OTTANTATREESIMO SOLILOQUIO
Il cambiamento di prospettiva
chiudeva l'esternazione precedente, prospettandone la possibile
interpretazione nel riportare il fenomeno in evidenza alla radice
della sua origine / origine, individuabile...secondo
l'interpretazione, da me condivisa, della Stengers...attraverso il
<fenomeno della propagazione>.
Propagazione,
un
tema che si impone problema
scientifico,
in quanto indica un <fenomeno
naturale,
ma anche un fenomeno
sociale> (ibidem).
In
parentesi il naturale,
non di mia pertinenza / la mia riflessione si impernia sul sociale:
terreno franoso, in cui la posta in gioco delle nostre pratiche
quotidiane e delle relative necessità materiali sono soverchiate
dall'attorcigliate diffenti posizioni teoriche, a variazione della
loro doppia dimensione: semiologica,
in considerazione del senso dei loro segni, semantica,
in rapporto al loro significato – oggi,
in confusione mista di idee e di linguaggio / posizioni che si
propagano nel campo delle nostre attività e nei vari campi
disciplinari: dalla normativa legislativa alla morale; dalla moda
alle diete.
Mi
interrogo,
chiedendomi
se il <termine> società
indica uno status
naturale
o un status
a livello simbolico,
richiesto dalle nostre necessità,
legate al dato di fatto di convivere nel medesimo spazio di
correlazione con i nostri simili...
...un
oceano tumultoso di saperi, sprangati nel loro dominio culturale!
Dai
loro statuti
vedevo
rinascere una dualità
come elemento in comune: individuo/società
/ la lettura del saggio di Gervet, un raggio di lucidità: società:
<un postulato teorico (divenuto) evidenza primaria della coscienza
ingenua (e, direi, della coscienza scientifica che) riflette la
tensione tra due poli (costituitivi di una bipolarità)
individuo/società>
(Comportamento,
in Concetti
nomadi).
Un
per me in
riflessiva soggettività:
sottrarmi dallo schema bipolare individuo/società
/ schema, omologato in statuto di scientificità, soprattutto, da
studiosi di sociologia, di antropologia e in normalità, assimilato
da noi dal quotidiano vivere, pervaso di problemi / senz'altro, un
tentativo a
rischio,
ma risoluto a lacerare il velo che ci ricopre, placa e assolve le
nostre responsabità:
riportare la dualità individuo/società,
accettata come esperienza
di verità,
a noi corpi
viventi,
dotati di una intelligenza
pratica, quindi,
idonei a ideare modalità
organizzative di
<agire, di pensare e perfino di sentire> (P. Oléron, Le
attività intelletturali,
in Trattato,
vol. 7°, già cit).
Da tale convincimento, la mia
riflessione, rende leggibile la costumanza bipolare
individuo/società in dualità fra organizzazione/individui,
in quanto l'organizzazione prende storia come società
politica in relazione alla moltitudine di individui, la quale
prende storia come società civile... -
la confusione è già nella
provenienza della nostra cultura, nella cui espansione
mediterranea delle colonie greche è l'invenzione della città
stato, istituzionalizzata poi da Pericle - ...raddoppiandola in
società civile/individui.
Organizzazione
chiama
in causa, come necessità per l'esercizio della sua funzionalità, le
coordinate simboliche di adattamento relazionale in comunanza,
evidenziando la sua innaturalità
e
rivelando l'intelligenza
dell'uomo
di dare risposte
agli
stimoli di
una esperienza in cambiamento –
intelligenza,
il naturalmente
in atto
di ogni uomo, in forza della sua corteccia cerebrale (Monod, Il
caso e la necessità,
già cit.)
-
Risposte,
le quali prendono
storia / si
fanno cultura,
e, viceversa, la storia
si
fa cultura,
e ogni cosa parla
di umano:
la concatenazione delle coordinate <è allontanamento dal “fatto”,
Storico è il verum,
mai il factum>
(Böckh,
<uno dei padri fondatori della filologia>, nella lettura di
Vitiello, già citato).
Da
tale angolazione, ogni
esperienza di verità si dà <se esistono certe coordinate
simboliche (esse necessitano) di una certa articolazione simbolica
(la quale) decide di un certo tipo di legame e di legame sociale: il
soggetto della decisione, della divisione, in una parola il soggetto
critico, prevede una certa strutturazione, ovvero che esista quella
che chiamiamo “Legge simbolica”, qualcosa cioè che si interpone
tra le relazioni duali, tra le relazioni io-tu, io-l'altro, facendo
valere un'istanza terza, un Altrove, quel luogo
comune che
è il campo simbolico del politico> (M. Bonazzi, Io,
la verità, parlo,
in <Anterem>, vol. 89).
Condividibilità,
la mia /
tuttavia
con uno staccato.
Non si può parlare dell'ideazione simbolica delle coordinate che
rendono possibile il traslare un tipo di legame sociale in campo di
determinazione storica, configurativo di una esperienza di legame
sociale, senza cogliere lo slancio dell'intelligenza pratica
attraverso il quale ogni uomo, nella differenza, risponde agli
stimoli esterni / essa, infatti, si attiva con l'induzione degli
stimoli,
provenienti dalle perturbazioni di un fuori
che
chiede risposte;
base, per lo sviluppo evoluttivo delle nostre attività
sintellettuali, in intelligenza astratta
o simbolica (Piaget/Inhelder,
Le operazioni
intellettuali e il loro sviluppo,
in Trattato,
cit.
vol. 7°).
Campo
di determinazione storica, all'interno del quale si oggettivizzano,
costituendosi il campo effettivo <delle formazioni discorsive,
delle positività e i saperi che loro corrisponde> (M. Foucault,
Sull'archeologia
del sapere,
già cit.):
<contesto (quindi) di relazioni e riferimenti – il codice, il
mondo, il linguaggio – che rende significanti la Norma, l'Atto, la
Parola> (Böckh,
in Vitiello) / rete di significati, e il loro
dispiegarsi...fluttuante l'ondeggiante irriducibilità coinvolgenza
di una reciproca mutuazione del tempo
e
dello spazio
- un
tempo che si spazializza e vicendevolmente uno spazio che si
temporalizza (I. Prigogine, La
nascita del tempo)
-...ricostruisce la linea di una esperienza di verità, promossa da
un atteggiamento mentale
laico
/ lungo quella linea è l'insorgere di forze, ravvivate o da una
libido
dominandi o
da un riequilibrio delle relazioni simboliche; del rinnovamento delle
idee, legato allo sviluppo della ricerca scientifica, della tecnica,
della tecnologia, oggi,
dall'informatica...conosce il suo limite...
...e
un nuovo orizzonte di significatività si dischiude inserito in una
comune appartenenza al medesimo linguaggio conosciuto (Böckh,
in Vitiello).
Sospendo / nausea e disgusto
accendono la mia indignazione
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