sabato 31 dicembre 2016

SESSANTESIMO SOLILOQUIO

Riattivare il propositivo di sollevare rilievi a fisiologia del mutarsi dell'atteggiamento mentale, che rinverdisce dal giogo del fato l'intelligenza dei pionieri nel fondativo posizionare storico di quella piantagione che fertilizzerà quella che è la mia, la nostra cultura / sollevarli alla riflessione - in una perdita...oggi...in ognuno di noi...quella consapevolezza storica che ha trasformato la geografia territoriale dell'occidente in quel pronunciato di Isocrate: <Atene aveva fatto si che il nome Ellade non distinguesse più la razza ma l'intelletto, e il titolo di ellenico fosse un indice di educazione anziché di discendenza comune> (captato in una mia lettura sull'Evoluzione della specie di Dobzhansky, vol.10° del Trattato, cit.) / quel riattivare è il mio tentativo maldestro di riportare quel nome ellade...che canalizzò quell'atteggiamento mentale in un <processo astrattivo (il quale) imprime a ogni formazione concettuale l'illusione della grandezza, ma conserva un antidoto nella distanza dall'oggetto dell'azione, nella riflessione e nella trasparenza> (Adorno, Minima moralia)...all'agire pensante di quei pionieri che hanno risvegliato in noi quel naturalmente in atto, per dirla con Rousseau (Emilio), che ci designa appartenenti alla terra: la connessione tra stimoli, provocati dalle situazioni, e le nostre risposte / connessione che si traducono in esperienza del vivere la nostra mondanità.

La provenienza, nel costituirsi cesura dal natio orizzonte significativo, trasfigurando l'ideazione in voga di un tempo ciclico, in cui tutto ritorna come prima, ha avviato il prendere storia della nostra cultura, nel dischiudere un nuovo, ma irresoluto orizzonte di significatività, dando, appunto, storia alla nostra cultura.

Anno zero che si ripeterà nella trafila dell'equilibrazione oscillante in ogni esperienza di verità, direbbe Lacan?
L'interrogativo diviene...per me... pregiudiziale, e mi stimola a sollevare l'attenzione su quell'anno zero / osservarne il taglio, interrogandolo per capacitarmi se il suo significato letterale - nascita dal nulla – coincida con il dato di fatto che...nel farsi problema a quegli uomini...prende storia, e si fa cultura o possa leggersi da una diversa angolazione, per la quale lo zero esprimerebbe la radicalizzazione di una svolta dal didentro di una territorialità organica negli elementi che la configuravano esperienza di verità (Lacan).

Nulla nasce dal nulla, e la nostra appartenenza alla terra, della quale prendiamo esperienza del vivere lo spessore di ciò che viene a delinearsi la nostra mondanità, è lo spazio dove esercitiamo la nostra attività <su una combinazione (di fattori, quali) oggetti concreti, elementi dell'ambiente fisico...simboli incarnati sugli oggetti> (Oléron, Le attività intellettuali, vol 7° del Trattato, cit.) / azione che si consolida, particolarmente, attraverso l'assiduità ad <un gruppo (il quale diviene la) condizione di possibilità> (della crescita della nostra individualità) (Stengers, Complessità, in Concetti nomadi, cit.) / in tale concomitanza di fattori...che si delinea all'interno di un sincronismo di accidentalità rapsodica e circoscritta territorialità, il cui perimetro è segnato dall'identità del Nome...il linguaggio assume una particolare funzione mediatrice: <interviene e si mescola ad ogni azione esercitata sugli oggetti dal momento in cui, soprattutto, questi pongono un problema e non comportano un adattamento automatico> (Oléron).

Sollevare alla riflessione lo spessore – indice di quella consistenza territoriale, su cui si spiega il decorso dell'esercizio del nostro quotidiano vivere, e che l'acquisizione negli uomini di una forma mentale, educata da una cultura della cattura, ha variegato in geografie territoriali – è un tentativo di chiamare in causa quel dato di fatto, il quale dà luce all'osservatore / ideazione indotta da quello stimolo che si impianta problema / connessione naturalmente in atto...mi suggerisce Rousseau (Emilio)...che i massimi sistemi hanno proscritto.

In tale angolazione, quell'anno zero, in cui si pratica la cesura con la tradizione, si sviluppa – per fatti interni, concomitanti a fatti esterni – all'interno della tradizione, traendone i fattori esistenti, mutandone le condizioni d'uso, funzionali ad una intelligenza figurativa, indirizzandoli verso una nuova identità:
<il mito è già illuminismo e l'illuminismo torna a rovesciarsi in mitologia> (Adorno/Horkheimer, Dialettica dell'illuminismo)...
...un contro-senso che risalta una logica nei fatti, proprio nel loro trasformarsi in cultura che si fa storia...
...e, <in quanto storia (è) “conoscenza del conosciuto”, dacché col “passato”, al quale apparteniamo, abbiamo sempre qualche familiarità> (V. Vitiello, Augusto Böckh, (uno dei padri fondatori della moderna filologia) Hermes o della contraddizione, “Anterem”, n.89).

<Il già dato è pre-dato, (il quale) implica pre-ponderanza> (ibidem) / tutto comincia con una ripetizione di <qualcosa che già c'è> (Derrida, Memoires d'Aveugle) / e quel <gjà è si fa <condizionamento (del desiderio) dell'incondizionato> (Adorno, Minima moralia) / poiché il nuovo orizzonte di significatività <attinge a qualcosa che già è> (Hölderlin, Sul tragico) / si ,istituisce < il vero a priori. Il primo che regola il dopo. Ed esso sta fermo come salda roccia nel fiume delle interpretazioni...segna la linea che l'interprete deve seguire nel futuro. Il passato – l' a priori, il pre-dato è , nell'interpretazione, il futuro del futuro> (Vitiello).

La provenienza...smembrandone con la cesura la totalità organica...non ne dissolve l'esperienza originaria / matura un diverso atteggiamento mentale, ma ne attinge, in modo negativo, cioè critico, la necessità di racchiudere il nuovo orizzonte sotto l'unità del Nome, a calco differenziato...
...si predispone allo sviluppo delle sue capacità intellettive, sorretto dalla persuasione <dell'origine esclusivamente umana di tutto ciò che umano... solleva i macigni...e cammina...> (A. Camus, Il mito di Sisifo)...
...e nel cammino, ingenera, sotto la spinta del mutarsi delle condizioni di esperienza, una fondata attendibilità cognitiva, in forza della quale può sollevare <il macigno che rotola> (ibidem): si stabilizza memoria...
...quella memoria culturale si fa iter di una rete di inserimenti di orizzonti di significatività integrati nella loro unità del Nome, provocando ad un tempo lo smembramento della loro strutturazione e una ricomposizione in linea di un nuovo orizzonte che ripristina, in un montaggio di segni diversi, l'integrazione del nuovo equilibrio nell'unità cangiante del Nome...
...il ritmo sincronico di un processo culturale che si fa storia di un <già è>, come si è evidenziato, il quale, nel mutarsi della tradizione, proprio nella sua abiura, si ripristina un <non identico (<già è>) sotto l'aspetto dell'identità> (Adorno, Dialettica negativa)...
...e il macigno rotola ai miei piedi...
...e io...come ogni uomo...mi ritrovo <corda annodata fra l'animale e il superuomo, una corda tesa sopra un abisso> (Nietzsche, Così parlò Zarathustra) in un anno travagliato che si dilegua per schiudersi nell'incognita del nuovo...

al prossimo anno il mio continuo issare il macigno.





martedì 27 dicembre 2016

CINQUANTANOVESIMO SOLILOQUIO

Inquadratura territoriale, all'interno della quale, le conseguenze della fattualità nelle sue non univoche circostanze si compongono input...lungo una complessa trafila nei cardini di un tempo che si estende in disgiunte configurazioni di esperienze...di una mutazione culturale: la provenienza.
Un rivolgimento totale: introduce nell'ambiente, culturalmente figurato, una lacerazione al nucleo del suo simbolico equilibrio, in cui - <”tutto è come è, e tutto avviene come avviene”> (in M. Cacciari Kiris, la riflessione di Wittgenstein>; <tutto è già compiuto> (G. Deleuze, Lezioni su Kant) – si attua in corso un situarsi degli uomini <al limite estremo (di quella) lacerazione (che li) separa da Dio (e li colloca) tutti interi all'interno del momento> (F. Hölderlin, Note a Sofocle).
Tutto si fa umano, e <l'uomo non è più che cesura del tempo> (Deleuze)...
...e il suo agire pensante, in forza della sua intelligenza, si fa radicale con la diffusione del linguaggio alfabetizzato, offrendo ad ogni uomo <quadri di riferimento per le condotte>, mediante la codificazione simbolica / coinvolge in ogni individuo la percezione e la memoria, promuovendo, da un lato. lo sviluppo delle funzioni cognitive; dall'altro, sensibilizza l'individuo a disporsi <soggetto come ricettore e trasformatore “modificatore” dell'informazione> che l'ambiente produce (P. Olèron, Le attività intellettuali, in Trattato, cit.)...
...e il dato di fatto si compone in cultura.


VII-VI sec. data quel <campo di determinazione storica> che rende conto, nel propositivo di Foucault, della <comparsa> della nostra cultura / periodo, geograficamente delineato, in cui l'accidentalità della manifestazione, nei suoi elementi variegati, mette in evidenza l'uomo in quella specificità di agente pensante, prima ancora di diventare centralità teorica di una sua ermeneutica, differenziata nei suoi strumenti logico-formali.

Il dato di fatto: in quei lunghi travagliati anni, situazioni interne, interconnessi in frapposti eventi esterni alle colonie greche e alla stessa Atene, rinvigoriscono le trasformazioni, già iniziate nel precedente secolo, della vita rurale e patriarcale primitiva, attraverso una economia più ampia e più varia che “presagisce” quella che diventerà una discussa teoria dello scambio, qui in contenuto empirico, cioè svincolato da ogni ordine fissato / a tale trasformazione economica si connette una sostituzione di regime monarchico di tipo omerico, inizialmente, con un regime oligarchico e, successivamente, in regime, cosiddetto dai testi, “democratico”.
Ciò rese possibile un vasto movimento di espansione delle colonie greche, mosso, non dall'intento di nuove terre da sfruttare, ma dalla ricerca di nuovi mercati, finalizzati al commercio / si concatena a tale nuovo percorso di processo, l'alfabetizzazione siro-fenicia, introdotta nel secolo precedente, segnando il passaggio da una mentalità orale a una mentalità scritta.
Tale concomitanza di fattori portò alla fondazione di città greche nel mediterraneo e in Atene, e, con l'introduzione della scrittura alfabetica, ad una lunga maturazione di una civiltà della scrittura, che segnò l'epoca classica della nostra cultura / maturazione, fertilizzata a partire da quei secoli che segnarono l'apostasia della cultura di origine (epoca mitologica) e l'emergere l'intelligenza degli uomini a congegnare l'esperienza del vivere la loro mondanità / cesura, quindi, dal mito, che provocò, secondo gli ellenici, una mutazione mentale nei greci del loro agire pensante figurativo (epoca mitologica) verso un diverso atteggiamento mentale / atteggiamento che realizzò nei secoli 479-431, dopo le guerre persiane e i conflitti fra gli stati greci, la Confederazione delio-attica, promossa da Aristide, e il primato culturale di Atene, esternatosi, oltre lo splendore monumentale, sul piano politico da Pericle e sul piano conoscitivo da un fertilità intellettuale che canalizzerà quell'atteggiamento mentale in agire pensante per astrazione: la formalizzazione razionale di un pensare impersonale in grado di <afferrare la totalità della realtà> (Adorno) in ogni variante epocale, trasformando la riduzione all'uno (genere formativo di un pensare a regime filosofico), nel ribaltamento, in un pensare a regime scientifico formalmente normativo: discontinuità di configurazioni di <esperienze di verità> (Lacan) in filo rosso di un prolungarsi cognitivo, integrativo di una variegata esperienza nell'unità del Nome (Nancy).


Filo rosso di una ricostruzione di quell'atteggiamento mentale aperto al futuro, generatosi all'interno del natio orizzonte di significatività configurante una totalità organica, internante la connessione uomo e realtà oggettuale alla legge del destino, decretata dagli dei: il dato di fatto, la cui consequenzialità immaginativa si pone condizione immanente alla connessione di quello che costituirà...nel taglio del moderno...il rapporto fra soggetto e oggetto (natura/società): <la ricostruzione immanente al soggetto del mondo oggettuale (sia nella sua manifestazione in quanto natura sia nella figurazione del sociale – la problematica variegata del discorso di genere filosofico – alla quale) a sua volta soggiace (il genere del discorso scientifico, il quale, in funzione di quell'adeguarsi) ne diventa il metro di giudizio (per il quale) la scienza viene in certo modo ontologizzata> (Adorno, Dialettica negativa).

In un mio pensoso rimeditare la trafila composita della provenienza della cultura della nostra società, il rimuginare dei rilievi colloquiali, presumibilmente, potrebbero potenziare quella consapevolezza storica di essa, oggi in oblio.

Quel processo cognitivo, nel suo profilarsi speculativo, si fa verità del fatto: si costituisce mondo in sé – e, in quella autosufficienza si “auto-genera” matrice logica del pensare...
...e quella intelligibilità senza corpo seduce la nostra vita mentale / l'assiomatizzazione delle sue coordinazione si fa regola delle nostre azioni / si costituisce legge del pensare, e, in quanto tale, si fa condizione attraverso la quale e mediante la quale ogni versione discorsiva acquisti autorità egemonica, garantendole la trasparenza della sua astrazione e l'opacità delle operazioni concrete, lacerando l'integrità dell'uomo attraverso l'uomo – di quell'uomo, corpo vivente che di quella trasparenza è il produttore e il trasformatore, in virtù di quel talento, naturalmente attivo, l'intelligenza / il suo maturarsi, attraverso il vivere la sua esperienza mondana, rende le varie articolazioni di pensieri soggettivi in grado di operare, attraverso <combinazioni possibili...una generalizzazione delle operazioni acquisite allo stadio delle operazioni concrete...applicata alle idee e giudizi come gli oggetti o ai fattori> (Piaget/Inhelder, Le operazioni intellettuali e il loro sviluppo, in Trattato, vol. 7°) - il che palesa la capacità di ogni uomo di esercitare operazioni intellettuali <sia su oggetti concreti, elementi sull'ambiente fisico, sia su simboli, incarnati anche negli oggetti> (P. Oléron, La attività intellettuali, vol 7° del Trattato).

Il processo cognitivo, nelle sue variate forme, <in sé ipostatizza la propria forma rispetto al contenuto, prima di ogni contenuto, Così però ipostatizza già il principio d'identità, per cui una fattispecie è in sé, come qualcosa di solido e durevole, mentre è stata soltanto postulata dal pensiero pratico> (Adorno, Dialettica negativa)...
...in tale ipostatizzazione...nelle versioni in cui la sua forma prende storia – riduzione all'uno (classicità) / normativa (moderno) / logica (neopositivismo logico) / newonto(techno)logy (oggi: <l'ultima manifestazione dell'essere dell'ente> *Duque, già cit.*) - <si rispecchiano bisogni e tendenze della coscienza pensante> (Adorno, Metacritica)...
...e nel dominio di ogni forma a modello unico, il nostro vivere la quotidianità si inabissa tale da allignare alla radice della nostra intelligenza...

...interrompo per riattivare nel successivo ulteriori rilievi.

giovedì 15 dicembre 2016

CINQUANTOTTESIMO SOLILOQUIO

Riflettere sulla provenienza...incentivo umano dell'impianto genealogico della nostra cultura.../ riscoprire in esso il seme della nostra cultura che ha istruito il nostro schema mentale nel calcolo di massimizzazione della nostra condotta razionale, normalizzandola in funzione dell'utile / rinvenirla, non attraverso un Io trascendentale (Kant), ma <attraverso i soggetti storici immersi nella loro epoca e nella loro cultura> (P. Lévy, Il paradigma del calcolo, in Concetti nomadi, cit.)...
.un riscontro con il rilevato, già citato. di Foucault di riportare il discorso sulla cultura, e i saperi che. essa corrisponde, al campo di determinazione storica, costituito dagli uomini <che vivono, parlano e producano>.

In tale svolta, quel riflettere è un comporsi in discernimento a capire e capirci sul come <le geometrie (teoriche delle varie formazioni discorsive, quali filosofia, scienza, logica, tecnologica, abbiano addottrinato le strutture psicologiche (delle nostre operazioni mentali secondo) l'ordine di costruzione (di quelle teorie) / ordini di costruzioni, i quali <sfuggono all'introspezione...(e al nostro) comportamento> (Piaget/Inhelder, Le operazioni intellettuali...in v. 7° del Trattato, cit.)...poiché elaborati da un <pensiero astrattivo (che) impone a ogni formazione concettuale l'illusione della grandezza, ma conservano un antidoto nella distanza dall'oggetto dell'azione, nella riflessione e nella trasparenza> (Adorno,Minima moralia).

Il riflettere attraverso un riflettersi non separa il nostro io e l'esperienza del vivere la propria mondanità che via via ogni io va maturando: si congegna in un tutt'uno con quella esperienza / assume il compito di una di una riflessione critica, lontana da ogni assiomatica ideologica o <di fronte alla tendenza della liquidazione della (cultura), tendenza oggettiva e che si impone al di sopra dei confini politici, (dal) buttarsi col coraggio della disperazione dalla parte della tendenza più forte: (quell'agire riflessivo si farebbe) complice della caduta nella barbarie> (Adorno/Horkheimer, Sociologia II).

Attraverso tale riflessione, la mia procedura di lettura della provenienza schiva le diverse procedure su di essa / è sorretta da un <pensare in affanno> / <implica il pensare come fare> / è sostenuta da quel bisogno che <esige che si pensi> (Adorno, Dialettica negativa) / è consapevole dell'ingranaggio del condizionamento di un sociale normato culturalmente / ne <comprende l'impossibilità> di uscirne fuori (Adorno, Minima moralia).

Questa mia confessione, che non chiede assoluzione, si ripercuote in quella riflessione / la dirige...sviandola dal prototipo della nostra letteratura: Homo sapiens, riprodotto oggi nell'uomo medio, statisticamente rilevato / fa propria la convergenza fra Foucault e Lévy / si pone come obiettivo il dato di fatto, causato da <soggetti storici immersi nella loro epoca e nella loro cultura>...
...e da quegli uomini, dissotterrare il fattore che ha fertilizzato il seme...da loro interrato, di un diverso atteggiamento mentale, demitizzando la loro cultura di origine e dischiusa la via verso l'autodeterminazione dell'uomo...in brullo reificante la nostra intelligenza.

Rinvio al prossimo blog

sabato 10 dicembre 2016

CINQUANTASETTESIMO SOLILOQUIO

Riflettere è un interrogare interrogandosi sulla prammatica del nostro vivere, oggi, la quotidianità: un invilupparsi di situazioni...in un indiscriminato rovesciamento reciproco di problemi vecchi e nuovi, in cui l'accrescimento della povertà è l'inverso proporzionale dell'arricchimento di pochi...si manifesta nella confusione delle idee e dello stesso linguaggio / ineluttabilità di quel riflettere: agisce sui fatti coinvolgendoci, e in tale implicazione quel nostro nostro naturalmente attivo riflettere si mette in moto, al verificarsi in essi delle perturbazioni che squilibrano il nostro ambito di pertinenza e acuiscono il nostro convivere relazionale.

Agiamo in convivenza con una crisi economica, omologando in essa, nella consuetudine, le nostre qualità sensibili, i nostri affetti, i desideri del corpo / crisi...mi ripeto...che defluisce lungo il filo rosso di un capitalismo in metamorfosi virtuale, e in tale forma, manifesta la sua portata culturale nell'operatività delle sue operazioni finanziarie, radicandosi all'interno della nostra matrice culturale, della quale muta la razionalità catturante in virtualità...
...circolo vizioso di un cambiamento che ci fa diversi, mantenendo in vita quelle categorie di intelligibilità della nostra memoria culturale che catturano i cieli e lasciano imputridire il grano della terra...
...il nostro peccato originale? No...tutto parla di umano / umana è la cultura e i suoi saperi / umani sono le nostre virtù, i valori, i nostri vizi, le stesse credenze, il nostro stesso ateismo, l'organizzazione delle nostre reciproche relazioni, che abbiamo imparato a chiamarla società.

Avaria, in origine, di aver reso eterogenei le nostre operazioni intellettuali dalle nostre operazioni concrete, qualificando le prime la prestazione specifica dell'uomo nell'evoluzione del regno dell'uomo sulla terra, in forza e tramite l'esclusiva del linguaggio simbolico, del criterio di oggettivare i pensieri soggettivi degli addetti ai lavoro: assioma di valore in rapporto al modesto criterio nella pratica ordinaria del quotidiano vivere:
/ l'origine delle operazioni intellettuali va cercata nelle azioni del soggetto e nelle esperienze che egli fa; tali esperienze provano con il loro stesso essere esperiti che le azioni, nelle coordinazioni più generali, sono sempre applicabili all'oggetto> (Piaget/Inhelder, Le operazioni intellettuali e il loro sviluppo, in Trattato, vol. 7°, cit.)
/ <privare il pensiero del suo momento d'involontarietà significa abolire proprio la sua necessità> (Adorno, Minima moralia).

L'eterogeneità delle nostre operazioni mentali...con l'attribuire alle operazioni intellettuali, in frattura con il reale processo psichico soggettivo, la qualifica di pertinenza nella produzione <della conoscenza oggettiva come unica fonte di verità autentica> (J. Monod, Il caso e la necessità)... ha reso possibile il <concentrare la singolarità del vivente in una istanza unica (praticando una) selezione naturale (in morfosi culturale, e il cui effetto solvente è la sperequazione sociale): dà al vivente il suo solo senso concepibile> (I. Stengers, Complessità, cit.)...

...in quella eterogeneità, sin dalle origini, è da individuare la pratica di oggettivare l'uomo e il suo campo sociale: <L'illusione del progetto filosofico di afferrare la totalità del reale con la forza del pensiero> (Adorno, L'attualità della filosofia) / e tale, si riattiva nella svolta sostitutiva, a registro differenziato in relazione alla sua formazione discorsiva, nella <pratica scientifica>: essa <ha indirizzato l'evoluzione culturale in una via a senso unico; traiettoria che, secondo le affermazioni di progressismo scientifico del XIX secolo, doveva inevitabilmente sfociare in uno sviluppo prodigioso dell'umanità mentre vediamo oggi spalancarsi innanzi a noi un tenebroso abisso> (J. Monod, cit.)...

...oggi, divenuto l'altro ieri: il paradigma logico delle <proposizioni vere e false e di esistenza e non-esistenza di fatti; questi termini sembrano essere correlativi, ma poiché un “fatto non-esistente” è ovviamente un non-senso, è chiaro che la correlazione risulta soltanto apparente: (quindi) un'idea tecnica, (e in quanto tale), un fatto è semplicemente una combinazione di entità formali; ossia è una combinazione di oggetti> (J.R. Weibenberg, Introduzione al positivismo logico)...

...in atto, ventata di tempi nuovi, tale che <non possiamo definirci moderni, ma neppure postmoderni...ma abitanti di un mondo che sta cambiando e che questo cambiamento chiamiamo crisi> (Bordoni, cit.)...
...passaggio in transito problematico, lungo il quale l'assunzione di una indifferenza immemore della tradizione rivela lo smarrimento individuale della coscienza storica della nostra cultura / si fa climatica e si riversa in un duplice atteggiamento: <d'impotenza allo smantellamento, pezzo dopo pezzo, del sistema sociale o del welfare> (ibidem), e la sensitività in contagio del vivere l'attuale esperienza mondana diffonde uno stato d'animo di incertezza che straripa nell'immediato senza futuro; di sfiducia nelle istituzioni e nella classe politica che di fatto appare interessata a governarci, manifestando, a livello europeo, una politica senza politica, mostrando una incomprensione della portata della crisi e di conseguenza un conservatorismo nei confronti del mutamento in atto, il cui effetto è la delega del potere, appartenente alla politica, al capitalismo finanziario (Bauman/Bordoni) / in osmosi in Italia, con l'aggravante dell'interregno: il baratro nel grande solco che si è sbarrato tra il modo di vivere il nostro agire pensante e il passato, ci ha inglobato in un tunnel senza uscita / vincitori e vinti, ignominiosi di fronte al nostro dramma quotidiano / ha vinto l'interesse di parte contro l'interesse di parte, lasciandoci in balia alla conflittualità, in consonante ultrasonico dispiego pubblicitario, degli auto-vocati a governarci...nella sviolinata sogghignante dei nuovi e anonimi capitalisti.
La bocciatura del SI - in preferenza del contrapposto NO – a una riforma costituzionale, mi ha evidenziato il bilanciarsi delle ragioni del SI e delle ragioni del NO nel conservatorismo reazionario all'autodeterminazione degli individui e alla loro capacità organizzativa del loro rapporto di convivenza, in un oggi... evento...dell'intelligenza umana nella <nostra inquiete epoca di inizio secolo>: la <Mobil Age>: <espansione planetaria della tecnologia mobile, la cui conseguenza, sul piano politico, sarebbe la mobilitazione della tecnologia> (Dutue, cit.)...

...e la continuità si rivela nella discontinuità proprio nell'assiomatica convinzione, a modello unico, della possibilità del riequilibrio...e, nel divario col passato reintegra l'unità del nome...
...e in esso si ravviva, cangiante, il centro: l'utilità che ridefinisce nel criterio il nuovo equilibrio, purificato da tutto ciò che viene giudicato un perturbante insignificante...
...e lo spettro della pressione selettiva canalizza nella nostra mente la singolarità intemporale di quel criterio, che ci ha posizionati nel mondo occidentali – oggi in espansione deoccidentale –, verso l'opacità pragmatica di un vivere l'esperienza del passaggio, asserragliati in un me, <verità, e parlo> (Lacan), che ha poco di sociale, e quel poco, erogato in mistica misericordia che lascia tutto, in diversa ripetizione, nei secoli di primavere singolari, come è sempre stato...amplifica il solco tra “primi” e “ultimi”...e, nell'orgogliosa presunzione del sapere dei “primi” si instaura una relazione di potere, sia pure in buona fede: <Io so, tu, no> (Adorno).

Risvegliamo in noi la memoria. Prendiamo coscienza storica della provenienza della matrice logica della nostra cultura...e riflettiamo...nasceranno le idee per una configurazione di esperienza autodeterminata dalla nostra intelligenza....oggi vediamo offrirci tale possibilità nella tecnologia mobile se usata come prestazione e non come MAESTRA del nostro quotidiano vivere.

al prossimo

martedì 6 dicembre 2016

CINQUANTASEIESIMO SOLILOQUIO

La provenienza, genesi di un prendere storia della nostra cultura, l genealogia di una equilibrazione-base, a carattere rizomatico / <trafila> (Foucault) di un processo in metamorfosi, che la mantiene in vita attraverso le variabili temporali della reciproca reversibilità dei meccanismi economici e sociali (Adorno) di ogni tipicità dell'assetto configurativo che, a sua volta, prende storia.

L'obiettivo del ricorso a quella correlazione disgiuntiva di pertinenze mira ad investigare su quel processo, che ci investe in prima persona / far risaltare nella complessa trafila della provenienza quella condizione che ha reso possibile coniugare le varianti primavere, che hanno delineato e delineano la nostra storia, con l'invariante del nostro atteggiamento mentale.

Con Foucault, nel mio distinto, non si tratta <di risalire il tempo per ristabilire una grande continuità al di là della dispersione dell'oblio> (Microfisica del potere) / si tratta di individuare e riconoscere, proprio nella <dispersione dell'oblio>, di cui parla Foucault, non lo scoprire che alla <radice di quel che conosciamo e di quel che siamo non c'è la verità e l'essere, ma (nella condivisibile) esteriorità dell'accidente, il come pensiamo quella stessa esteriorità: il mio interrogativo...
...e quel rilievo...da me accettato...spinge il mio interrogativo verso quel mio distinto che lo propende verso una dimensione alquanto problematica,,,
...esso, indubbiamente, ci sveglia dall'impigrirci nella posizione di ricerca del principio dell'origine della nostra cultura nel valicare l'esperienza del vivere la nostra mondanità e che, nel rovesciamento sistematico nei vari modelli unici – scientifici, logici, tecnologici, virtuali – ripropone quella <gerarchia violenta> che qualifica il taglio della razionalità della nostra cultura (Derrida, Posizioni, già cit.) / taglio, quindi, caratterizzazione / il propositivo dell'Altro della razionalità, compreso le macchine desideranti di Deleuze/Guattari (L'anti-Edipo) e ogni forma che assume il virtuale, sono frutto dell'intelligenza dell'uomo; intelligenza educata: tratteggia un atteggiamento mentale al di fuori del modello pensato e dello stesso linguaggio...e nella negazione quel taglio sopravvive e si presenta secondo il <criterio del concetto superiore> (Adorno, Dialettica negativa)...
...<il pensare (è) esso stesso un comportamento, contiene in sé il bisogno – e in primo luogo l'affanno (ed è proprio) il bisogno nel pensare esige...che si pensi> (ibidem)...
...esso, pertanto, non è di estrazione né di classe né di ceto / è di ogni di <ogni uomo che vive, parla e produce> (Foucault)...
...e qui si ripropone il mio interrogativo, e per esso la necessità di risalire alla provenienza / cogliere quel taglio raziocinante che ha impresso nel nostro cervello la sua perforante genialità, configurando <come forma dell'esperienza se stesso, l'identità dell'uomo mantenentesi in vita, e lasciando valere delle affermazioni sulla natura (su i nostri comportamenti individuali e relazionali) solo quel tanto che può essere captato dall'identità di quelle forme> (Adorno, Metacritica) / capacitarci, nell'<ondeggiamento incoativo (dell'esperienza naturale e sociale, determinato da) un'indecisione, da una sincope (, attraverso le quali si manifesta il nuovo, l'insolito, rendendo impossibile) di essere pensato dall'interno di un sistema – la sua varietà (viene ricostruita) sotto l'unità del nome> (Nancy, Le discours de la syncope) / farci una convinzione del come sia stato possibile, e continua ad essere tale ai nostri giorni, il nostro conformarci a quella <unità del nome>, se <l'attenzione, la motivazione, la disponibilità del soggetto sono mutevoli...e spiegano il variare delle sue risposte da un momento all'altro> (P. Fraisse, Il metodo sperimentale, in Trattato, vol. 1, cit.).

Terreno di elezione, la <trafila complessa della provenienza> (Foucauli), coltiva questa come memoria culturale in ogni situazione che si modifica per effetto di nuove forme di interazione uomo/ambiente, riportando ogni possibilità inventiva di nuove forme di vita individuale e sociale nei suoi binari...
...e in essi lo spianarsi di un dato di fatto, variabile nell'invariante nostro percorso, ha contraddistinto, e contraddistingue in un oggi formalmente organizzato, il vivere la nostra quotidianità nella <descrizione> selettiva, mirante <alla riduzione dell'arbitrario> (Stengers/Bailly, Ordine, in Concetti nomadi, cit.), nelle varianti di quel logotipo...
...e noi...ancora oggi, integrati per legalizzazione di quei nostri diritti, dovuti al fatto che siamo, tutti indiscriminatamente, corpi viventi in attiva operatività pensante...di quel logotipo, travestito nella parità legalizzata, siamo i suoi coltivatori diretti...
...e, inconsci, rievochiamo quella memoria culturale, assimilata per educazione e per contagio, nel far propria quella reificazione introiettata (Adorno) che ci situa, oggi, <frammenti della diversità> (Concetti nomadi), <moltitudine, particolarizzata (di individui) accomunati trasversalmente dalla loro attività tecnica, in quanto capacità di rilegare i diversi gruppi sociali con una seconda natura frutto della simbiosi tra necessità animali e prestazioni macchinali, mediate da un linguaggio altamente formalizzato (software) ma sua volta implementato come se fosse naturale> (Duque, già cit.).

Un altrimenti posizionarci <in situazione>, la quale <nei suoi aspetti più complessi (oggi in maggior risalto) è sempre relativa all'individuo> (P. Fraisse, Il metodo sperimentale, in Trattato, vol, 1, cit.)...
...e quella <modernità che esaltava il borghese, l'individuo libero da costrizioni, capace di farsi da sé, di salire la scala sociale e di affermarsi grazie alle proprie capacità>, oggi scivola, dopo <la liquidazione dello Stato sociale> sul terreno sdrucciolato del <convincimento neoliberista> (C. Bordoni, Stato di crisi,) cit. di un individualismo egocentrico <che ha poco di sociale> (ibidem)...
...e in tale situarci, esperiamo l'esperienza della nostra mondanità in una climatizzazione che rende problematico il campo della nostra attività economica sino ad investire la sfera della nostra affettività e la formazione della nostra personalità:
/ la crisi economica...ribadisco il già esternato... ha manifestato il suo calibro culturale, contestualizzando un neoliberalismo, fondato razionalmente sul <principio economicistico secondo il quale <ogni azione, ogni concessione, ogni servizio deve avere il suo tornaconto, gravare su chi ne usufruisce e non essere spalmato sull'intera comunità> (Bordoni, Stato di crisi, cit.)
/ e in connessione in variabile indipendente, la tecnologia mobile espone <un assemblaggio riflettente mobile che si sgrana in una sequenza indefinita di situazione (traghettando un) procedurale (che) impegna e rimescola, facendoli interagire i diversi ambiti di produzione “impresa”, riproduzione “scuola, famiglia) e divertimento “hobby” attraverso le differenti interfacce mediatiche, mediante le quali si incrociano la globalizzazione, la commercializzazione e l'individualizzazione> (Duque).

Ma...tali induzioni...che ci posizionano diversi dai vari passaggi che hanno scritto la nostra storia...e che l'intelligenza dell'uomo, oggi, ha reso più duraturo...non nascono dal nulla: <nessuna autentica opera d'arte e nessuna vera filosofia (nessuna scienza, così come nessuna tecnologia) si è mai esaurita in se stessa secondo il suo senso, secondo il suo essere in sé. Sempre esse sono state in rapporto con il reale processo della vita della società, da cui si separavano> (Adorno, Prismi)...
...ma...quel processo di vita nella società occidentale, oggi in conquistata democrazia, è intessuto dallo <statuto ibrido della norma (coltivato) da un sapere razionale (il quale), non si limita a imporre le sue norme “i suoi metodi e i suoi e i suoi criteri”, impone anche certe norme “definisce il soggetto normale e sano, normalizza gli individui a partire da questo modello” (mediante la) riduzione del comportamento normale al comportamento staticamente dominante> (P. Livet, Norme, in Concetti nomadi, cit.): induzione assorbita: <siamo concettualmente radicati in una tradizione che ha dato accesso a un modello semplice, e che ha definito degli strumenti convenienti a sistemi di questa natura> (Stengers, Complessità, già cit.).

Induzioni di variabili tra loro indipendenti avviluppano il nostro <processo causale e conseguenziale dell'equilibrio, il quale fisiologicamente consiste in un susseguirsi di regolazioni e autoregolazioni (in un imbastardito raccordo), il quale traduce la crescente reversibilità operativa delle strutture logico-matematiche sottostanti> (J- Piaget, La spiegazione in psicologia e il parallelismo psicologico, in Trattato, vol. 1°, cit.)...
...il vaticinio di Musil: <Ma forse credo che fra un po' di tempo gli uomini saranno parte molto intelligenti e parte dei mistici. Forse avverrà che anche ai nostri giorni la morale si divida in queste due componenti. Potrei anche dire: in matematica e mistica> (L'uomo senza qualità, vol. 2°, già cit)...
...e il calcolo mobilita il nostro agire pensante nell'irresponsabilità verso i nostri simili / riproduce nel nostro individuale processo psichico, sotto lo stimolo indotto dalla nostra matrice culturale, la sovranità individuale nella propria gestione e nella cogestione dell'esistente / si fa comportamento sociale,- la rinvigorita, oggi, affidabilità <inumata negli ordinamenti pratici della vita, che pretendono di giovare agli uomini, determinano, nell'economia del profitto, l'atrofia di tutto ciò che è umano> (Adorno, Minima moralia) / e il calcolo si costituisce a <statuto di sequestro del reale>: l'interrogativo di P. Lévy (Il paradigma del calcolo, in Concetti nomadi, cit.) - la sua delucidazione: <Non si tratta né di un rapporto immediato con i fenomeni “i puri e semplici dati dei sensi” né della costituzione di concetti o di oggetti scientifici, operazionali per definizione, e di relazioni riproducibili tra delle misure. Abbiamo piuttosto a che fare con l'immagine delle cose mediata da un'intelligenza culturalmente informata. Si tratta dei fenomeni quali si danno prima della formalizzazione scientifica, ma già organizzati, già messi in scena>...

...e la nostra identità, nella differenza climatizzata, in forza di quella intelligenza indotta, incurvatura flessibile della trafila della provenienza, si fa ripetizione del sempre stato (Deleuze, Differenza e ripetizione).
Riportare la logica normativa alla logica dei fatti, una fattibile via percorribile / attuabilità, attraverso quel nostro atteggiamento mentale riflettente, naturalmente attivo, che l'illuminismo, in memoria culturale, formalizzò in funzione speculativa / affrancarlo da quella <correttezza logica>, nella cui connessione dei suoi legami, <si rispecchiano> <bisogni e tendenze della (nostra) coscienza pensante> (Adorno, Metacritica) / orientarlo verso l'ambiente situazionale in cui si danno le condizioni attraverso i quali si dà il dato di fatto, siano esse sincope individuali o cesure, interruttive dell'equilibrio di situazioni sociali / prenderne coscienza storica, e operare.

Azioni congenite alle nostre capacità, alla nostra intelligenza di agire sulle situazioni, fuori dal calcolo / Operazioni, quindi, che <agiscono sul mondo>, e, in quanto tali, <non hanno un fine speculativo e sarebbe quanto mai errato interpretare lo sviluppo delle operazioni in modo intellettuali, poiché esse consistono nel trasformare le situazioni e gli oggetti> (Piaget/Inelder, Le operazioni intellettuali e il loro sviluppo, in Trattato, vol. 7°, cit.)...
...prendere coscienza storica della provenienza della nostra cultura e della forza induttiva, nella sua trafila complessa, nel normalizzare il come pensiamo, è, nella dimenticanza attuale, la mia scelta – non dotta, ma urlo nel deserto...

persisterò al prossimo