martedì 6 dicembre 2016

CINQUANTASEIESIMO SOLILOQUIO

La provenienza, genesi di un prendere storia della nostra cultura, l genealogia di una equilibrazione-base, a carattere rizomatico / <trafila> (Foucault) di un processo in metamorfosi, che la mantiene in vita attraverso le variabili temporali della reciproca reversibilità dei meccanismi economici e sociali (Adorno) di ogni tipicità dell'assetto configurativo che, a sua volta, prende storia.

L'obiettivo del ricorso a quella correlazione disgiuntiva di pertinenze mira ad investigare su quel processo, che ci investe in prima persona / far risaltare nella complessa trafila della provenienza quella condizione che ha reso possibile coniugare le varianti primavere, che hanno delineato e delineano la nostra storia, con l'invariante del nostro atteggiamento mentale.

Con Foucault, nel mio distinto, non si tratta <di risalire il tempo per ristabilire una grande continuità al di là della dispersione dell'oblio> (Microfisica del potere) / si tratta di individuare e riconoscere, proprio nella <dispersione dell'oblio>, di cui parla Foucault, non lo scoprire che alla <radice di quel che conosciamo e di quel che siamo non c'è la verità e l'essere, ma (nella condivisibile) esteriorità dell'accidente, il come pensiamo quella stessa esteriorità: il mio interrogativo...
...e quel rilievo...da me accettato...spinge il mio interrogativo verso quel mio distinto che lo propende verso una dimensione alquanto problematica,,,
...esso, indubbiamente, ci sveglia dall'impigrirci nella posizione di ricerca del principio dell'origine della nostra cultura nel valicare l'esperienza del vivere la nostra mondanità e che, nel rovesciamento sistematico nei vari modelli unici – scientifici, logici, tecnologici, virtuali – ripropone quella <gerarchia violenta> che qualifica il taglio della razionalità della nostra cultura (Derrida, Posizioni, già cit.) / taglio, quindi, caratterizzazione / il propositivo dell'Altro della razionalità, compreso le macchine desideranti di Deleuze/Guattari (L'anti-Edipo) e ogni forma che assume il virtuale, sono frutto dell'intelligenza dell'uomo; intelligenza educata: tratteggia un atteggiamento mentale al di fuori del modello pensato e dello stesso linguaggio...e nella negazione quel taglio sopravvive e si presenta secondo il <criterio del concetto superiore> (Adorno, Dialettica negativa)...
...<il pensare (è) esso stesso un comportamento, contiene in sé il bisogno – e in primo luogo l'affanno (ed è proprio) il bisogno nel pensare esige...che si pensi> (ibidem)...
...esso, pertanto, non è di estrazione né di classe né di ceto / è di ogni di <ogni uomo che vive, parla e produce> (Foucault)...
...e qui si ripropone il mio interrogativo, e per esso la necessità di risalire alla provenienza / cogliere quel taglio raziocinante che ha impresso nel nostro cervello la sua perforante genialità, configurando <come forma dell'esperienza se stesso, l'identità dell'uomo mantenentesi in vita, e lasciando valere delle affermazioni sulla natura (su i nostri comportamenti individuali e relazionali) solo quel tanto che può essere captato dall'identità di quelle forme> (Adorno, Metacritica) / capacitarci, nell'<ondeggiamento incoativo (dell'esperienza naturale e sociale, determinato da) un'indecisione, da una sincope (, attraverso le quali si manifesta il nuovo, l'insolito, rendendo impossibile) di essere pensato dall'interno di un sistema – la sua varietà (viene ricostruita) sotto l'unità del nome> (Nancy, Le discours de la syncope) / farci una convinzione del come sia stato possibile, e continua ad essere tale ai nostri giorni, il nostro conformarci a quella <unità del nome>, se <l'attenzione, la motivazione, la disponibilità del soggetto sono mutevoli...e spiegano il variare delle sue risposte da un momento all'altro> (P. Fraisse, Il metodo sperimentale, in Trattato, vol. 1, cit.).

Terreno di elezione, la <trafila complessa della provenienza> (Foucauli), coltiva questa come memoria culturale in ogni situazione che si modifica per effetto di nuove forme di interazione uomo/ambiente, riportando ogni possibilità inventiva di nuove forme di vita individuale e sociale nei suoi binari...
...e in essi lo spianarsi di un dato di fatto, variabile nell'invariante nostro percorso, ha contraddistinto, e contraddistingue in un oggi formalmente organizzato, il vivere la nostra quotidianità nella <descrizione> selettiva, mirante <alla riduzione dell'arbitrario> (Stengers/Bailly, Ordine, in Concetti nomadi, cit.), nelle varianti di quel logotipo...
...e noi...ancora oggi, integrati per legalizzazione di quei nostri diritti, dovuti al fatto che siamo, tutti indiscriminatamente, corpi viventi in attiva operatività pensante...di quel logotipo, travestito nella parità legalizzata, siamo i suoi coltivatori diretti...
...e, inconsci, rievochiamo quella memoria culturale, assimilata per educazione e per contagio, nel far propria quella reificazione introiettata (Adorno) che ci situa, oggi, <frammenti della diversità> (Concetti nomadi), <moltitudine, particolarizzata (di individui) accomunati trasversalmente dalla loro attività tecnica, in quanto capacità di rilegare i diversi gruppi sociali con una seconda natura frutto della simbiosi tra necessità animali e prestazioni macchinali, mediate da un linguaggio altamente formalizzato (software) ma sua volta implementato come se fosse naturale> (Duque, già cit.).

Un altrimenti posizionarci <in situazione>, la quale <nei suoi aspetti più complessi (oggi in maggior risalto) è sempre relativa all'individuo> (P. Fraisse, Il metodo sperimentale, in Trattato, vol, 1, cit.)...
...e quella <modernità che esaltava il borghese, l'individuo libero da costrizioni, capace di farsi da sé, di salire la scala sociale e di affermarsi grazie alle proprie capacità>, oggi scivola, dopo <la liquidazione dello Stato sociale> sul terreno sdrucciolato del <convincimento neoliberista> (C. Bordoni, Stato di crisi,) cit. di un individualismo egocentrico <che ha poco di sociale> (ibidem)...
...e in tale situarci, esperiamo l'esperienza della nostra mondanità in una climatizzazione che rende problematico il campo della nostra attività economica sino ad investire la sfera della nostra affettività e la formazione della nostra personalità:
/ la crisi economica...ribadisco il già esternato... ha manifestato il suo calibro culturale, contestualizzando un neoliberalismo, fondato razionalmente sul <principio economicistico secondo il quale <ogni azione, ogni concessione, ogni servizio deve avere il suo tornaconto, gravare su chi ne usufruisce e non essere spalmato sull'intera comunità> (Bordoni, Stato di crisi, cit.)
/ e in connessione in variabile indipendente, la tecnologia mobile espone <un assemblaggio riflettente mobile che si sgrana in una sequenza indefinita di situazione (traghettando un) procedurale (che) impegna e rimescola, facendoli interagire i diversi ambiti di produzione “impresa”, riproduzione “scuola, famiglia) e divertimento “hobby” attraverso le differenti interfacce mediatiche, mediante le quali si incrociano la globalizzazione, la commercializzazione e l'individualizzazione> (Duque).

Ma...tali induzioni...che ci posizionano diversi dai vari passaggi che hanno scritto la nostra storia...e che l'intelligenza dell'uomo, oggi, ha reso più duraturo...non nascono dal nulla: <nessuna autentica opera d'arte e nessuna vera filosofia (nessuna scienza, così come nessuna tecnologia) si è mai esaurita in se stessa secondo il suo senso, secondo il suo essere in sé. Sempre esse sono state in rapporto con il reale processo della vita della società, da cui si separavano> (Adorno, Prismi)...
...ma...quel processo di vita nella società occidentale, oggi in conquistata democrazia, è intessuto dallo <statuto ibrido della norma (coltivato) da un sapere razionale (il quale), non si limita a imporre le sue norme “i suoi metodi e i suoi e i suoi criteri”, impone anche certe norme “definisce il soggetto normale e sano, normalizza gli individui a partire da questo modello” (mediante la) riduzione del comportamento normale al comportamento staticamente dominante> (P. Livet, Norme, in Concetti nomadi, cit.): induzione assorbita: <siamo concettualmente radicati in una tradizione che ha dato accesso a un modello semplice, e che ha definito degli strumenti convenienti a sistemi di questa natura> (Stengers, Complessità, già cit.).

Induzioni di variabili tra loro indipendenti avviluppano il nostro <processo causale e conseguenziale dell'equilibrio, il quale fisiologicamente consiste in un susseguirsi di regolazioni e autoregolazioni (in un imbastardito raccordo), il quale traduce la crescente reversibilità operativa delle strutture logico-matematiche sottostanti> (J- Piaget, La spiegazione in psicologia e il parallelismo psicologico, in Trattato, vol. 1°, cit.)...
...il vaticinio di Musil: <Ma forse credo che fra un po' di tempo gli uomini saranno parte molto intelligenti e parte dei mistici. Forse avverrà che anche ai nostri giorni la morale si divida in queste due componenti. Potrei anche dire: in matematica e mistica> (L'uomo senza qualità, vol. 2°, già cit)...
...e il calcolo mobilita il nostro agire pensante nell'irresponsabilità verso i nostri simili / riproduce nel nostro individuale processo psichico, sotto lo stimolo indotto dalla nostra matrice culturale, la sovranità individuale nella propria gestione e nella cogestione dell'esistente / si fa comportamento sociale,- la rinvigorita, oggi, affidabilità <inumata negli ordinamenti pratici della vita, che pretendono di giovare agli uomini, determinano, nell'economia del profitto, l'atrofia di tutto ciò che è umano> (Adorno, Minima moralia) / e il calcolo si costituisce a <statuto di sequestro del reale>: l'interrogativo di P. Lévy (Il paradigma del calcolo, in Concetti nomadi, cit.) - la sua delucidazione: <Non si tratta né di un rapporto immediato con i fenomeni “i puri e semplici dati dei sensi” né della costituzione di concetti o di oggetti scientifici, operazionali per definizione, e di relazioni riproducibili tra delle misure. Abbiamo piuttosto a che fare con l'immagine delle cose mediata da un'intelligenza culturalmente informata. Si tratta dei fenomeni quali si danno prima della formalizzazione scientifica, ma già organizzati, già messi in scena>...

...e la nostra identità, nella differenza climatizzata, in forza di quella intelligenza indotta, incurvatura flessibile della trafila della provenienza, si fa ripetizione del sempre stato (Deleuze, Differenza e ripetizione).
Riportare la logica normativa alla logica dei fatti, una fattibile via percorribile / attuabilità, attraverso quel nostro atteggiamento mentale riflettente, naturalmente attivo, che l'illuminismo, in memoria culturale, formalizzò in funzione speculativa / affrancarlo da quella <correttezza logica>, nella cui connessione dei suoi legami, <si rispecchiano> <bisogni e tendenze della (nostra) coscienza pensante> (Adorno, Metacritica) / orientarlo verso l'ambiente situazionale in cui si danno le condizioni attraverso i quali si dà il dato di fatto, siano esse sincope individuali o cesure, interruttive dell'equilibrio di situazioni sociali / prenderne coscienza storica, e operare.

Azioni congenite alle nostre capacità, alla nostra intelligenza di agire sulle situazioni, fuori dal calcolo / Operazioni, quindi, che <agiscono sul mondo>, e, in quanto tali, <non hanno un fine speculativo e sarebbe quanto mai errato interpretare lo sviluppo delle operazioni in modo intellettuali, poiché esse consistono nel trasformare le situazioni e gli oggetti> (Piaget/Inelder, Le operazioni intellettuali e il loro sviluppo, in Trattato, vol. 7°, cit.)...
...prendere coscienza storica della provenienza della nostra cultura e della forza induttiva, nella sua trafila complessa, nel normalizzare il come pensiamo, è, nella dimenticanza attuale, la mia scelta – non dotta, ma urlo nel deserto...

persisterò al prossimo

Nessun commento:

Posta un commento