SESSANTADUESIMO
SOLILOQUIO
Nella mia
reità palesemente espressa nel precedente sol., il mio
interrogativo si incaglia in una intima discordanza /
il sentire, che perora il mio agire pensante,
sollecita un suo rinvio / esperienza patita di un riscontro di
antinomie in cui si imbatte il concetto di cultura
<ingrigliato dalla sua stessa autarchia> (Adorno,
Prismi), esige una comunicazione in un certo qual modo
più “chiara” e più “razionale” possibile.
Risveglio
in me di un indispensabile delinearne quella sua
problematicità, obliterata da una strettoia che restringe in sé: la
condizione del vivere in una infiltrante incubazione un <male
soggettivo, sepolto nell'individuo> - <malattia di tutti i
singoli> - e che la società da sempre mutilata ha
<assunto> in sé (Adorno, Minima moralia).
La mia
mente...accerchiata dal ravvisabile rivalutato dallo studio e
dalla relativa esperienza...ne esterna, in estemporanea
congiunzione: il bagliore di un progresso in ascensione, nei
cui rimasugli si rimpinza il propiziante nostro ingurgitarlo / il
tentativo islamico della liquidazione della nostra cultura /
l'invasione economica dell'imperialismo economico cinese /
l'anonimato potere di un capitalismo finanziario / il capzioso
dialogo dei grandi della terra e una democrazia che ci ha
graziato di un miliardario a reggere la nostra sorte.
Irruenza
di un inasprimento di un oggi, appunto, scosso da tali tribolazioni,
traumatizzanti il vivere la nostra quotidianità nella caligine di un
incerto presente senza futuro...
…e quel
problema mi ingiunge a premeditarlo anteposto al mio
interrogativo: capire, cioè, il meccanismo dello sviluppo
mentale della nostra intelligenza iridescente che ha
normalizzato la costruzione progressiva delle strutture
operatorie del come pensiamo in uno schema mentale
irrigidito dal tratteggiato relativo modulo, ritagliante
la complessità del nostro temporaneo passaggio.
Filtra
nella mia pelle il sogghignare dell'oculato osservante pragmatico
della realtà sociale e dell'erudito intellettuale
professionista della nostra cultura e dei nostri vizi capitali,
- e in quel sorrisetto...l'interrare quel problema
nella sabbia del deserto.
Ciononostante,
alzo il mio macigno / osservo da convivente questa
nostra realtà...senza il ricorso al postulato
dell'oggettività...e mi chiedo: la crisi economica non ha
svelato le perversioni della metamorfosi finanziaria di un
capitalismo in anonima supremazia e influenza? Un capitalismo
invigorito dalla virtualità del capitale investito e
capovolto in valore d'uso che tiene insieme la società e
direttamente il nostro agire pensante?
Dal fronte
opposto, la politica: non avvertiamo la mancanza delle domande
qualitativamente nuove, dato che l'attuale crisi non è paragonabile
a quella degli anni trenta? Non sperimentiamo in atto un
trasferimento del potere, da dopo la crisi del fallimento
dello stato sociale, connaturato alla politica, al
capitalismo finanziario? Una politica senza potere...poiché
quel potere <è innal(zato) in alto e diffuso globale (non
si manifesta), per lo Stato moderno, letale...perché l'operatività
è competenza altrui> (Bordoni, Stato di crisi, già cit.)?
Povera
e nuda democrazia! / arenata
nella sua formalità costitutiva
si impronta teatro dell'assurdo:
sotto una tempesta di sabbia e di polvere sprofonda lo stato
di diritto, immobilizzato dai
suoi stessi poteri,
contendenti nel primato,
stornando autonomia operativa
in indipendenza:
esecutivo e magistratura sono organi autonomi
nell'esercizio del loro potere, ma responsabili di fronte
alle delibere della volontà popolare, esercitata dal parlamento,
fatta eccezione del presidente
della Repubblica...e noi indifferenti / abbiamo
imparato, e divenuto slogan
nei nostri cortei, il termine riscossa dalle
aule di un tribunale in apertura dell'anno giudiziario...e noi
esaltanti / hanno violato la nostra sovranità nella persistenza
e all'occorrenza nello
scioglimento dei partiti,
espressioni della nostra volontà politica, impiegando
l'auto-dichiarazione delle
mani pulite di alcuni
magistrati...e noi li abbiamo osannati salvatori della
patria.
Cosa
ci appaga oggi da
quell'appannaggio salvifico?
Recrudescenza di una malattia sociale...mai
diagnosticata...che propaga ed espanda i suoi atavici mali
/ dal versante politico, il
teatrino pubblicitario del migliore offerente...dietro
voto...della nostra
redenzione mondana...e farsesche icone...sostitutive
della mancanza di idee...si
moltiplicano, giungendo alla spudorata insegna delle cinque
stelle...
...il cui
effetto solvente è l'incrinatura del rapporto tra Stato e
cittadinanza: non stiamo subendo una <crisi di rappresentanza>
e una <crisi di sovranità territoriale> (Bauman,
Stato di crisi)?
Sotto
quell'effetto, il razionalismo, il populismo, il
nazionalismo, il regionalismo, ecologismo non
vanno <oltre le scene da operetta, amplificat(i) dai media per lo
spasso di moltitudini giustamente preoccupate> (Bordoni).
Sceneggiatura
/ mistificazione di un obiettivo comune, alterata e diversificata
nella mimica da una sofistica leguleia: la <governance> gerente
del nostro vivere individuale e comunitario..., cioè governare
per governarci attraverso il
potenziamento dei poteri – arma contro il solito giochetto
della sfiducia / siamo in piena attualità: gara per il voto
/ diatriba, dimensionata dalla delibera della corte
costituzionale: 40% premio di maggioranza/abolizione del
ballottaggio...
...noi
destinatari, riceventi passivi.
Una
piccola chiosa da uomo senza qualità, quale io sono:
noi, terminali, ma sovrani nella “carta”, andremo a votare quelle
decisioni poste dall'alto.
Quella
sceneggiatura...corredata dall'anima del commercio, quale è la
pubblicità...si manifesta miope
del dato di fatto:
campo in atto
di una determinazione storica, che modifica l'organizzazione umana
della nostra società...normata
dalla cultura dei
nostri padri...e che pratica...nella contingenza del nostro
quotidiano vivere la separazione del potere
dalla politica,
offrendolo alla
economia finanziaria,
aprendo...il tal dono...la
via ad un soggiogare, ingaggiante in sé immiserimento e nuove
semiotico-linguistiche: usurpazione di pertinenza politica
(rimando al mio ciclo
di esternazioni sulla crisi)
da parte di un capitalismo in anonima gerenza del mercato finanziario
/ orientazione conduttrice, sincronica spirale di: una libertà
individuale, in logica
neoliberista (ibidem);
un delimitare l'azione politica delle varie territoriali
sovrane,
circoscrivendone l'operato in interventi amministrativi e di
tamponamento delle avarie che hanno e increspano le rispettive
società.
Altra
chiosa – di chi e
di cosa sto
descrivendo? campo storico ? economia finanziaria?...
Perplesso,
mi domando, echeggiando in quel interrogarmi barlumi di squarci della
Metacritica di Adorno:
sedimentazioni di esperienze sociali, le quali, nel ritaglio
nell'elemento logico del pensare, si <presentano di fronte al
soggetto psicologico sempre come un qualcosa di valido, in sé, di
categoricamente necessario>? Astrazioni, quindi, letterarie che mi
qualificano pertinente?
Inutili
e ridondanti
interrogativi. Quegli avvenimenti fanno parte della mia,
della nostra esperienza mondana /
quindi dicono di umano, e
ciò che è umano ha
origine umane (Camus).
Spogliamoci
dai nostri abiti civili
/ guardiamoci a viso aperto, liberi da quell'educato <Io
so, tu,
no> (Adorno, Metacritica)
che instaura un rapporto di potere
che macchia la buona fede e
che, trasformato in Io
posso, tu,
no, la stessa misericordia
/ dove si è estesa la mano dell'uomo, sin dai suoi primordi, quel
qualcosa si è sempre acclimatata.
Noi
/ ciechi / spinti dal vedere,
percorriamo il cammino di sempre in reviviscenza degli antichi
retaggi / rimettiamo le nostre condizioni del vivere nel regno
dell'astratto,
divenuto virtuale,
anonimo, che ci
propone una diversa epistemologia, ma in quel taglio
normativo di sempre: ci libera /
ci arricchisce, rendendoci schiavi...
...e la
voragine si apre sotto di noi
meditiamo
su quel acclimatarsi, attraverso
il quale la nostra intelligenza,
produttiva e riproduttiva,
si fa storia,
e la storia si fa
cultura...
...e
nel frastuono – può darsi -
il diffondersi un barlume...
...vaporizzatore
di quella foschia che ha offuscato le nostre coscienze...
...rese
dipendenti mediante la trasfusione di una assuefazione alla
neutralizzazione della nostra autodeterminazione.
Opportuna...anche
se è inutile il mio dire...continuità
di quel riflettere,
preposto a quel mio
interrogativo.