CINQUANTASETTESIMO
SOLILOQUIO
Riflettere
è un interrogare interrogandosi
sulla prammatica del nostro vivere, oggi, la quotidianità: un
invilupparsi di situazioni...in un indiscriminato rovesciamento
reciproco di problemi vecchi e nuovi, in cui l'accrescimento della
povertà è l'inverso proporzionale dell'arricchimento di pochi...si
manifesta nella confusione delle idee e dello stesso linguaggio /
ineluttabilità di quel riflettere:
agisce sui fatti
coinvolgendoci, e in tale implicazione quel nostro nostro
naturalmente attivo riflettere si
mette in moto, al verificarsi in essi delle perturbazioni
che squilibrano il nostro ambito
di pertinenza e acuiscono il nostro convivere relazionale.
Agiamo
in convivenza con una crisi economica,
omologando in essa, nella consuetudine, le nostre qualità sensibili,
i nostri affetti, i desideri del corpo / crisi...mi
ripeto...che defluisce lungo il
filo rosso di un capitalismo in metamorfosi virtuale,
e in tale forma,
manifesta la sua portata
culturale
nell'operatività delle sue operazioni finanziarie, radicandosi
all'interno della nostra matrice
culturale, della quale muta la razionalità catturante
in virtualità...
...circolo
vizioso di un cambiamento che ci fa diversi,
mantenendo in vita quelle categorie di intelligibilità
della nostra memoria culturale che catturano i cieli e lasciano
imputridire il grano della terra...
...il
nostro peccato originale? No...tutto parla di umano / umana è la
cultura e i suoi saperi / umani sono le nostre virtù, i valori, i
nostri vizi, le stesse credenze, il nostro stesso ateismo,
l'organizzazione delle nostre reciproche relazioni, che abbiamo
imparato a chiamarla società.
Avaria,
in origine, di aver reso eterogenei le nostre operazioni
intellettuali dalle nostre operazioni concrete, qualificando le prime
la prestazione specifica dell'uomo nell'evoluzione del regno
dell'uomo sulla terra, in forza e tramite l'esclusiva del linguaggio
simbolico, del criterio di oggettivare i pensieri
soggettivi degli addetti ai lavoro: assioma di valore in
rapporto al modesto criterio nella pratica ordinaria del
quotidiano vivere:
/
l'origine delle operazioni intellettuali va cercata nelle azioni del
soggetto e nelle esperienze che egli fa; tali esperienze provano con
il loro stesso essere esperiti che le azioni, nelle coordinazioni più
generali, sono sempre applicabili all'oggetto> (Piaget/Inhelder,
Le operazioni intellettuali e il loro sviluppo, in Trattato,
vol. 7°, cit.)
/ <privare
il pensiero del suo momento d'involontarietà significa abolire
proprio la sua necessità> (Adorno, Minima moralia).
L'eterogeneità
delle nostre operazioni mentali...con l'attribuire alle operazioni
intellettuali, in frattura con il reale processo psichico soggettivo,
la qualifica di pertinenza nella produzione <della conoscenza
oggettiva come unica fonte di verità autentica> (J. Monod,
Il caso e la necessità)... ha reso possibile il <concentrare
la singolarità del vivente in una istanza unica (praticando una)
selezione naturale (in morfosi culturale, e il cui effetto solvente è
la sperequazione sociale): dà al vivente il suo solo senso
concepibile> (I. Stengers, Complessità, cit.)...
...in
quella eterogeneità, sin dalle origini, è da individuare la pratica
di oggettivare l'uomo e il suo campo sociale: <L'illusione del
progetto filosofico di afferrare la totalità del reale con la forza
del pensiero> (Adorno, L'attualità della filosofia) / e
tale, si riattiva nella svolta sostitutiva, a registro
differenziato in relazione alla sua formazione discorsiva, nella
<pratica scientifica>: essa <ha indirizzato l'evoluzione
culturale in una via a senso unico; traiettoria che, secondo le
affermazioni di progressismo scientifico del XIX secolo, doveva
inevitabilmente sfociare in uno sviluppo prodigioso dell'umanità
mentre vediamo oggi spalancarsi innanzi a noi un tenebroso abisso>
(J. Monod, cit.)...
...oggi,
divenuto l'altro ieri: il paradigma logico delle <proposizioni
vere e false e di esistenza e non-esistenza di fatti; questi termini
sembrano essere correlativi, ma poiché un “fatto non-esistente”
è ovviamente un non-senso, è chiaro che la correlazione risulta
soltanto apparente: (quindi) un'idea tecnica, (e in quanto tale), un
fatto è semplicemente una combinazione di entità formali; ossia è
una combinazione di oggetti> (J.R. Weibenberg, Introduzione al
positivismo logico)...
...in
atto, ventata di tempi nuovi, tale che <non possiamo definirci
moderni, ma neppure postmoderni...ma abitanti di un
mondo che sta cambiando e che questo cambiamento chiamiamo crisi>
(Bordoni, cit.)...
...passaggio
in transito problematico, lungo il quale l'assunzione di una
indifferenza immemore della tradizione rivela lo smarrimento
individuale della coscienza storica della nostra cultura / si fa
climatica e si riversa in un duplice atteggiamento: <d'impotenza
allo smantellamento, pezzo dopo pezzo, del sistema sociale o del
welfare> (ibidem), e la sensitività in contagio del vivere
l'attuale esperienza mondana diffonde uno stato d'animo di incertezza
che straripa nell'immediato senza futuro; di sfiducia nelle
istituzioni e nella classe politica che di fatto appare interessata a
governarci, manifestando, a livello europeo, una politica
senza politica, mostrando una incomprensione della portata
della crisi e di conseguenza un conservatorismo nei confronti
del mutamento in atto, il cui effetto è la delega del potere,
appartenente alla politica, al capitalismo finanziario
(Bauman/Bordoni) / in osmosi in Italia, con l'aggravante
dell'interregno: il baratro nel grande solco che si è
sbarrato tra il modo di vivere il nostro agire pensante e il
passato, ci ha inglobato in un tunnel senza uscita / vincitori e
vinti, ignominiosi di fronte al nostro dramma quotidiano / ha vinto
l'interesse di parte contro l'interesse di parte, lasciandoci in
balia alla conflittualità, in consonante ultrasonico dispiego
pubblicitario, degli auto-vocati a governarci...nella sviolinata
sogghignante dei nuovi e anonimi capitalisti.
La
bocciatura del SI - in preferenza del contrapposto NO – a una
riforma costituzionale, mi ha evidenziato il bilanciarsi delle
ragioni del SI e delle ragioni del NO nel conservatorismo reazionario
all'autodeterminazione degli individui e alla loro capacità
organizzativa del loro rapporto di convivenza, in un oggi...
evento...dell'intelligenza umana nella <nostra inquiete
epoca di inizio secolo>: la <Mobil Age>: <espansione
planetaria della tecnologia mobile, la cui conseguenza, sul
piano politico, sarebbe la mobilitazione della tecnologia>
(Dutue, cit.)...
...e la
continuità si rivela nella discontinuità proprio
nell'assiomatica convinzione, a modello unico, della possibilità del
riequilibrio...e, nel divario col passato reintegra
l'unità del nome...
...e
in esso si ravviva, cangiante, il centro: l'utilità che
ridefinisce nel criterio il nuovo equilibrio, purificato da
tutto ciò che viene giudicato un perturbante insignificante...
...e lo
spettro della pressione selettiva canalizza nella nostra mente
la singolarità intemporale di quel criterio, che ci ha
posizionati nel mondo occidentali – oggi in espansione
deoccidentale –, verso l'opacità pragmatica di un vivere
l'esperienza del passaggio, asserragliati in un me,
<verità, e parlo> (Lacan), che ha poco di sociale, e
quel poco, erogato in mistica misericordia che lascia tutto, in
diversa ripetizione, nei secoli di primavere singolari, come è
sempre stato...amplifica il solco tra “primi” e “ultimi”...e,
nell'orgogliosa presunzione del sapere dei “primi” si instaura
una relazione di potere, sia pure in buona fede: <Io
so, tu, no> (Adorno).
Risvegliamo
in noi la memoria. Prendiamo coscienza storica della provenienza
della matrice logica della nostra cultura...e
riflettiamo...nasceranno le idee per una configurazione di esperienza
autodeterminata dalla nostra intelligenza....oggi vediamo offrirci
tale possibilità nella tecnologia mobile se usata come prestazione
e non come MAESTRA del nostro quotidiano vivere.
al
prossimo
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