SETTANTESIMO
SOLILOQUIO
Ripensare,
col senno del poi, la provenienza della nostra cultura /
ripensarla nelle sue elaborazioni stagionali, senza slittare
in uno <storicismo linguistico> (Habermas): è...per me...un
dissotterrare in noi una sensibilità costruttiva di una sua
coscienza storica, spinti dal pungolo della costernazione, che ci
deprime, di un parlare tanto per parlare / un parlare in
sicumera normativa, al quale sfugge, nell'immediato in
cancrena, il tarlo che lo produce, per cui la sanatoria si risolve
in pronto soccorso e l'anomalia permane / quella
sensibilità richiederebbe un vagliare il composito di ogni dato
di fatto nei suoi <minimi tratti intramondani>: è, oggi,
un bisogno di un pensare che si pensi (Adorno,
Dialettica negativa).
Un
pensarci, il quale sia
un riflettere riflettendoci...condividendo
il suggerimento di Nancy...sulle nostre indotte categorie
di intelligibilità / un nostro
pensarci, lontano
dall'introspezione e
dalla stessa auto-critica:
un controllo che
quella coscienza ti
avverte.
Un
io mi penso: mi
richiama un “sorvolante” Deleuze, ma in particolare l'intuizione
di Kant (Critica della
Ragion pura) del giudizio
riflettente, pregiudiziale al
giudizio determinante
/ Hegel (Lezioni sulla Storia della Filosofia)
nei tratti, rilevabili
nella svolta operata dal moderno, di
una riflessione...in
disposizione speculativa...che sorregge la soggettività e
la libertà
individuale...
...libertà,
che l'individuo...impegnato a vivere la sua quotidianità...attinge,
in quella riflessione,
la propria normatività.
Riflessioni
speculative. Ideazioni e
progettazioni dei
tempi moderni: un
modo di concepire e di vivere l'ondeggiamento incoativo
dell'esperienza attraverso la formalizzazione del discorso,
in funzione della quale esso assume realtà,
ordinato in un insieme, costituito linguisticamente e
congiunto da una centralità,
variante in ogni nostra primavera:
da un Io
trascendentale (Kant) a un suo
rinvigorsi in soggettività (Hegel),
per poi costituirsi in soggettività storica (Marx);
riproporsi logica
(neo- positivismo logico); oggi, in <interconnessione
onnimoda di tutte le procedure
(rete – nellea lettura di Duque, cit.)...
...e
la maggioranza degli uomini in perenne stato di minori,
consolati dal diritto del voto
che diventa obbligo e
da una libertà condizionata.
in
questo mio travagliato diario di esternazioni...pensieri
soggettivi / pensieri unilaterali, refrattari al <testo> e al
<fuori testo> / elaborazioni in travagliata intrinseca
connessione tra speculazione e
piazza...non mi
interessa...
...,
così come non interessa al normale
mio simile, ipotecato a sbarcare il lunario, oggi particolarmente
difficile...
...entrare
nel merito, e quindi conoscere, le strutture interne che assegnano
alle tematiche di Aristotele forma speculativa e
forma di scientificità
a quelle di Piaget o di Monod o di qualsiasi uomo di scienza / quel
che mi interessa è la loro epistemologia normativa, i cui effetti
solventi incidono sul nostro modo di vivere: si fanno cultura,
perpetuando, attualizzandola,
l'ortodossia del <nucleo
logico>... nel linguaggio di Frege...formalizzato in
gerarchia di icone da
Aristotele: nucleo,
base del costrutto coerente della nostra cultura /
modernizzato da Kant in Io trascendentale
/ elaborato da Hegel in dialettica,
seducendo Marx nel propositivo del materialismo storico
/ nominale, nel
positivismo logico / virtuale
nella Rete, in
qituanto <l'Unità (ontologico-categoriale) di comunicazione di
base> (Duque).
Gerarchia
delle forme, il nostro modo di
vivere questo nostro passaggio, protocollato nella
formazione del discorso vero
che rende reale le
nostre azioni e che relega l'arte
e la poesia nel mondo
della fantasia, regno al di là del vero e
del falso (Aristotele)
/ processo di separazione che il moderno aggiorna dando alla critica
estetica la consapevolezza
dell'<autofondazione della modernità> (Habermas, Il
discorso filosofico della modernità)...
...foggiando
le nostre menti a identificare quella separazione con cultura
che sfugge dal nostro
quotidiano...
...effetto
solvente, tale da abituarci...nonostante il riconoscimento formale
dell'uguaglianza di valore...a considerare normale il
dislivello tra lavoro manuale
e lavoro intellettuale / tra
quei lavori e
creazione estetica, estro poetico...
...immobilità
del tempo (Jabès): è allora
necessario interrogarci, attraverso quel riflettere
riflettendoci, la cui
<astrazione...non (ha) un fine speculativo (: è il nostro
naturalmente umano,
poiché si impone) in caso di problemi (che chiedono domande
e risposte intorno) le
situazioni e gli oggetti (che li pongono in luce), quindi (agisce)
sul mondo> (Piaget/Inhelder, Le operazioni
intellettuali, in Trattato,
vol.7°, già cit.)...
...un
naturalmente in atto in
ogni uomo e che sospinge la nostra intelligenza ad
agire / intelligenza,
la quale si coltiva in
tutt'uno col divenire dell'esperienza...attraverso
e con la quale si
sviluppa e si matura il talento di
ciascun uomo.
A tale
processo operativo, che si attua e si potenzia attraverso
l'interreattività tra ogni uomo e il suo ambiente naturale/sociale,
la volontà dell'uomo...in tempi differenziati da eventi
storico-sociali, i quali configurano il divario tra classicità
e modernità...la modernità ha reputato
necessario...come stabilità dell'equilibrio di ogni configurazione
di esperienza...indispensabile predeterminare un fondamento
che sfugga al tempo all'essere in quanto essere ha sostituito
il principio della soggettività oggettivante, aggiornato
dalla scienza in postulato...
...illuminismi
irriducibili / esteriorità che impongono all'uomo comune una
regola, norma del vivere / teologie positive che
nella critica si costituiscono in teologie negative...
...la
storia ci ha tramandato: - riduzione all'unità / regolarizzazione
/ normalizzazione / virtualità...
...processo,
divenuto per educazione e contagio genetica
conformazione mentale del nostro pensare la cultura
separata dal processo reale della società e che dà origine,
ribadisco, alla distinzione tra operatività intellettuale e
operatività lavorativa / tra queste e operatività estetica e
poetica.
Ciò ci
riporta alla provenienza della nostra cultura...
...e la
mia ricerca di segnali, eventi trascurati, mi
riporta ad una testimonianza dalla documentazione ellenistica, la
quale mette in luce il verificarsi, tra il VII e il VI sec. a.C., un
diverso atteggiamento mentale.
Atteggiamento,
e il mio immaginario propende a ravvisarne un prorompere, slegato da
ipoteche e sensibile verso il nuovo / slitta la versione della
letteratura dell'esordio del pensiero razionale: pensiero
formalizzato a schema: elaborazione, attivantesi in un lungo e
travagliato iter, strutturantesi tale durante l'arco di vita
di Aristotele (384-322), significando il fondamento della nostra
cultura...
...cultura
che assembla in sé progresso come crescita e sviluppo per
pochi e regressione come impoverimento per la
moltitudine di individui e che fa del sapere un
rapporto di potere: <Io, so, tu, no> (Adorno, Metacritica).
Quell'atteggiamento
segnale un nuovo orizzonte di significatività: mi rivela
la laicità composita del nostro appartenere alla terra /
una presa di diritto, supporto anche del credente: <Anche
la Parola divina deve entrare nel linguaggio degli uomini per essere
appresa> (Böckh,
in Vitiello, già cit.)...
...quindi,
propulsione di un pensare soggettivo, <persuaso
dell'origine esclusivamente umana di tutto ciò che è umano>
(Camus, Il mito di Sisifo, già cit.): cesura dal
mito: provenienza: intelligenza dell'uomo fertilizzante
le nuove condizioni di esistenza che <nega(vano) gli dei e
solle(vano) i macigni) (ibidem) / seminatura nella sua
trafila attraverso un campo di esperienze, nelle quali
la casualità si innesta con la consequenzialità di un <gia
è> in schemi di interazioni indirette che si verificano
unitamente alle interazioni dirette, provocate dalla
mobilità del relativo equilibrio dell'esistente /
coltivazione dell'intelligenza dell'uomo attraverso la
formalizzazione della parola, la quale si fa
discorso...
...si
fa tale nell'atto riflessivo speculativo che predispone il
giudizio determinante...
…e in
esso prende storia, procreandosi genealogicamente in cultura
e, viveversa, la storia si fa cultura.
ulteriore
rinvio
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