la temporalità mostra la forma di verità variante con cui si fa storia,
configurandosi esperienza di una mondanità a limite (Deleuze, L’immagine del tempo)
- avvio, attraverso l’<ordine dei discorsi> e dei loro effetti
solventi nella relativa organizzazione socio-econonico-politica (Foucault, L’ordine del discorso), come base formativa in ogni allievo della
coscienza storica della cultura del
proprio Paese: base formativa del suo
fronteggiare il “mestiere del vivere”, direbbe Pavese
/ l‘esercizio di tali compiti, e
ciò costituisce mio motivo di
riflessione, nella pratica scolastica, si attiva attraverso lo spostamento della parola da una mente educata ad
una mente da educare in istruttiva relazione
di concordanza culturale; una mente già
“informata dall’ambiente di provenienza / spostamento
complesso e in divario qualitativo,
in quanto binario di transito di concetti mediante la parola / binario, attraverso il quale viene a
descriversi, appunto, ogni variabile configurativa della relativa corrispondenza
tra le formazioni discorsive che
costituiscono il sapere e il
rispettivo campo di determinazione
storica (Foucault, Sulle archeologie
delle scienze)
/ terreno,
pertanto, di transfert non riconducibile
a quello della psicanalisi – aspetto precedentemente considerato; qui,
ripresentato attraverso due precisazioni: la necessitante di una corroborante
ad esso funzionale, esercitata dalla concordanza tra psicologia e assistenza
sociale: canale di mediazione indiretta
tra scuola e famiglia; in quanto transfert
di apprendimento, la pratica esercitata
si diversifica da quella della
psicanalisi, in quanto in quell’intervento analitico, è rilevante la
rammemorazione interiorizzante nel soggetto in “disagio” del suo relativo
passato, in estraneità dal passato degli avvenimenti (Lacan, Funzione e campo della parola e del
linguaggio in psicanalisi, in Scritti) / in quella esercitata nell’apprendimento, la centralità della sua
funzione è indirizzata all’attualizzazione del passato degli avvenimenti che
hanno delineato la nostra storia
nelle menti degli allievi, attivando in esse una loro conoscenza, come già
messo in evidenza, della cultura di
appartenenza, attraverso la formazione dei saperi – un veicolare della concettualità dei vari saperi
attraverso la parola, ribadisco
/ in tale funzione viene ad
istruirsi nella mente dell’allievo una pensare
<che altro non è che una equazione> tra l’accadere stesso dell’esperienza
e la categorizzazione della sua manifestazione
e del relativo linguaggio – una equazione, <da cui non esce mai nulla di più
di quanto> quella mente ha appreso (C.G. Jung, Il problema dell’inconscio nella psicologia moderna> - in essa
la parola si fa segno di <un universo di segni> (C. Sini, Il pragmatismo americano): la ratio occidentale, la nostra memoria
culturale.
Un profilo del mio intendere ciò
che notifica la parola scuola / la disposizione delle discipline, la
sistemazione dell’organizzazione dei livelli del suo assetto costituiscono il disposto
che l’attiva / una riforma non
centrata nella messa a punto di quel compito…delicato nella sua complessità…al quale essa è chiamata a svolgere
in era democratica…quindi, non di regime né
di governo…salvando la buona
intenzione di chi governa…è rivitalizzare
l’antica funzione di una scuola: salvaguardia dell’equilibrio del tipo di organizzazione umana della società; garante del suo
persistere nella mobilità del passaggio
al limite: affinché ciò
<si mantenga, non occorre soltanto che in essa si provveda
all’aggiunta di nuovi individui per mezzo della riproduzione, ma che vi siano
modi e mezzi di strutturare la psiche dell’individuo, così da indurlo ad agire
in certe prevedibili maniere> (A.I. Hallowell, Culture, personality, and society, in T, Dobzhanky, L’evoluzione della specie umana – in
precedenza cit.>. – lo slittare nell’imbrigliamento delle emergenze nella spirale del sempre stato.
Il problema dei
problemi che coinvolge la scuola,
strettamente connesso al transfert
dell’apprendimento / il radicale irrisolto
della nostra matrice culturale:
attrattore gravitazionale che circoscrive il cerchio del condizionamento che vincola, climatizzandolo,
l’anelito dell’incondizionato di ogni
riforma della società, anche la più radicale: <Il pensiero che respinge appassionatamente il proprio condizionamento
per amore dell’incondizionato cade più inconsapevolmente, e quindi più
fatalmente, in balia del mondo: la trappola della mimesi> (Adorno, Minima moralia): <Comprendere la propria impossibilità>
– specchiamoci nella nostra storia!
Specchiarsi nella storia…nel riproporla in me, sotto lo stimolo di orizzonti
interpretativi diversificati nel loro genere letterario e nelle loro
conclusioni…vuole intendere un sottrarre la parola
all’ordine del discorso / praticare...tallonando Lacan in Scritti (cit.)…in quell’ordine…in giuntura oggettivante…un sospenderla,
e, ascoltare, nel suo silenzio, ciò
che in essa viene rimosso nel tracciare…oggettivandosi…quello spazio di convivenza interindividuale che
lega in reciproca interazione io e tu, delineandolo in vincolo sociale / vincolo,
fattosi storia, attraverso un
processo istruttivo di uno schema mentale, sostenuto dallo sviluppo
della prestazione linguistica, canalizzante, in interreazione con il farsi
dell’esperienza, i flussi dei pensieri in disposizione oggettivante nella
formula del <giudizio> (Aristotele), - il risolutivo composito,
rappresentativo della normalità di ordine – il quale <è più che il
semplice ordinare in uno> (Adorno, Metacritica):
attualizzazione della posizione classica nel taglio di un moderno aperto al futuro,
attraverso la trascendenza dal limite,
che ne cadenza l’uniformità temporale.
/ In tale riflessione, la
condizione del sospendere la parola (Lacan) / Suggerimento ascoltato, non per recuperare la lettera rubata per la sua materializzazione attraverso lo spirale desiderante, connaturato alla parola: risvegliare in
noi…proprio per quel desiderio dell’incondizionato…la memoria condizionante questo nostro passaggio: parola legata al desiderio rimosso (L’anti-Edipo): una contiguità nella distanza interpretativa con Lacan: fluttuante increspature di rilievi, i quali, nella differente formulazione e prospettiva, ci introduce nel ricco
campo di un codice dell’inconscio
/ Campo da ascoltare e sospendere in
quel silenzio, da me variato
nell’applicazione. proposto da Lacan /
ulteriore sospensione, - e in ciò che essa tace (Lacan), il rinvenire, attraverso lo smascheramento delle catene significanti del linguaggio, quel
virus che ha prodotto e riproduce
quella rimozione: virus, costituitosi a forma positiva, nelle varianti climatiche della nostra civiltà, della reificazione, attraverso la
realizzazione <oggettiva> del <moto soggettivo> della parola
(Adorno, Prismi).
Ascoltare e sospendere, necessità…per me…per svincolare quel virus dalle catene significanti delle analisi; porsi…seguendo il suggerimento
di Isabelle Stengers (Concetti nomadi)…<dal
punto di vista del successo del virus, di ciò che fa> (deviando dall’intenzionato della Stengers) la validità di quella che è la motivazione
che spinge ogni <intellettuale (ogni individuo. compreso io – reo confesso) (ad impegnarsi): in
un’azione simbolica che implica l’oggettivazione del suo pensiero in vari
modi> (M. Jay, L’immaginazione
dialettica) – per tale ragione un ascoltare
in sospensione riflessiva, la quale implica un:
/ Ascoltare…nel lavoro del L’anti-Edipo…il campo di determinazione
genealogico della “vittoria di Edipo”, già presente in quel lavoro
nell’interrompere il modello filiativo…interrogarsi
intorno a quell’ombreggiare del debito
nell’immagine prospettica del nuovo
/ Ripercorre
il lavoro di Foucault nell’indirizzo esplorativo del campo di determinazione
storica che ha fornito le motivazione e gli strumenti della formazione dei
saperi (da L’Archeologia del sapere
alla Storia della follia, alla Storia della sessualità…)
/
Comprendere la propria
impossibilità di svincolarsi dal condizionamento
attraverso l’analisi, qualunque sia
il taglio: il negativo: <la perfetta negatività, non appena fissata in volto,
si converte nella cifra del suo
opposto> (Adorno, Dialettica
negativa/Minima moralia))
/
Quel comprendere non induce né
al pessimismo né alla rassegnazione: è consapevolezza:
…<Se esistono molte maniere di strutturare
l’esperienza, se ogni imposizione di significato è un’interpretazione, avremo
un bell’utilizzare le stesse procedure intellettuali, le stesse operazioni di
base, la nostra visione del mondo sarà comunque
normata dalla nostra cultura> (P. Livet, Norme. I difficili rapporti del razionale e del normativo, in Concetti nomadi…
…cultura, cioè il sapere:
intelaiatura inclusiva dell’articolazioni temporale della gamma attraverso la quale si formano i vari generi dei discorsi – il nostro che ci distingue occidentali – armatura, pertanto, che
<non (lo costituisce) scienza nello spostamento successivo delle sue
strutture interne, bensì il campo della sua storia effettiva (Foucault, Sull’archeologia delle scienze)…
…quel <campo di determinazione
storica> (ibidem) è delineato dal
profilare quel legame, che ci
connatura individui in relazione
(Kant, Critica della Ragion pura),
nello spaccato culturale di una normativa, positivista la definisce
Livet, irriducibile alla attualità dei fatti, vincolo sociale, implicante, per la sua salvaguardia, le istanze di
controllo e di selezione…
…e, tale spaccato, nel manifestarsi,
non può che darsi attraverso una condizione costituente di natura genealogica, della quale <l’uomo non
è più che cesura nel tempo>, in quanto soggetto
costituente, <non già della manifestazione, ma delle condizioni sotto
cui ciò che gli si manifesta, gli si manifesta> (Deleuze, Lezioni su Kant – rispettivamente del
21/marzo/1978; 14/marzo/1978)…
…uomo soggetto costituente? L’interrogativo ingorgato nelle varie
letterature sull’uomo, e che Nietzsche ha posto in evidenza: l’Uomo che si fa Stato, in un ripercorre
la strada magistrale del sempre stato:
non l’uomo del quotidiano vivere,
bensì l’Uomo. soggetto trascendentale: uomo dall’agire pensante <irriducibile> all’agire pensante di ogni individuo, <in quanto è l’unità di tutte
le condizioni sotto cui qualcosa si manifesta, si manifesta a ciascun soggetto
empirico> (ibidem, 14 marzo)…
…e, nel trascendentale, i tempi nuovi…i
quali, per Hegel, dischiudevano il moderno,
disgiungendolo dal passato remoto…ad esso si ricongiungono in
quell’uomo…figurato da Nietzsche leone:
il predatore, il catturante una fattibilità
imponderabile nel circuito integrato di una identità (Adorno, Dialettica
negativa), la quale…nella parola
disintegrata dalla sua sonorità…si
legittima oggettiva (Jay, cit.), secondo il modello unico di turno (Stengers, cit.), in quanto verità
configurativa di una esperienza (Lacan, cit), in cui l’operatività del vivere
individuale e sociale è una <delle distribuzioni intorno alle norme>
(Foucault, cit. si veda anche L’uso del piacere), normalizzandola tale da indurre ogni individuo a dire: <Sì,
certo, dev’essere così> (Wittgenstein, Lezioni
e conversazioni.)…
…e l’uomo leonino, nell’atto di legittima della sua parola in verità, attraverso
il sapere, altera in evoluzione quel legame relazionale, che ci connota simili nella differenza individuale, in relazione di potere: <Io
so, tu no> (Adorno, Metacritica).
Specchiamoci nella storia, ma specchiamoci
attraverso le varie primavere del fatto di esistere…esplorandole con occhio micrologico (Adorno): sguardo, in
grado, da collegarlo al <senza volto>: sguardo, senza sostegno di una fisionomia che lo indirizza, di Deleuze, e,
quindi in grado di frantumare <il guscio dell’impotentemente isolato in base
al criterio del concetto superiore, che lo sussume, e fa saltare la sua
identità, l’inganno che esso sia meramente un esemplare…(poiché coglie) i
minimi tratti intramondani (che lo sostengono). Tale pensiero è solidale con la
metafisica nell’attimo della sua caduta> (Adorno, Dialettica negativa) – l’eredità nel pensatore critico (Minima moralia)…
…e ghermire che la genealogia
delle nostre primavere a che fare col
corpo (Foucault) – il che ogni suo esistere esterna <un evento di corpo>
(Lacan, <Joyce “il Sintomo”, in Altri scritti>…
…capirne il perché quell’evento trasforma lo slancio dell’incondizionato – dono del vivere -,
attraverso l’identità parola/verità (Lacan:
<Io, la verità, parlo>), intessuta nel modello unico, attualizza la
filiazione di pratiche di normalizzazione (Foucault) – e, in quanto tale
viene a costituirsi telaio normativo della società…
…evento di corpo, <Il corpo: superficie d’iscrizione degli
avvenimenti (laddove il linguaggio li distingue e le idee li dissolvono), luogo
di dissociazione dell’Io (al quale cerca di prestare la chimera di un’unità
sostanziale), volume in perpetuo sgretolamento> (Foucault, Nietzsche, La genealogia, La storia)…
…il rimosso di una separazione,
fittone replicativo organico sia
nella formazione di ogni genere letterario, dalla filosofia alla
scienza nelle sue diverse ramificazioni; sia dal formalismo della logica alla
tecnologia informatica: caratterizzazioni d’intelligibilità,
riordinate nella loro genesi temporale a
proprietà intrinseche differenziate – genesi
culturale del sapere; sia nelle leggi funzionali dello Stato alla
organizzazione umana della società, della quale: la scuola, costituisce una nervatura essenziale, garanzia di
equilibrio sociale; e il filo rosso dell’economia
a regime capitalistico, la sua ossatura intelaiatrice – genesi materiale dell’esistente / Dualità relazionale, propensione
di una movimento di idee, sospinto da una sincope delle relative condizioni
materiali dell’esistente – pertanto, riconducibile, non a un peccato originale, ma alla cesura dal mito (Hölderlin, Sul tragico): esigenza di una
organizzazione materiale di esistenza, pianificata attraverso <un tipo di pensiero radicalmente
nuovo> e che Kant, nel taglio del moderno, ritradurrà dall’angolazione tragica a quella <fisica
scientifica> (Deleuze, Lezione su Kant del 1978), ricuperata oggi nell’ottica dell’indifferenza e nella rassegnazione.
Un lavorìo riflessivo in auto-riflessione (Nancy)…in pratica ecologica della
nostra mente (il suggerimento di
Bateson)…cogliere nella parola in ciò che
essa manifesta, ciò che essa tace (Lacan)…e,
in quel suo silenzio, interrogarci,
attraverso Wittgenstein (cit.):
<Qualcosa ci induce a dire, <Sì, certo, dev’essere così>. Una
mitologia che ha molto potere>…
,,,e qualcosa ci induce a dire, manifesta, nella sonorità della parola in composizione simbolica, il virus genealogico della nostra società, - la quale è tale in quanto è individuale,
il quale, a sua volta, è tale in quanto è
sociale (Adorno, Parole chiave):
il come pensiamo, il quale ci induce a dire, si, certo, dev’essere
così, anche nel pensare altrimenti:
ieri, oggi: <nuovo Sisifo che torna al suo macigno> (A. Camus, Il mito di Sisifo)…
…un oggi in cui la posta in gioco è proprio la parola nella causale provocata dall’intrecciarsi degli effetti
solventi di due variabili diverse, di
cui una, indipendente: ingegnosità
evolutiva: l’avvento della tecnologia
mobile: l’altra, dipendente:
genìa della linea rossa di un capitalismo
in marchio finanziario / tuttavia, concomitanti nei loro effetti solventi
nel nostro vivere individuale nell’abitato spazio intercomunicativo che ci
comprende corpo sociale…
…effetti solventi che ci
imboccano in una cultura dell’immediato
che, nello spezzare il nostro legame
relazionale, dischiude uno scenario
<all’interno del quale, l’individualità sostituisce l’ordine (io, direi il taglio dell’usata e funzionalità del
nostro usato del normale), la
personalizzazione sostituisce la pratica di mettere in agenda gli obiettivi
primari e la lista delle preoccupazioni maggiori> (Bauman, Stato di crisi)…
…e la politica si fa spettacolo, scenario dell’elitario, sia individuo al governo sia
individuo all’opposizione…e <le cose che (dice), quando si riesce a capirle,
riguardano una realtà decisamente diversa da quella che i cittadini conoscono
di prima mano> (ibidem)…Io, la
verità, parlo (Lacan)…
…e la parola tace su quella cultura
dell’immediato, la quale: arricchisce i pochi,
assisi nel virtuale olimpico del mercato finanziario; immiserisce i molti…
…e l’interrogativo, il mio, in
sospensione riflessiva, esterna…mutilata dalla
scrittura: il graffiante di Nietzsche e dal pericolo di slittare, contro volontà,
Io, la verità, parlo: eredità: l’ammonizione di Adorno…la domanda: se la posta in gioco della crisi economica, come si manifesta nei suoi effetti solventi nel nostro
vivere interindividuale, sia da individuare nel telaio culturale, dimostrandosi, il supporto. quale natura del suo processo
soggiacente, in quanto induttivo di
una pratica del <laissez-faire> in <comportamento autoconservativo
(nel quale) si rileva l’orrore di una prospettiva d’inutilità futura>
(Bordoni).
Oggi, altro dall’ieri:
- dal modello del vivere la nostra mondanità
secondo l’articolazione funzionale degli ingranaggi con cui è struttura la macchina (coralità di una letteratura,
nella variante interpretativa positiva/critica),
ieri…
- ad oggi, attraverso quella spinta, a partire dagli anni '60, sviluppatasi lungo gli anni
che vanno (se ben ricordo) dal '70 al '90, - anni in cui verificai (la mia esperienza che non fa testo)
quel detto popolare, già intuito (credo di ricordare, Bologna: Guattari/radio
Alice, nel '77), che quel punto del cerchio
di quel vissuto era paragonabile a quell’unica
rondine che non fa primavera: il suo riscontro nelle procedure limitative
della parola: l’analisi analitica di
Foucault: procedure, funzionali all’esercizio di potere, sia che questo sia
operativo in una società normata sia
nella forma con cui si manifesta sia
in quella della contestazione – da
tale esperienza, la mia convinzione, maturatasi con l’avvicinamento ad Adorno,
particolarmente alla sue tensioni
irrisolte, che il come pensiamo
sia la nostra malattia in circuito
interreattivo con la società, e che
la scuola ne sia il canale fondamentale di trasmissione del contagio e nello
stesso tempo il suo terapeutico
/ punto del cerchio in cui viene a verificarsi, per esprimermi nel
linguaggio di Nancy, una scossa sincope
all’interno di quel miraggio hegeliano, il quale climatizzava gli avvenimenti
verificatisi negli anni, a partire dal periodo sancito dagli storici umanesimo/rinascimento, dell’avvento di quella atmosfera che situava
la nostra esperienza mondana
nell’orizzonte primaverile di una modernità
aperta al futuro
/ sincope,
da riflettere, non (Bordoni, Stato dzi
crisi) dal <lato culturale> che provocherà la crisi di quel miraggio, ma osservandola
dall’angolazione dell’esperienza mondana del nostro vissuto e dalla sua linea
sbriciolata in cui la viviamo oggi:
<Il discorso indisturbato sulla cultura è lontano dal mondo è lontano dal mondo e ideologico di
fronte alla tendenza alla sua liquidazione, tendenza oggettiva e che si impone
al di sopra dei confini politici> (Adorno/Horkheimer, Sociologia)
/ Quel lato, che causerà la crisi
dei fondamenti dell’aura moderna all’insegna di un postmoderno (J.F. Lyotard, La condizione postmoderna) - discutibile
sul post: prolungamento di una
concezione della durata temporale di una
esperienza mondana in trascendenza
del limite, smentita dall’analisi decostruttiva – va riportato al <reale
processo della vita sociale> (Adorno, Prismi)
con lo sguardo di Foucault, in sintonia sorprendente, cioè al <campo della sua
storia effettiva: il '68: la rivolta degli studenti all’insegna dell’immaginazione al potere, la quale dischiude un orizzonte di
esplorazioni decodificanti il tessuto
logico formativo in funzione
catturante della nostra cultura -
<gabbia d’acciaio in cui si è oggettivato socialmente lo spirito della modernità> (J. Habermas, Il discorso filosofico della modernità);
esplorazioni, tendente a far vacillare quella gabbia> (ibidem): <sovversivi>?
anarchici? (ibidem). Questione d’occhio:
con volto - vale a dire, in rifrangenza di una affezione traumatica
dell’agire pensante dell’osservatore,
anche il più perspicace: nichilismo gnoseologico, sorgivo di un nichilismo etico: scia
platonica in svolgimento normalizzante ad esercitare il pensare secondo il modello che può essere riconosciuto vero o falso: Aristotele, in climatici
modelli del pensare assiomatico –
vivo nella diversità di un oggi
dilemmatico: Io, la verità, parlo;
senza volto – in altri termini, in rifrangenza…chiedendo scusa a
Deleuze…di un conato, fluttuazione di
tensioni irrisolte in resistenza
consapevole che in esse è inumata la reificazione: <non solo come condizione antitetica…, ma anche
positivamente, come la forma positiva, sia pur frammentaria e inadeguata, che
realizza il moto soggettivo solo a patto di oggettivarlo (Adorno, Prismi), <negli ordinamenti pratici
della vita, che pretendono di giovare agli uomini, determinano, nell’economia
del profitto, l’atrofia di tutto ciò che umano> (Minima moralia)…
…e, in tale movenza, quell’occhio si fa perforante il
simbolismo linguistico e l’effetto solvente nel fornire le armi alle egemonie
politiche ed economiche…e, in quei rilievi…già
catturati sin da quegli anni sia dalle formazioni politiche, normalizzate
secondo il principio di integrazione alle
regole vigenti: trasfigurati: sia da una sediziosa lotta armata, messaggera
di morte sia da un vandalismo barbarico nel segno dell’anti-Stato…estorce lo slancio, che sorregge anche la nebulosa
che lo irrigidisce, genealogia di una insurrezione
culturale, tendente a disinquinare una mentalità
in formazione assiomatizzante, attraverso quell’immaginazione produttrice che si situa al di qua del vero e del falso, e che trova nella donna
la portatrice sana:appunto, il ' 68.
- oggi, in dilemma: moderni? postmoderni? appianati o
livellati di fatto nella perequazione dei diritti sociali? speranzosi in un domani migliore o dubbiosi, presentandosi alla base in congiunzione economica sia <crisi di rappresentanza (sia) di strumenti di azione efficace>
(Barman, Stato di crisi). Da tale
connessione non verifichiamo uno status
inquietante: (l’esasperante, degradante e irritante sensazione di essere
stati condannati alla solitudine di
fronte a pericoli condivisi> (ibidem), in atto: inaspriti dal timore
del terrorismo islamico e preoccupanti dall’avvicendarsi di un nuovo
imperialismo economico, la Cina ?
- interrogativi retorici, se ci specchiamo nel nostro quotidiano: oggi, in sotterranea inconsapevolezza (Edipo) tra virtualità del
capitale e rete, sperimentiamo,
nel pagarne le spese, la interruzione di
quella interrelazione naturale fra individui…la comunità…reificata in vincolo
sociale, il quale, almeno nel desiderio…nella
primavera di una democrazia conquistata…ne
esprimeva la mutualità…operata dalla
<volontà individuale quale unico, per quanto volatile, fondamento>
(Barman, Stato di crisi) / e, di
conseguenza viene a praticarsi <non tanto una liberazione reciproca, quanto
una reciproca insensibilità morale>, per Bauman (ibidem)…
- “morale”? Certamente di costume: rileva un comportamento generalizzato di una modalità di un agire pensante, in reciprocità di
contagio, in scivolamento in una unilaterale
visione di libero arbitrio / In
tale sdrucciolare, Io, la verità, parlo,
non è riscontrabile il palpabile della
condotta di ciascuno di noi? / Tale assunzione di posizione non è documentabile
nella diversità delle manifestazioni che assume in ogni singolo comportamento?
/ non siamo imbevuti da uno scenario che quotidianamente le televisioni ci
proiettano in un variopinto ventaglio di ritagli della realtà sociale,
percepita individualmente ed espressi
a livello di conoscenza generale sia
nella denuncia sia nella redenzione, tali da ingiungerci ad un
relativo comportamento con il criterio di prospettare l’esperienza del nostro
vivere la mondanità come una realtà compatta?
/ e gli interrogativi rinviano
all’interrogativo precedentemente espresso sulla natura del processo soggiacente.
/ virtualità del capitale
finanziario e <telepresenza
uditiva e sempre più immaginifica
(stabiliscono) un situarsi puramente virtuale,
ma che risulta tuttavia intimior intimo
meo> (F. Duque, L’età è mobile,
qual cella al vento, in “Anterem” 87) / un situarci, i cui effetti
solventi, in interazione, rifrangendosi in contemporanea solvenza nel medesimo
territorio: - la prima, causata dalle
<principali decisioni economiche (prese e rese) indipendenti dai
legislatori, e, a fortiori, dalla volontà degli elettori di un dato paese>
(Rorty, cit. in Stato di crisi); la seconda, prodotta dalla mobilità tecnologica, -
ci instradano, in contestuale congiunzione, a
vivere <una “vita connessa”, in cui la nuova ontologia (io, senza presunzione alcuna, la
preciserei “affermazione” di esistenza
a determinazione univoca del senso del vivere) procedurale (appunto) impregna e
rimescola, facendole interagire, i diversi ambiti di produzione (impresa),
riproduzione (scuola, famiglia) e divertimento (hobby) attraverso le differenti
interfacce mediatiche, mediante le
quali si incrociano la globalizzazione, la commercializzazione e
l’individualizzazione> (ibidem)…
…e la esteriorizzazione del
nostro vivere la quotidianità verifica, sperimentandoli, gli effetti solventi dell’intersezione contestuale delle due virtualità, nell’intercapedine di una recrudescenza dei mali
tradizionali irrisolti della nostra
società, quali: tendenza della pauperizzazione crescente; criminalità
organizzata in estensione geografica/criminalità
diffusa; corruzione di palazzo; il maschio, rinnovato cantore della donna, in poetica legislativa della
parità dei diritti: femminismo tradito dalle stesse donne; diffuso e commosso pietismo mistico, in esaltazione situazionale,
cessata la quale, tutto resta come prima, con l’aggravante rinnovata ipoteca
che gli ultimi resteranno ultimi; il sopravvenire di accadimenti,
quali espedienti ad arte guerresca,
diffusori di morte e disseminatori di timori, in maschera fondamentalista, - patina di una libido economica e prevaricazione culturale; o ondata, come si
presenta la cabrata economica cinese: entrambi, nella diversità della
provocazione, angustiano, complicandone il travagliato fronteggiare le difficoltà di quel nostro vivere, già fiaccato,
insidiandone il già instabile equilibrio…
…recrudescenze, eredità di un passato
– genealogia di una cesura dal mito e
istitualizzazione, a temporanea sfaccettature, configurative della nostra disposizione di individui-in-relazione e
di una passato prossimo, antecedente
alla crisi dello <Stato sociale>, nei quali, nella diversità della
istitualizzazione di quella relazione
in vincolo sociale, condividendo
l’opinione della Stengers <intelligenza e ordine si presentano come una riduzione dell’arbitrio – oggi, si configurano in <situazioni insostanziali> che si
scompongono in una sorta di <assemblaggio riflettente mobile> che definisce
e trasmette <che cosa stia
avendo luogo, che cosa sia pertinente
fare o non fare in tale situazione, e come si svilupperanno gli eventi
situazionali> - e ciò in ogni campo: <fisica,
etica, politica> (Duque), prestazione
finanziaria e presentazione di clichè
di sana alimentazione…
…situazioni, luoghi di
ondeggiamenti incoativi dell’agire
pensante in assiomatica trasmissione di ogni individuo o del raggrupparsi
particolarizzato di individui, in disposizione di centralità gravitazionale di una rinnovata normativa del vivere la nostra mondanità…e in tale assetto, fiancheggiatori inconsapevoli
di una cultura dell’immediato
–esigenza della svolta finanziaria della nostra economia.
Cultura dell’immediato, fuga dal passato - quell’ieri,
che, nel limite della territoriale unitaria dell’assetto del
vivere la mondanità della nostra esistenza relazionale, rinveniva culturalmente la dinamica del progresso dell’uomo – argine nel misurarsi con
il limitrofo domani / un
circoscriversi nella provvisorietà del presente (cfr. E. Morin, La via. Per l’avvenire dell’umanità, 2011-
trad. 2012): tessuto, nel mio rifletterla, culturale di un agire
pensante il processo economico, secondo il taglio logico della nostra
cultura della “cattura” del nuovo (lo
sviluppo in parallelo del mercato finanziario) ed adattarlo agli schemi mentali “educati”, ed oggettivarlo in esperienza di verità / Concomitanza temporanea di un innesto con la
variabile indipendente dell’espansione
planetaria della tecnologia mobile…la quale rendeva possibile il promuovere
quell’unità comunicativa di base, emisfero
boreale di una primavera, che di fatto, nella prestazione dei suoi strumenti, rete/cellulamre,
demistificava l’ipoteca di massa e
l’ideologia di classe, e proiettava
la singolarità della individualità di ogni vivente, nella diversità del sesso e della condizione sociale, riconquistando il diritto della parola: - il positivo di un’autoaffermazione, foriera di un legame
relazionale, senza vincoli di uomini liberi / il positivo che cede sotto il
peso di Edipo: reificazione positiva
di un agire pensante catturante ed
oggettivante il nuovo, attualizzante quello che fu il modello unico, la macchina,
nella quale si rispecchiò <la sovranità individuale> dell’uomo moderno, e
che fece <di molti una sola macchina, e di ogni individuo uno strumento per
un solo fine> (Nietzsche, Umano troppo
umano)…
…e l’individuo aggiorna la sua sovranità
in <telepresenza virtuale>,
nella cui prestazione, <mediante un linguaggio altamente formalizzato (software)> riconverte, non come possibilità (Duque), ma di fatto in <massa la moltitudine di utenti, e, <attraverso
la e per mezzo della proliferazione di procedure in permanente modifica e
alterazione (ibidem) <fa di ogni
individuo uno strumento per un solo fine>
(Nietzsche), alimentando, in sintonia con la linea rossa di un capitalismo
rinvigorito dalla virtualità del capitale,
una cultura dell’immediato…
…divenendo vita vissuta – induzione di comportamento
che <si aggrappa al presente con l’angoscia di chi tema di perdere ciò che
ha, (per) la naturale conseguenza del crollo delle certezze ai problemi (che si
aggravano nella condanna a vita di un precariato
senza sbocchi, di recrudescenza in salita dei vecchi malanni che hanno da
sempre mutilato la nostra società)
del mostro tempo. Non si crede più che il futuro possa garantire un
miglioramento delle condizioni di vita; si guarda al domani con preoccupazione
e sospetto>…
…e la scuola, la tua, la nostra, la mia, in
ondeggiamento catulliano, da allievo, discepolo, docente, in
quel transfert di apprendimento,
macchiato dal prezzolato e burocratico riconoscimento del rendimento…introducendo il vantaggio individuale finisce per essere
ideologicamente il focolaio
desensibilizzante quell’anelito di liberazione reciproca che, proprio nella
mutua azione fra gli individui,
diviene vivaio di legami umani che
fanno della convivenza il fattore di reciproca crescita.
conclusione non
conclusiva del ciclo <crisi/scuola (39° - 42°)>
Franco Riccio
Buonasera Professore, sono uno studente di Venezia. Sono molto interessato al suo blog e mi piacerebbe scambiare due parole con lei. Non sono riuscito a trovare nessuna mail. Dove la posso contattare? grazie in anticipo
RispondiEliminaSe vuole potrà contattarmi alla mail: francoriccio0@gmail.com
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