sabato 28 gennaio 2017

SESSANTADUESIMO SOLILOQUIO

Nella mia reità palesemente espressa nel precedente sol., il mio interrogativo si incaglia in una intima discordanza / il sentire, che perora il mio agire pensante, sollecita un suo rinvio / esperienza patita di un riscontro di antinomie in cui si imbatte il concetto di cultura <ingrigliato dalla sua stessa autarchia> (Adorno, Prismi), esige una comunicazione in un certo qual modo più “chiara” e più “razionale” possibile.

Risveglio in me di un indispensabile delinearne quella sua problematicità, obliterata da una strettoia che restringe in sé: la condizione del vivere in una infiltrante incubazione un <male soggettivo, sepolto nell'individuo> - <malattia di tutti i singoli> - e che la società da sempre mutilata ha <assunto> in sé (Adorno, Minima moralia).
La mia mente...accerchiata dal ravvisabile rivalutato dallo studio e dalla relativa esperienza...ne esterna, in estemporanea congiunzione: il bagliore di un progresso in ascensione, nei cui rimasugli si rimpinza il propiziante nostro ingurgitarlo / il tentativo islamico della liquidazione della nostra cultura / l'invasione economica dell'imperialismo economico cinese / l'anonimato potere di un capitalismo finanziario / il capzioso dialogo dei grandi della terra e una democrazia che ci ha graziato di un miliardario a reggere la nostra sorte.

Irruenza di un inasprimento di un oggi, appunto, scosso da tali tribolazioni, traumatizzanti il vivere la nostra quotidianità nella caligine di un incerto presente senza futuro...
e quel problema mi ingiunge a premeditarlo anteposto al mio interrogativo: capire, cioè, il meccanismo dello sviluppo mentale della nostra intelligenza iridescente che ha normalizzato la costruzione progressiva delle strutture operatorie del come pensiamo in uno schema mentale irrigidito dal tratteggiato relativo modulo, ritagliante la complessità del nostro temporaneo passaggio.

Filtra nella mia pelle il sogghignare dell'oculato osservante pragmatico della realtà sociale e dell'erudito intellettuale professionista della nostra cultura e dei nostri vizi capitali, - e in quel sorrisetto...l'interrare quel problema nella sabbia del deserto.

Ciononostante, alzo il mio macigno / osservo da convivente questa nostra realtà...senza il ricorso al postulato dell'oggettività...e mi chiedo: la crisi economica non ha svelato le perversioni della metamorfosi finanziaria di un capitalismo in anonima supremazia e influenza? Un capitalismo invigorito dalla virtualità del capitale investito e capovolto in valore d'uso che tiene insieme la società e direttamente il nostro agire pensante?

Dal fronte opposto, la politica: non avvertiamo la mancanza delle domande qualitativamente nuove, dato che l'attuale crisi non è paragonabile a quella degli anni trenta? Non sperimentiamo in atto un trasferimento del potere, da dopo la crisi del fallimento dello stato sociale, connaturato alla politica, al capitalismo finanziario? Una politica senza potere...poiché quel potere <è innal(zato) in alto e diffuso globale (non si manifesta), per lo Stato moderno, letale...perché l'operatività è competenza altrui> (Bordoni, Stato di crisi, già cit.)?
Povera e nuda democrazia! / arenata nella sua formalità costitutiva si impronta teatro dell'assurdo: sotto una tempesta di sabbia e di polvere sprofonda lo stato di diritto, immobilizzato dai suoi stessi poteri, contendenti nel primato, stornando autonomia operativa in indipendenza: esecutivo e magistratura sono organi autonomi nell'esercizio del loro potere, ma responsabili di fronte alle delibere della volontà popolare, esercitata dal parlamento, fatta eccezione del presidente della Repubblica...e noi indifferenti / abbiamo imparato, e divenuto slogan nei nostri cortei, il termine riscossa dalle aule di un tribunale in apertura dell'anno giudiziario...e noi esaltanti / hanno violato la nostra sovranità nella persistenza e all'occorrenza nello scioglimento dei partiti, espressioni della nostra volontà politica, impiegando l'auto-dichiarazione delle mani pulite di alcuni magistrati...e noi li abbiamo osannati salvatori della patria.

Cosa ci appaga oggi da quell'appannaggio salvifico? Recrudescenza di una malattia sociale...mai diagnosticata...che propaga ed espanda i suoi atavici mali / dal versante politico, il teatrino pubblicitario del migliore offerente...dietro voto...della nostra redenzione mondana...e farsesche icone...sostitutive della mancanza di idee...si moltiplicano, giungendo alla spudorata insegna delle cinque stelle...
...il cui effetto solvente è l'incrinatura del rapporto tra Stato e cittadinanza: non stiamo subendo una <crisi di rappresentanza> e una <crisi di sovranità territoriale> (Bauman, Stato di crisi)?
Sotto quell'effetto, il razionalismo, il populismo, il nazionalismo, il regionalismo, ecologismo non vanno <oltre le scene da operetta, amplificat(i) dai media per lo spasso di moltitudini giustamente preoccupate> (Bordoni).

Sceneggiatura / mistificazione di un obiettivo comune, alterata e diversificata nella mimica da una sofistica leguleia: la <governance> gerente del nostro vivere individuale e comunitario..., cioè governare per governarci attraverso il potenziamento dei poteri – arma contro il solito giochetto della sfiducia / siamo in piena attualità: gara per il voto / diatriba, dimensionata dalla delibera della corte costituzionale: 40% premio di maggioranza/abolizione del ballottaggio...
...noi destinatari, riceventi passivi.

Una piccola chiosa da uomo senza qualità, quale io sono: noi, terminali, ma sovrani nella “carta”, andremo a votare quelle decisioni poste dall'alto.

Quella sceneggiatura...corredata dall'anima del commercio, quale è la pubblicità...si manifesta miope del dato di fatto: campo in atto di una determinazione storica, che modifica l'organizzazione umana della nostra società...normata dalla cultura dei nostri padri...e che pratica...nella contingenza del nostro quotidiano vivere la separazione del potere dalla politica, offrendolo alla economia finanziaria, aprendo...il tal dono...la via ad un soggiogare, ingaggiante in sé immiserimento e nuove semiotico-linguistiche: usurpazione di pertinenza politica (rimando al mio ciclo di esternazioni sulla crisi) da parte di un capitalismo in anonima gerenza del mercato finanziario / orientazione conduttrice, sincronica spirale di: una libertà individuale, in logica neoliberista (ibidem); un delimitare l'azione politica delle varie territoriali sovrane, circoscrivendone l'operato in interventi amministrativi e di tamponamento delle avarie che hanno e increspano le rispettive società.

Altra chiosa – di chi e di cosa sto descrivendo? campo storico ? economia finanziaria?...
Perplesso, mi domando, echeggiando in quel interrogarmi barlumi di squarci della Metacritica di Adorno: sedimentazioni di esperienze sociali, le quali, nel ritaglio nell'elemento logico del pensare, si <presentano di fronte al soggetto psicologico sempre come un qualcosa di valido, in sé, di categoricamente necessario>? Astrazioni, quindi, letterarie che mi qualificano pertinente?
Inutili e ridondanti interrogativi. Quegli avvenimenti fanno parte della mia, della nostra esperienza mondana / quindi dicono di umano, e ciò che è umano ha origine umane (Camus).

Spogliamoci dai nostri abiti civili / guardiamoci a viso aperto, liberi da quell'educato <Io so, tu, no> (Adorno, Metacritica) che instaura un rapporto di potere che macchia la buona fede e che, trasformato in Io posso, tu, no, la stessa misericordia / dove si è estesa la mano dell'uomo, sin dai suoi primordi, quel qualcosa si è sempre acclimatata.

Noi / ciechi / spinti dal vedere, percorriamo il cammino di sempre in reviviscenza degli antichi retaggi / rimettiamo le nostre condizioni del vivere nel regno dell'astratto, divenuto virtuale, anonimo, che ci propone una diversa epistemologia, ma in quel taglio normativo di sempre: ci libera / ci arricchisce, rendendoci schiavi...
...e la voragine si apre sotto di noi

meditiamo su quel acclimatarsi, attraverso il quale la nostra intelligenza, produttiva e riproduttiva, si fa storia, e la storia si fa cultura...

...e nel frastuono – può darsi - il diffondersi un barlume...
...vaporizzatore di quella foschia che ha offuscato le nostre coscienze...
...rese dipendenti mediante la trasfusione di una assuefazione alla neutralizzazione della nostra autodeterminazione.


Opportuna...anche se è inutile il mio dire...continuità di quel riflettere, preposto a quel mio interrogativo.

sabato 7 gennaio 2017

SESSANTUNESIMO SOLILOQUIO

Alla luce del nuovo anno <Sisifo ritorna al suo macigno>...riprende il cammino, issando il macigno che rotola ancora...ma cammina... (Camus)...lungo la linea retta del tempo (la cesura dal mito: la circostanza sorgiva di un bisogno di un diverso atteggiamento mentale)...<linea retta (del tempo) che è la stessa linea su cui va errando Edipo> (Deleuze, Lezione su Kant del 14 marzo 1978)...(io, noi: l'inconsapevolezza del <vuoto della coscienza espropriata> (Adorno, Prismi) che ci fa accettare la sua reificazione <anche positivamente, come la forma...che realizza il moto soggettivo solo al patto di oggettivarlo> (ibidem)...e si costituisce schema mentale del come pensiamo)...linea retta del tempo che trascina Edipo...cioè noi...<verso dove?> (Deleuze, ibidem).

V sec. a,C. e, in particolare, IV sec., segnano, nelle città greche, compresa Atene, la crisi delle città-Stato / insorgenze di problemi istituzionali con le esperienze fallimentari di tentavi oligarchici, e successivamente della tirannide dei Trenta, per culminare in una arrogante demagogia: da un lato / dall'altro, il sollevarsi di conflitti sociali, in conseguenze delle guerre e delle condizioni economiche.

Il nuovo campo di determinazione storica trainava <la collettività ateniese verso la via di diventare anarchica...
...sboccava e moriva nella riflessione...
...la sofistica, che si diffondeva rapidamente, doveva con le sue conseguenze rendere senza sostegno e senza indirizzo Atene e in tutti i paesi in cui era entrata vittoriosa...
...la folla degli epigoni che, si sviluppava rapidamente (divenendo) determinante per una ampia diffusione...
(orientò quell'atteggiamento mentale <che nega gli dei e solleva i macigni> (Camus), disserrando possibili orizzonti di significatività, verso un processo di trasfigurazione della parola, svolta di una)
...prosecuzione della concezione razionale dell'esistenza...
(leggerei razionale come tentativi di elaborazione di quell'atteggiamento mentale, che segnò lo stacco dal mito, verso la uniformità, conseguenziale integrazione concordante il vivere degli uomini l'esperienza della propria mondanità)
...per la quale la parola divenne concetto...
(in una amalgama dell'<uomo misura> di Protagora e dell'<elogio ad Elena> di Gorgia)
...che sviluppò un sillogismo leguleio che poteva provare e confutare tutto (provocando) l'interiore disgregazione...
di tutto ciò che era stato prima cementato dalla disciplina e dalle istituzioni, dalla possibilità di dominare sugli altri con una legge interiore come rappresentanti di un superiore autodominio... 
...il tentativo di una organizzata egemonia mondiale della Grecità era infranto. Atene si trascinò in lotte sterili sino all'annessione alla Macedonia> (A. Weber, Storia della cultura come sociologia della cultura).

Il rilievo, su cui riflettere per una presa di coscienza storica della nostra matrice culturale / se questa crisi economica...che viviamo e subiamo in un clima disseminante confusione di idee e ibride lotte di governabilità la nostra miseria...accredita la voce comune che tale crisi può trovare la sua via di uscita nel fertilizzare la nostra cultura...di quale cultura si parla? Non abbiamo tradito noi stessi nell'intralciare il cammino verso una democrazia sostanziale, nella cui attualizzazione è la possibilità dell'estinguersi quella sperequazione sociale che ci affligge da secoli? Non siamo stati noi...accattivati dal sortilegio dei nuovi mezzi di comunicazioni...a trasformare la loro prestazione come strumento dell'esercizio individuale dell'esternare la nostra libera parola, a usarli per un parlare tanto per parlare? Non abbiamo disatteso...per mentalità educata a separare cultura dal nostro travagliato mestiere del vivere la quotidianità...quello che dovrebbe essere il nostro travaglio di riscontro dei retaggi logici della nostra cultura per dischiudere in essa e con essa un nuovo orizzonte di significatività in grado di costruirci una configurazione di esperienza destitutiva di ogni sperequazione sociale? Non abbiamo tramutato quel travaglio in logorrea sofisticamente teatrale?

Riprendo il mio cammino solitario, tentando di alzare il macigno che rotola spietatamente, dalla fase interrotta: il rilievo.

Rilievo che annoda in sé i rilievi, precedentemente sollevati, coinvolgendoli nel manifestarsi quell'epoca stato di crisi, inquietante, in quanto investiva il processo comportamentale nella sua totalità, tale da infirmare quel pathos che aveva irradiato intorno alla cesura dal mito e sollecitato, appunto, un nuovo atteggiamento mentale...
...quella provenienza si rivela - in quel dato di fatto – emergenza: l'incentrarsi di un problema: incentivazione di domande e risposte qualitativamente nuove,,,
...e tutto riaffiora alla coscienza pensante incontrovertibile quesito / il suo influsso perturbante di quella che era stata, secondo Nietzsche (La nascita della tragedia) l'efflorescenza della società greca – arte e idee dei pionieri -, acutizza l'intelligenza degli uomini, <pervenendo a una risposta ambigua anche se umanamente grande> (Weber):

Platone, nuovo pioniere / traccia un itinerario di insorgente elaborazione di quell'atteggiamento mentale, inquadrandolo e canalizzandolo nella forma del discorso espressione della Verità: accende nel Cratilo la discutibilità sulla funzione della parola, rivelatrice della verità (oggi in voga) / ne chiarisce la messa in dubbio espressa nel Teeteto, affermando che il vero e falso è funzione della combinazione delle parole.

Combinazione, e un nuovo problema viene alla superficie: il legame: Aristotele e il suo De interpretazione: il legame è il logos: catena predicativa, nucleo che unisce un verbo e un nome; in quanto tale è l'unità che fonda il discorso vero: il prima del linguaggio e del pensiero psicologico:
il legame che costituisce il tessuto storico della nostra cultura / nesso per il quale la presenza dell'oggetto è slegata dal dato di fatto / legame razionalmente costruito che dà forma di unità alle parole: la dimensione del dire dell'uomo come dimensione ontologica..
...dimensione conformatasi ontica come forma mentale: la mia – reo confesso – la nostra


l'erompersi dell'interrogativo mi impone il rinvio al prossimo