venerdì 15 aprile 2016

QUARANTADUESIMO SOLILOQUIO


Parola…sonorità di una idea, inserita in un linguaggio articolato da coordinate simboliche…connaturata all’uomo…<nella misura in cui questo vive, parla, produce> (Foucault)…in tale innesto…nel comporsi formazione discorsiva…si espone esperienza configurativa di una determinata condizione di esistenza, dalla quale reperisce le condizioni del suo dire: circolo chiuso: incurvatura della linea rettilinea del tempo, segnatura di una presentazione (Kant) ad essa conforme di una spazializzazione di esperienza mondana in superamento al limite / limite, l’invariante topologico che segna il passaggio in progressione da una configurazione di esperienza mondana…nella sua forma di verità temporale (Lacan) di una corrispondenza tra parola ed esistente…alla variante successiva.

Un centrare…non neutro e senz’altro maldestro…di focalizzare ciò che…per me… costituisce il problema, direi il nodo non sciolto della nostra civiltà
/ Nodo in  transazione ricompositiva di tempi ripetitivi mediante i canali assodati di trasmissione: contagio e scuola
/ Canali in ricomposizione climatica: il primo, per la disposizione relazionale di ogni individuo (Kant) – genesi di un comportamento in adeguamento all’ambiente, sua forma riflessa (Adorno) in assimilizzazione interattiva ai sui schemi mentali (Piaget) “coltivati”; il secondo – che, circuisce ogni tentativo di riforma della scuola, tale da interpretare le anomalie periodiche una istanza di riordino rinnovativo e di assetto amministrativo…nella dimenticanza che quella necessità temporale…da non trascurare - è intrinsecamente legato alla sua funzione storica: ramificazione di orientamento della matrice logica della nostra cultura / ramificazione, la quale è del pari il suo conservarsi – quindi memoria in  flessione riproduttiva attraverso, appunto, gli schemi mentali di ogni individuo
/ Tale peculiaritàper me…è consistente motivo di riflessione, rilevante nella problematica interrogativa sulla scuola, per il suo specifico doppio compito di trasmissione della memoria e tessuto fertile della nostra cultura: la domanda che, oggi, esplode dal vivere l’esperienza maturatasi da una crisi, la quale, nel travolgere l’economia mondiale, si mostra varco di un individualismo amplificato / domanda che…nella esigenza del momento…pone il problema della qualità della risposta
/ Su quel nodo si è concentrata la mia riflessione, espressa nei cicli in precedenza. In questo…conclusivo di un pensoso valutare la relazione crisi/scuola…di quel nodo, esterno ciò che, per me, senza farmi testo, fa della scuola il suo piedistallo, mettendone in evidenza la doppia funzione: dispositivo privilegiato, ribadisco, nella canalizzazione di trasmissione della memoria culturale della nostra civiltà; di metodica di apprendimento…in variante didattica…nell’esercizio della parola
funzioni, praticate mediante l’intersezione di due compiti:
- avviare gli allievi a disporli a costituire il passato, ri-presentato nelle forme temporali che ogni fase assume nelle relative esperienze mondane: - una considerazione, integrativa del precedente soliloquio – il ri-presentare quella che è una esperienza di verità mondana, per dirla con Lacan, nella comunicazione, viene a mostrarsi un <racconto sul tempo>: ciò, in quanto la nostra cultura, a differenza dal mito, sviluppa una concezione mondana di un <tutto non dato>, del quale la temporalità mostra la forma di verità variante con cui si fa storia, configurandosi esperienza di una mondanità a limite  (Deleuze, L’immagine del tempo)
- avvio, attraverso l’<ordine dei discorsi> e dei loro effetti solventi nella relativa organizzazione socio-econonico-politica (Foucault, L’ordine del discorso), come base formativa in ogni allievo della coscienza storica della cultura del proprio Paese: base formativa del suo fronteggiare il “mestiere del vivere”, direbbe Pavese

/ l‘esercizio di tali compiti, e ciò costituisce mio motivo di riflessione, nella pratica scolastica, si attiva attraverso lo spostamento della parola da una mente educata ad una mente da educare in istruttiva relazione di concordanza culturale; una mente già “informata dall’ambiente di provenienza / spostamento complesso e in divario qualitativo, in quanto  binario di transito di concetti mediante la parola / binario, attraverso il quale viene a descriversi, appunto, ogni variabile configurativa della relativa  corrispondenza tra le formazioni discorsive che costituiscono il sapere e il rispettivo campo di determinazione storica (Foucault, Sulle archeologie delle scienze)
/ terreno, pertanto, di transfert non riconducibile a quello della psicanalisi – aspetto precedentemente considerato; qui, ripresentato attraverso due precisazioni: la necessitante di una corroborante ad esso funzionale, esercitata dalla concordanza tra psicologia e assistenza sociale: canale di mediazione indiretta tra scuola e famiglia; in quanto transfert di apprendimento, la pratica esercitata si diversifica da quella della psicanalisi, in quanto in quell’intervento analitico, è rilevante la rammemorazione interiorizzante nel soggetto in “disagio” del suo relativo passato, in estraneità dal passato degli avvenimenti (Lacan, Funzione e campo della parola e del linguaggio in psicanalisi, in Scritti) / in quella esercitata nell’apprendimento, la centralità della sua funzione è indirizzata all’attualizzazione del passato degli avvenimenti che hanno delineato la nostra storia nelle menti degli allievi, attivando in esse una loro conoscenza, come già messo in evidenza, della cultura di appartenenza, attraverso la formazione dei saperi – un veicolare della concettualità dei vari saperi attraverso la parola, ribadisco 
/ in tale funzione viene ad istruirsi nella mente dell’allievo una pensare <che altro non è che una equazione> tra l’accadere stesso dell’esperienza e la categorizzazione della sua manifestazione e del relativo linguaggio – una equazione, <da cui non esce mai nulla di più di quanto> quella mente ha appreso (C.G. Jung, Il problema dell’inconscio nella psicologia moderna> - in essa la parola si fa segno di <un universo di segni> (C. Sini, Il pragmatismo americano): la ratio occidentale, la nostra memoria culturale.

Un profilo del mio intendere ciò che notifica la parola scuola / la disposizione delle discipline, la sistemazione dell’organizzazione dei livelli del suo assetto costituiscono il disposto che l’attiva / una riforma non centrata nella messa a punto di quel compito…delicato nella sua complessità…al quale essa è chiamata a svolgere in era democratica…quindi, non di regime né di governo…salvando la buona intenzione di chi governa…è rivitalizzare l’antica funzione di una scuola: salvaguardia dell’equilibrio del tipo di organizzazione umana della società; garante del suo persistere nella mobilità del passaggio al limite:  affinché  ciò  <si mantenga, non occorre soltanto che in essa si provveda all’aggiunta di nuovi individui per mezzo della riproduzione, ma che vi siano modi e mezzi di strutturare la psiche dell’individuo, così da indurlo ad agire in certe prevedibili maniere> (A.I. Hallowell, Culture, personality, and society, in T, Dobzhanky, L’evoluzione della specie umana – in precedenza cit.>. – lo slittare nell’imbrigliamento delle emergenze nella spirale del sempre stato.

 Il problema dei problemi che coinvolge la scuola, strettamente connesso al transfert dell’apprendimento / il radicale irrisolto della nostra matrice culturale: attrattore gravitazionale che circoscrive il cerchio del condizionamento che vincola, climatizzandolo, l’anelito dell’incondizionato di ogni riforma della società, anche la più radicale: <Il pensiero che respinge appassionatamente il proprio condizionamento per amore dell’incondizionato cade più inconsapevolmente, e quindi più fatalmente, in balia del mondo: la trappola della mimesi> (Adorno, Minima moralia): <Comprendere la propria impossibilità> – specchiamoci nella nostra storia!

Specchiarsi nella storia…nel riproporla in me, sotto lo stimolo di orizzonti interpretativi diversificati nel loro genere letterario e nelle loro conclusioni…vuole intendere un sottrarre la parola all’ordine del discorso /  praticare...tallonando Lacan in Scritti (cit.)…in quell’ordinein giuntura oggettivante…un sospenderla, e, ascoltare, nel suo silenzio, ciò che in essa viene rimosso nel tracciare…oggettivandosi…quello spazio di convivenza interindividuale che lega in reciproca interazione io e tu, delineandolo in vincolo sociale / vincolo, fattosi storia, attraverso un processo istruttivo di uno schema mentale, sostenuto dallo sviluppo della prestazione linguistica, canalizzante, in interreazione con il farsi dell’esperienza, i flussi dei pensieri in disposizione oggettivante nella formula del <giudizio> (Aristotele), - il risolutivo composito, rappresentativo della normalità di ordine – il quale <è più che il semplice ordinare in uno> (Adorno, Metacritica): attualizzazione della posizione classica nel taglio di un moderno aperto al futuro, attraverso la trascendenza dal limite, che ne cadenza l’uniformità temporale.

/ In tale riflessione, la condizione del sospendere la parola (Lacan) / Suggerimento ascoltato, non per recuperare la lettera rubata per la sua materializzazione attraverso lo spirale desiderante, connaturato alla parola: risvegliare in noi…proprio per quel desiderio dell’incondizionato…la memoria condizionante questo nostro passaggio: parola legata al desiderio rimosso (L’anti-Edipo): una contiguità nella distanza interpretativa con Lacan: fluttuante increspature di rilievi, i quali, nella differente formulazione e prospettiva, ci introduce nel ricco campo di un codice dell’inconscio
/ Campo da ascoltare e sospendere in quel silenzio, da me variato nell’applicazione. proposto  da Lacan / ulteriore sospensione, - e in ciò che essa tace (Lacan), il rinvenire, attraverso lo smascheramento delle catene significanti del linguaggio, quel virus che ha prodotto e riproduce quella rimozione: virus, costituitosi a forma positiva, nelle varianti climatiche della nostra civiltà, della reificazione, attraverso la realizzazione <oggettiva> del <moto soggettivo> della parola (Adorno, Prismi).

Ascoltare e sospendere, necessità…per me…per svincolare quel virus dalle catene significanti delle analisi; porsi…seguendo il suggerimento di Isabelle Stengers (Concetti nomadi)…<dal punto di vista del successo del virus, di ciò che fa> (deviando dall’intenzionato della Stengers) la validità di quella che è la motivazione che spinge ogni <intellettuale (ogni individuo. compreso io – reo confesso) (ad impegnarsi): in un’azione simbolica che implica l’oggettivazione del suo pensiero in vari modi> (M. Jay, L’immaginazione dialettica) – per tale ragione un ascoltare in sospensione riflessiva, la quale implica un:

/ Ascoltare…nel lavoro del L’anti-Edipo…il campo di determinazione genealogico della “vittoria di Edipo”, già presente in quel lavoro nell’interrompere il modello filiativo…interrogarsi intorno a quell’ombreggiare del debito nell’immagine prospettica del nuovo
/ Ripercorre il lavoro di Foucault nell’indirizzo esplorativo del campo di determinazione storica che ha fornito le motivazione e gli strumenti della formazione dei saperi (da L’Archeologia del sapere alla Storia della follia, alla Storia della sessualità…)
Comprendere la propria impossibilità di svincolarsi dal condizionamento attraverso l’analisi, qualunque sia il taglio: il negativo: <la perfetta negatività, non appena fissata in volto, si converte  nella cifra del suo opposto> (Adorno, Dialettica negativa/Minima moralia))
/  Quel comprendere non induce né al pessimismo né alla rassegnazione: è consapevolezza:
…<Se  esistono molte maniere di strutturare l’esperienza, se ogni imposizione di significato è un’interpretazione, avremo un bell’utilizzare le stesse procedure intellettuali, le stesse operazioni di base, la nostra visione del mondo sarà comunque  normata dalla nostra cultura> (P. Livet, Norme. I difficili rapporti del razionale e del normativo, in Concetti nomadi
cultura, cioè il sapere: intelaiatura inclusiva dell’articolazioni temporale della gamma attraverso la quale si formano i vari generi dei discorsi – il nostro che ci distingue occidentali armatura, pertanto, che  <non (lo costituisce) scienza nello spostamento successivo delle sue strutture interne, bensì il campo della sua storia effettiva (Foucault, Sull’archeologia delle scienze)…
…quel <campo di determinazione storica> (ibidem) è delineato dal profilare quel legame, che ci connatura individui in relazione (Kant, Critica della Ragion pura), nello spaccato culturale di una normativa, positivista la definisce Livet, irriducibile alla attualità dei fatti, vincolo sociale, implicante, per la sua salvaguardia, le istanze di controllo e di selezione
…e, tale spaccato, nel manifestarsi, non può che darsi attraverso una condizione costituente di natura genealogica, della quale <l’uomo non è più che cesura nel tempo>, in quanto soggetto costituente, <non già della manifestazione, ma delle condizioni sotto cui ciò che gli si manifesta, gli si manifesta> (Deleuze, Lezioni su Kant – rispettivamente del 21/marzo/1978; 14/marzo/1978)…
…uomo soggetto costituente? L’interrogativo ingorgato nelle varie letterature sull’uomo, e che Nietzsche ha posto in evidenza: l’Uomo che si fa Stato, in un ripercorre la strada magistrale del sempre stato: non l’uomo del quotidiano vivere, bensì l’Uomo. soggetto trascendentale: uomo dall’agire pensante <irriducibile> all’agire pensante di ogni individuo, <in quanto è l’unità di tutte le condizioni sotto cui qualcosa si manifesta, si manifesta a ciascun soggetto empirico> (ibidem, 14 marzo)…
…e, nel trascendentale, i tempi nuovi…i quali, per Hegel, dischiudevano il moderno, disgiungendolo dal passato remoto…ad esso si ricongiungono in quell’uomo…figurato da Nietzsche leone: il predatore, il catturante una fattibilità imponderabile nel circuito integrato di una identità (Adorno, Dialettica negativa), la quale…nella parola disintegrata dalla sua sonorità…si legittima oggettiva (Jay, cit.), secondo il modello unico di turno (Stengers, cit.), in quanto verità configurativa di una esperienza (Lacan, cit), in cui l’operatività del vivere individuale e sociale è una <delle distribuzioni intorno alle norme> (Foucault, cit. si veda anche L’uso del piacere), normalizzandola tale da indurre ogni individuo a dire: <Sì, certo, dev’essere così> (Wittgenstein, Lezioni e conversazioni.)…
…e l’uomo leonino, nell’atto di legittima della sua parola in verità, attraverso il sapere, altera in evoluzione quel legame relazionale, che ci connota simili nella differenza individuale, in relazione di potere: <Io so, tu no> (Adorno, Metacritica).

Specchiamoci nella storia, ma specchiamoci attraverso le varie primavere del fatto di esistere…esplorandole con occhio micrologico (Adorno): sguardo, in grado, da collegarlo al <senza volto>: sguardo, senza sostegno di una fisionomia che lo indirizza, di Deleuze, e, quindi in grado di frantumare <il guscio dell’impotentemente isolato in base al criterio del concetto superiore, che lo sussume, e fa saltare la sua identità, l’inganno che esso sia meramente un esemplare…(poiché coglie) i minimi tratti intramondani (che lo sostengono). Tale pensiero è solidale con la metafisica nell’attimo della sua caduta> (Adorno, Dialettica negativa) – l’eredità nel pensatore critico (Minima moralia)…
…e ghermire che la genealogia delle nostre primavere a che fare col corpo (Foucault) – il che ogni suo esistere  esterna <un evento di corpo> (Lacan, <Joyce il Sintomo”, in Altri scritti>…
…capirne il perché quell’evento trasforma lo slancio dell’incondizionato – dono del vivere -, attraverso l’identità parola/verità (Lacan: <Io, la verità, parlo>), intessuta nel modello unico, attualizza la filiazione di pratiche di normalizzazione (Foucault) – e, in quanto tale viene a costituirsi telaio normativo della società…
evento di corpo, <Il corpo: superficie d’iscrizione degli avvenimenti (laddove il linguaggio li distingue e le idee li dissolvono), luogo di dissociazione dell’Io (al quale cerca di prestare la chimera di un’unità sostanziale), volume in perpetuo sgretolamento> (Foucault, Nietzsche, La genealogia, La storia)…
…il rimosso di una separazione, fittone replicativo organico sia nella formazione di ogni genere letterario, dalla filosofia alla scienza nelle sue diverse ramificazioni; sia dal formalismo della logica alla tecnologia informatica: caratterizzazioni d’intelligibilità, riordinate nella loro genesi temporale a proprietà intrinseche differenziate – genesi culturale del sapere; sia nelle leggi funzionali dello Stato alla organizzazione umana della società, della quale: la scuola, costituisce una nervatura essenziale, garanzia di equilibrio sociale; e il filo rosso dell’economia a regime capitalistico, la sua ossatura intelaiatrice – genesi materiale dell’esistente / Dualità relazionale, propensione di una movimento di idee, sospinto da una sincope delle relative condizioni materiali dell’esistente – pertanto, riconducibile, non a un peccato originale, ma alla cesura dal mito (Hölderlin, Sul tragico): esigenza di una organizzazione materiale di esistenza, pianificata attraverso <un tipo di pensiero radicalmente nuovo> e che Kant, nel taglio del moderno, ritradurrà dall’angolazione tragica a quella <fisica scientifica> (Deleuze, Lezione su Kant del 1978), ricuperata oggi nell’ottica dell’indifferenza e nella rassegnazione.

Un lavorìo riflessivo in auto-riflessione (Nancy)…in pratica ecologica della nostra mente (il suggerimento di Bateson)…cogliere nella parola in ciò che essa manifesta, ciò che essa tace (Lacan)…e, in quel suo silenzio, interrogarci, attraverso Wittgenstein (cit.): <Qualcosa ci induce a dire, <Sì, certo, dev’essere così>. Una mitologia che ha molto potere>…

,,,e qualcosa ci induce a dire, manifesta, nella sonorità della parola in composizione simbolica, il virus genealogico della nostra società, - la quale è tale in quanto è individuale, il quale, a sua volta, è tale in quanto è sociale (Adorno, Parole chiave): il come pensiamo, il quale ci induce a dire, si, certo, dev’essere così, anche nel pensare altrimenti: ieri, oggi: <nuovo Sisifo che torna al suo macigno> (A. Camus, Il mito di Sisifo)…

…un oggi in cui la posta in gioco è proprio la parola nella causale provocata dall’intrecciarsi degli effetti solventi di due variabili diverse, di cui una, indipendente: ingegnosità evolutiva: l’avvento della tecnologia mobile: l’altra, dipendente: genìa della linea rossa di un capitalismo in marchio finanziario / tuttavia, concomitanti nei loro effetti solventi nel nostro vivere individuale nell’abitato spazio intercomunicativo che ci comprende corpo sociale
…effetti solventi che ci imboccano in una cultura dell’immediato che, nello spezzare il nostro legame relazionale, dischiude  uno scenario <all’interno del quale, l’individualità sostituisce l’ordine (io, direi il taglio dell’usata e funzionalità del nostro usato del normale), la personalizzazione sostituisce la pratica di mettere in agenda gli obiettivi primari e la lista delle preoccupazioni maggiori> (Bauman, Stato di crisi)…
…e la politica si fa spettacolo, scenario dell’elitario, sia individuo al governo sia individuo all’opposizione…e <le cose che (dice), quando si riesce a capirle, riguardano una realtà decisamente diversa da quella che i cittadini conoscono di prima mano> (ibidem)…Io, la verità, parlo (Lacan)…
…e la parola tace su quella cultura dell’immediato, la quale: arricchisce i pochi, assisi nel virtuale olimpico del mercato finanziario; immiserisce i molti

…e l’interrogativo, il mio, in sospensione riflessiva, esterna…mutilata dalla scrittura: il graffiante di Nietzsche e dal pericolo di slittare, contro volontà, Io, la verità, parlo: eredità: l’ammonizione di Adorno…la domanda: se la posta in gioco della crisi economica, come si manifesta nei suoi effetti solventi nel nostro vivere interindividuale, sia da individuare nel telaio culturale, dimostrandosi, il supporto. quale natura del suo processo soggiacente, in quanto  induttivo di una pratica del <laissez-faire> in <comportamento autoconservativo (nel quale) si rileva l’orrore di una prospettiva d’inutilità futura> (Bordoni).

Oggi, altro dall’ieri:
- dal modello del vivere la nostra mondanità secondo l’articolazione funzionale degli ingranaggi con cui è struttura la macchina (coralità di una letteratura, nella variante interpretativa positiva/critica), ieri
- ad oggi, attraverso quella spinta, a partire dagli anni '60, sviluppatasi lungo gli anni che vanno (se ben ricordo) dal '70 al '90, - anni in cui verificai (la mia esperienza che non fa testo) quel detto popolare, già intuito (credo di ricordare, Bologna: Guattari/radio Alice, nel '77), che quel punto del cerchio di quel vissuto era paragonabile a quell’unica rondine che non fa primavera: il suo riscontro nelle procedure limitative della parola: l’analisi analitica di Foucault: procedure, funzionali all’esercizio di potere, sia che questo sia operativo in una società normata sia nella forma con cui si manifesta sia in quella della contestazione – da tale esperienza, la mia convinzione, maturatasi con l’avvicinamento ad Adorno, particolarmente alla sue tensioni irrisolte, che il come pensiamo sia la nostra malattia in circuito interreattivo con la società, e che la scuola ne sia il canale fondamentale di trasmissione del contagio e nello stesso tempo il suo terapeutico
/ punto del cerchio in cui viene a verificarsi, per esprimermi nel linguaggio di Nancy, una scossa sincope all’interno di quel miraggio hegeliano, il quale climatizzava gli avvenimenti verificatisi negli anni, a partire dal periodo sancito dagli storici umanesimo/rinascimento, dell’avvento di quella atmosfera che situava la nostra esperienza mondana nell’orizzonte primaverile di una modernità aperta al futuro
 / sincope, da riflettere, non (Bordoni, Stato dzi crisi) dal <lato culturale> che provocherà la crisi di quel miraggio, ma osservandola dall’angolazione dell’esperienza mondana del nostro vissuto e dalla sua linea sbriciolata in cui la viviamo oggi: <Il discorso indisturbato sulla cultura è lontano dal mondo è lontano dal mondo e ideologico di fronte alla tendenza alla sua liquidazione, tendenza oggettiva e che si impone al di sopra dei confini politici> (Adorno/Horkheimer, Sociologia)
/ Quel lato, che causerà la crisi dei fondamenti dell’aura moderna all’insegna di un postmoderno (J.F. Lyotard, La condizione postmoderna) - discutibile sul post: prolungamento di una concezione della durata temporale di una esperienza mondana in trascendenza del limite, smentita dall’analisi decostruttiva – va riportato al <reale processo della vita sociale> (Adorno, Prismi) con lo sguardo di Foucault, in sintonia sorprendente, cioè  al <campo della sua storia effettiva: il '68: la rivolta degli studenti all’insegna dell’immaginazione al potere, la quale dischiude un orizzonte di esplorazioni decodificanti il tessuto logico formativo in funzione catturante della nostra cultura - <gabbia d’acciaio in cui si è oggettivato socialmente lo spirito della modernità> (J. Habermas, Il discorso filosofico della modernità); esplorazioni, tendente a far vacillare quella gabbia> (ibidem):  <sovversivi>? anarchici? (ibidem). Questione d’occhio:
con volto - vale a dire, in rifrangenza di una affezione traumatica dell’agire pensante dell’osservatore, anche il più perspicace: nichilismo gnoseologico, sorgivo di un nichilismo etico: scia platonica in svolgimento normalizzante ad esercitare il pensare secondo il modello che può essere riconosciuto vero o falso: Aristotele, in climatici modelli del pensare assiomatico – vivo nella diversità di un oggi dilemmatico: Io, la verità, parlo
senza volto – in altri termini, in rifrangenza…chiedendo scusa a Deleuze…di un conato, fluttuazione di tensioni irrisolte in resistenza consapevole  che in esse è inumata la reificazione: <non solo come condizione antitetica…, ma anche positivamente, come la forma positiva, sia pur frammentaria e inadeguata, che realizza il moto soggettivo solo a patto di oggettivarlo (Adorno, Prismi), <negli ordinamenti pratici della vita, che pretendono di giovare agli uomini, determinano, nell’economia del profitto, l’atrofia di tutto ciò che umano> (Minima moralia)…
…e, in tale movenza, quell’occhio si fa perforante il simbolismo linguistico e l’effetto solvente nel fornire le armi alle egemonie politiche ed economiche…e, in quei rilievi…già catturati sin da quegli anni sia dalle formazioni politiche, normalizzate secondo il principio di integrazione alle regole vigenti: trasfigurati: sia da una sediziosa lotta armata, messaggera di morte sia da un vandalismo barbarico nel segno dell’anti-Stato…estorce lo slancio, che sorregge anche la nebulosa che lo irrigidisce, genealogia di una insurrezione culturale, tendente a disinquinare una mentalità in formazione assiomatizzante, attraverso quell’immaginazione produttrice che si situa al di qua del vero e del falso, e che trova nella donna la portatrice sana:appunto, il ' 68.

- oggi, in dilemma: moderni? postmoderni? appianati o livellati di fatto nella perequazione dei diritti sociali? speranzosi in un domani migliore o dubbiosi,  presentandosi alla base in congiunzione economica  sia  <crisi di rappresentanza (sia) di strumenti di azione efficace> (Barman, Stato di crisi). Da tale connessione non verifichiamo uno status inquietante: (l’esasperante, degradante e irritante sensazione di essere stati condannati alla solitudine di fronte a pericoli condivisi> (ibidem), in atto: inaspriti dal timore del terrorismo islamico e preoccupanti dall’avvicendarsi di un nuovo imperialismo economico, la Cina?

- interrogativi retorici, se ci specchiamo nel nostro quotidiano: oggi, in sotterranea inconsapevolezza (Edipo) tra virtualità del capitale e rete, sperimentiamo, nel pagarne le spese, la interruzione di quella interrelazione naturale fra individui…la comunità…reificata in vincolo sociale, il quale, almeno nel desiderio…nella primavera di una democrazia conquistata…ne esprimeva la mutualità…operata dalla <volontà individuale quale unico, per quanto volatile, fondamento> (Barman, Stato di crisi) / e, di conseguenza viene a praticarsi <non tanto una liberazione reciproca, quanto una reciproca insensibilità morale>, per Bauman (ibidem)…
- “morale”? Certamente di costume: rileva un comportamento generalizzato di una modalità di un agire pensante, in reciprocità di contagio, in scivolamento in una unilaterale visione di libero arbitrio / In tale sdrucciolare, Io, la verità, parlo, non è  riscontrabile il palpabile della condotta di ciascuno di noi? / Tale assunzione di posizione non è documentabile nella diversità delle manifestazioni che assume in ogni singolo comportamento? / non siamo imbevuti da uno scenario che quotidianamente le televisioni ci proiettano in un variopinto ventaglio di ritagli della realtà sociale, percepita individualmente ed espressi a livello di conoscenza generale sia nella denuncia sia nella redenzione, tali da ingiungerci ad un relativo comportamento con il criterio di prospettare l’esperienza del nostro vivere la mondanità come una realtà compatta?

/ e gli interrogativi rinviano all’interrogativo precedentemente espresso sulla natura del processo soggiacente.

/ virtualità del capitale finanziario e <telepresenza uditiva e sempre più immaginifica (stabiliscono) un situarsi puramente virtuale, ma che risulta tuttavia intimior intimo meo> (F. Duque, L’età è mobile, qual cella al vento, in “Anterem” 87) / un situarci, i cui effetti solventi, in interazione, rifrangendosi in contemporanea solvenza nel medesimo territorio: - la prima, causata dalle <principali decisioni economiche (prese e rese) indipendenti dai legislatori, e, a fortiori, dalla volontà degli elettori di un dato paese> (Rorty, cit. in Stato di crisi); la seconda, prodotta dalla mobilità tecnologica, - ci instradano, in contestuale congiunzione, a  vivere <una “vita connessa”, in cui la nuova ontologia (io, senza presunzione alcuna, la preciserei “affermazione” di esistenza a determinazione univoca del senso del vivere) procedurale (appunto) impregna e rimescola, facendole interagire, i diversi ambiti di produzione (impresa), riproduzione (scuola, famiglia) e divertimento (hobby) attraverso le differenti interfacce mediatiche, mediante le quali si incrociano la globalizzazione, la commercializzazione e l’individualizzazione> (ibidem)…
…e la esteriorizzazione del nostro vivere la quotidianità verifica, sperimentandoli, gli effetti solventi dell’intersezione contestuale delle due virtualità, nell’intercapedine di una recrudescenza dei mali tradizionali irrisolti della nostra società, quali: tendenza della pauperizzazione crescente; criminalità organizzata in estensione geografica/criminalità diffusa; corruzione di palazzo; il maschio, rinnovato cantore della donna, in poetica legislativa della parità dei diritti: femminismo tradito dalle stesse donne; diffuso e commosso pietismo mistico, in esaltazione situazionale, cessata la quale, tutto resta come prima, con l’aggravante rinnovata ipoteca che gli ultimi resteranno ultimi; il sopravvenire di accadimenti, quali espedienti ad arte guerresca, diffusori di morte e disseminatori di timori, in maschera fondamentalista, - patina di una libido economica e prevaricazione culturale; o ondata, come si presenta la cabrata economica cinese: entrambi, nella diversità della provocazione, angustiano, complicandone il travagliato fronteggiare le difficoltà di quel nostro vivere, già fiaccato, insidiandone il già instabile equilibrio…
recrudescenze, eredità di un passato – genealogia di una cesura dal mito e istitualizzazione, a temporanea sfaccettature, configurative della nostra disposizione di individui-in-relazione e di una passato prossimo, antecedente alla crisi dello <Stato sociale>, nei quali, nella diversità della istitualizzazione di quella relazione in vincolo sociale, condividendo l’opinione della Stengers <intelligenza e ordine si presentano come una riduzione dell’arbitrio oggi, si configurano in <situazioni insostanziali> che si scompongono in una sorta di <assemblaggio riflettente mobile> che definisce e trasmette <che cosa stia avendo luogo, che cosa sia pertinente fare o non fare in tale situazione, e come si svilupperanno gli eventi situazionali> - e ciò in ogni campo: <fisica, etica, politica> (Duque), prestazione finanziaria e presentazione di clichè di sana alimentazione…
situazioni, luoghi di ondeggiamenti incoativi dell’agire pensante in assiomatica trasmissione di ogni individuo o del raggrupparsi particolarizzato di individui, in disposizione di centralità gravitazionale di una rinnovata normativa del vivere la nostra mondanità…e in tale assetto, fiancheggiatori inconsapevoli di una cultura dell’immediato –esigenza della svolta finanziaria della nostra economia.

Cultura dell’immediato, fuga dal passato - quell’ieri, che, nel limite della territoriale unitaria dell’assetto del vivere la mondanità della nostra esistenza relazionale, rinveniva culturalmente la dinamica del progresso dell’uomo argine nel misurarsi con il limitrofo domani / un circoscriversi nella provvisorietà del presente (cfr. E. Morin, La via. Per l’avvenire dell’umanità, 2011- trad. 2012): tessuto, nel mio rifletterla, culturale di un agire pensante il processo economico, secondo il taglio logico della nostra cultura della “cattura” del nuovo (lo sviluppo in parallelo del mercato finanziario) ed adattarlo agli schemi mentali “educati”, ed oggettivarlo in esperienza di verità / Concomitanza temporanea di un innesto con la variabile indipendente dell’espansione planetaria della tecnologia mobile…la quale rendeva possibile il promuovere quell’unità comunicativa di base, emisfero boreale di una primavera, che di fatto, nella prestazione dei suoi strumenti, rete/cellulamre, demistificava l’ipoteca di massa e l’ideologia di classe, e proiettava la singolarità della individualità di ogni vivente, nella diversità del sesso e della condizione sociale, riconquistando il diritto della parola: - il positivo di un’autoaffermazione, foriera di un legame relazionale, senza vincoli di uomini liberi / il positivo che cede sotto il peso di Edipo: reificazione positiva di un agire pensante catturante ed oggettivante il nuovo, attualizzante quello che fu il modello unico, la macchina, nella quale si rispecchiò <la sovranità individuale> dell’uomo moderno, e che fece <di molti una sola macchina, e di ogni individuo uno strumento per un solo fine> (Nietzsche, Umano troppo umano)…

…e l’individuo aggiorna la sua sovranità in <telepresenza virtuale>, nella cui prestazione, <mediante un linguaggio altamente formalizzato (software)> riconverte, non come possibilità (Duque), ma di fatto in <massa la moltitudine di utenti, e, <attraverso la e per mezzo della proliferazione di procedure in permanente modifica e alterazione (ibidem) <fa di ogni individuo uno strumento per un solo fine> (Nietzsche), alimentando, in sintonia con la linea rossa di un capitalismo rinvigorito dalla virtualità del capitale, una cultura dell’immediato
…divenendo vita vissuta – induzione di comportamento che <si aggrappa al presente con l’angoscia di chi tema di perdere ciò che ha, (per) la naturale conseguenza del crollo delle certezze ai problemi (che si aggravano nella condanna a vita di un precariato senza sbocchi, di recrudescenza in salita dei vecchi malanni che hanno da sempre mutilato la nostra società) del mostro tempo. Non si crede più che il futuro possa garantire un miglioramento delle condizioni di vita; si guarda al domani con preoccupazione e sospetto>…

…e la scuola, la tua, la nostra, la mia, in ondeggiamento catulliano, da allievo, discepolo, docente, in quel transfert di apprendimento, macchiato dal prezzolato e burocratico riconoscimento del rendimento…introducendo il vantaggio individuale finisce per essere ideologicamente il focolaio desensibilizzante quell’anelito di liberazione reciproca che, proprio nella mutua azione fra gli individui, diviene vivaio di legami umani che fanno della convivenza il fattore di reciproca crescita.


         conclusione non conclusiva del ciclo <crisi/scuola (39° - 42°)>
         Franco Riccio