sabato 10 dicembre 2016

CINQUANTASETTESIMO SOLILOQUIO

Riflettere è un interrogare interrogandosi sulla prammatica del nostro vivere, oggi, la quotidianità: un invilupparsi di situazioni...in un indiscriminato rovesciamento reciproco di problemi vecchi e nuovi, in cui l'accrescimento della povertà è l'inverso proporzionale dell'arricchimento di pochi...si manifesta nella confusione delle idee e dello stesso linguaggio / ineluttabilità di quel riflettere: agisce sui fatti coinvolgendoci, e in tale implicazione quel nostro nostro naturalmente attivo riflettere si mette in moto, al verificarsi in essi delle perturbazioni che squilibrano il nostro ambito di pertinenza e acuiscono il nostro convivere relazionale.

Agiamo in convivenza con una crisi economica, omologando in essa, nella consuetudine, le nostre qualità sensibili, i nostri affetti, i desideri del corpo / crisi...mi ripeto...che defluisce lungo il filo rosso di un capitalismo in metamorfosi virtuale, e in tale forma, manifesta la sua portata culturale nell'operatività delle sue operazioni finanziarie, radicandosi all'interno della nostra matrice culturale, della quale muta la razionalità catturante in virtualità...
...circolo vizioso di un cambiamento che ci fa diversi, mantenendo in vita quelle categorie di intelligibilità della nostra memoria culturale che catturano i cieli e lasciano imputridire il grano della terra...
...il nostro peccato originale? No...tutto parla di umano / umana è la cultura e i suoi saperi / umani sono le nostre virtù, i valori, i nostri vizi, le stesse credenze, il nostro stesso ateismo, l'organizzazione delle nostre reciproche relazioni, che abbiamo imparato a chiamarla società.

Avaria, in origine, di aver reso eterogenei le nostre operazioni intellettuali dalle nostre operazioni concrete, qualificando le prime la prestazione specifica dell'uomo nell'evoluzione del regno dell'uomo sulla terra, in forza e tramite l'esclusiva del linguaggio simbolico, del criterio di oggettivare i pensieri soggettivi degli addetti ai lavoro: assioma di valore in rapporto al modesto criterio nella pratica ordinaria del quotidiano vivere:
/ l'origine delle operazioni intellettuali va cercata nelle azioni del soggetto e nelle esperienze che egli fa; tali esperienze provano con il loro stesso essere esperiti che le azioni, nelle coordinazioni più generali, sono sempre applicabili all'oggetto> (Piaget/Inhelder, Le operazioni intellettuali e il loro sviluppo, in Trattato, vol. 7°, cit.)
/ <privare il pensiero del suo momento d'involontarietà significa abolire proprio la sua necessità> (Adorno, Minima moralia).

L'eterogeneità delle nostre operazioni mentali...con l'attribuire alle operazioni intellettuali, in frattura con il reale processo psichico soggettivo, la qualifica di pertinenza nella produzione <della conoscenza oggettiva come unica fonte di verità autentica> (J. Monod, Il caso e la necessità)... ha reso possibile il <concentrare la singolarità del vivente in una istanza unica (praticando una) selezione naturale (in morfosi culturale, e il cui effetto solvente è la sperequazione sociale): dà al vivente il suo solo senso concepibile> (I. Stengers, Complessità, cit.)...

...in quella eterogeneità, sin dalle origini, è da individuare la pratica di oggettivare l'uomo e il suo campo sociale: <L'illusione del progetto filosofico di afferrare la totalità del reale con la forza del pensiero> (Adorno, L'attualità della filosofia) / e tale, si riattiva nella svolta sostitutiva, a registro differenziato in relazione alla sua formazione discorsiva, nella <pratica scientifica>: essa <ha indirizzato l'evoluzione culturale in una via a senso unico; traiettoria che, secondo le affermazioni di progressismo scientifico del XIX secolo, doveva inevitabilmente sfociare in uno sviluppo prodigioso dell'umanità mentre vediamo oggi spalancarsi innanzi a noi un tenebroso abisso> (J. Monod, cit.)...

...oggi, divenuto l'altro ieri: il paradigma logico delle <proposizioni vere e false e di esistenza e non-esistenza di fatti; questi termini sembrano essere correlativi, ma poiché un “fatto non-esistente” è ovviamente un non-senso, è chiaro che la correlazione risulta soltanto apparente: (quindi) un'idea tecnica, (e in quanto tale), un fatto è semplicemente una combinazione di entità formali; ossia è una combinazione di oggetti> (J.R. Weibenberg, Introduzione al positivismo logico)...

...in atto, ventata di tempi nuovi, tale che <non possiamo definirci moderni, ma neppure postmoderni...ma abitanti di un mondo che sta cambiando e che questo cambiamento chiamiamo crisi> (Bordoni, cit.)...
...passaggio in transito problematico, lungo il quale l'assunzione di una indifferenza immemore della tradizione rivela lo smarrimento individuale della coscienza storica della nostra cultura / si fa climatica e si riversa in un duplice atteggiamento: <d'impotenza allo smantellamento, pezzo dopo pezzo, del sistema sociale o del welfare> (ibidem), e la sensitività in contagio del vivere l'attuale esperienza mondana diffonde uno stato d'animo di incertezza che straripa nell'immediato senza futuro; di sfiducia nelle istituzioni e nella classe politica che di fatto appare interessata a governarci, manifestando, a livello europeo, una politica senza politica, mostrando una incomprensione della portata della crisi e di conseguenza un conservatorismo nei confronti del mutamento in atto, il cui effetto è la delega del potere, appartenente alla politica, al capitalismo finanziario (Bauman/Bordoni) / in osmosi in Italia, con l'aggravante dell'interregno: il baratro nel grande solco che si è sbarrato tra il modo di vivere il nostro agire pensante e il passato, ci ha inglobato in un tunnel senza uscita / vincitori e vinti, ignominiosi di fronte al nostro dramma quotidiano / ha vinto l'interesse di parte contro l'interesse di parte, lasciandoci in balia alla conflittualità, in consonante ultrasonico dispiego pubblicitario, degli auto-vocati a governarci...nella sviolinata sogghignante dei nuovi e anonimi capitalisti.
La bocciatura del SI - in preferenza del contrapposto NO – a una riforma costituzionale, mi ha evidenziato il bilanciarsi delle ragioni del SI e delle ragioni del NO nel conservatorismo reazionario all'autodeterminazione degli individui e alla loro capacità organizzativa del loro rapporto di convivenza, in un oggi... evento...dell'intelligenza umana nella <nostra inquiete epoca di inizio secolo>: la <Mobil Age>: <espansione planetaria della tecnologia mobile, la cui conseguenza, sul piano politico, sarebbe la mobilitazione della tecnologia> (Dutue, cit.)...

...e la continuità si rivela nella discontinuità proprio nell'assiomatica convinzione, a modello unico, della possibilità del riequilibrio...e, nel divario col passato reintegra l'unità del nome...
...e in esso si ravviva, cangiante, il centro: l'utilità che ridefinisce nel criterio il nuovo equilibrio, purificato da tutto ciò che viene giudicato un perturbante insignificante...
...e lo spettro della pressione selettiva canalizza nella nostra mente la singolarità intemporale di quel criterio, che ci ha posizionati nel mondo occidentali – oggi in espansione deoccidentale –, verso l'opacità pragmatica di un vivere l'esperienza del passaggio, asserragliati in un me, <verità, e parlo> (Lacan), che ha poco di sociale, e quel poco, erogato in mistica misericordia che lascia tutto, in diversa ripetizione, nei secoli di primavere singolari, come è sempre stato...amplifica il solco tra “primi” e “ultimi”...e, nell'orgogliosa presunzione del sapere dei “primi” si instaura una relazione di potere, sia pure in buona fede: <Io so, tu, no> (Adorno).

Risvegliamo in noi la memoria. Prendiamo coscienza storica della provenienza della matrice logica della nostra cultura...e riflettiamo...nasceranno le idee per una configurazione di esperienza autodeterminata dalla nostra intelligenza....oggi vediamo offrirci tale possibilità nella tecnologia mobile se usata come prestazione e non come MAESTRA del nostro quotidiano vivere.

al prossimo

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