CINQUANTASEIESIMO
SOLILOQUIO
La
provenienza,
genesi di un prendere
storia
della nostra cultura,
l genealogia
di una equilibrazione-base,
a carattere rizomatico
/ <trafila>
(Foucault) di un processo in metamorfosi, che la mantiene in
vita
attraverso le variabili temporali della reciproca
reversibilità
dei meccanismi economici
e sociali (Adorno)
di ogni tipicità
dell'assetto
configurativo che, a sua volta, prende
storia.
L'obiettivo
del ricorso a quella correlazione
disgiuntiva
di
pertinenze
mira ad investigare su quel processo,
che ci investe in prima persona / far
risaltare nella
complessa trafila
della
provenienza
quella
condizione
che ha reso possibile coniugare le varianti
primavere,
che hanno delineato e delineano la nostra storia, con l'invariante
del nostro atteggiamento
mentale.
Con
Foucault,
nel mio distinto,
non si tratta <di risalire il tempo per ristabilire una grande
continuità al di là della dispersione dell'oblio> (Microfisica
del potere)
/ si tratta di individuare e riconoscere, proprio nella <dispersione
dell'oblio>, di cui parla Foucault, non lo scoprire che alla
<radice di quel che conosciamo e di quel che siamo non c'è la
verità e l'essere, ma (nella condivisibile) esteriorità
dell'accidente, il come
pensiamo quella
stessa
esteriorità:
il mio interrogativo...
...e quel
rilievo...da me accettato...spinge il mio interrogativo
verso quel mio distinto che lo propende verso una
dimensione alquanto problematica,,,
...esso, indubbiamente, ci
sveglia dall'impigrirci nella posizione di ricerca del
principio dell'origine della nostra cultura nel valicare
l'esperienza del vivere la nostra mondanità e che, nel
rovesciamento sistematico nei vari modelli unici –
scientifici, logici, tecnologici, virtuali – ripropone quella
<gerarchia violenta> che qualifica il taglio della
razionalità della nostra cultura (Derrida, Posizioni,
già cit.) / taglio, quindi, caratterizzazione
/ il propositivo dell'Altro della razionalità,
compreso le macchine desideranti di Deleuze/Guattari
(L'anti-Edipo) e ogni forma che assume il virtuale,
sono frutto dell'intelligenza dell'uomo; intelligenza educata:
tratteggia un atteggiamento mentale al di fuori del modello
pensato e dello stesso
linguaggio...e nella negazione quel
taglio sopravvive e si
presenta secondo il <criterio del concetto superiore> (Adorno,
Dialettica negativa)...
...<il
pensare (è) esso stesso un comportamento, contiene in sé il bisogno
– e in primo luogo l'affanno (ed è proprio) il bisogno nel pensare
esige...che si pensi> (ibidem)...
...esso, pertanto, non è di
estrazione né di classe né di ceto / è di ogni di <ogni uomo
che vive, parla e produce> (Foucault)...
...e
qui si ripropone il mio interrogativo, e per esso la necessità di
risalire alla provenienza /
cogliere quel taglio
raziocinante che ha impresso nel nostro cervello la sua perforante
genialità, configurando <come forma dell'esperienza se stesso,
l'identità dell'uomo mantenentesi in vita, e lasciando valere delle
affermazioni sulla natura (su i nostri comportamenti individuali e
relazionali) solo quel tanto che può essere captato dall'identità
di quelle forme> (Adorno, Metacritica)
/ capacitarci, nell'<ondeggiamento incoativo (dell'esperienza
naturale e sociale, determinato da) un'indecisione, da una sincope (,
attraverso le quali si manifesta il nuovo,
l'insolito, rendendo
impossibile) di essere pensato dall'interno di un sistema – la sua
varietà (viene ricostruita) sotto l'unità del nome> (Nancy, Le
discours de la syncope) / farci
una convinzione del come sia stato possibile, e continua ad essere
tale ai nostri giorni, il nostro conformarci a quella <unità del
nome>, se <l'attenzione, la motivazione, la disponibilità del
soggetto sono mutevoli...e spiegano il variare delle sue risposte da
un momento all'altro> (P. Fraisse, Il metodo
sperimentale, in
Trattato, vol. 1, cit.).
Terreno
di elezione, la
<trafila complessa della provenienza> (Foucauli), coltiva
questa come memoria
culturale in
ogni situazione che si modifica per effetto di nuove forme di
interazione uomo/ambiente, riportando ogni possibilità inventiva di
nuove forme di vita individuale e sociale nei suoi binari...
...e
in essi lo spianarsi di un dato
di fatto,
variabile
nell'invariante
nostro percorso, ha contraddistinto, e contraddistingue in un oggi
formalmente
organizzato,
il vivere la nostra quotidianità nella <descrizione>
selettiva,
mirante
<alla riduzione dell'arbitrario> (Stengers/Bailly, Ordine,
in Concetti
nomadi,
cit.),
nelle varianti
di
quel logotipo...
...e
noi...ancora oggi, integrati per legalizzazione di quei
nostri diritti, dovuti al fatto che siamo, tutti
indiscriminatamente, corpi viventi in attiva operatività
pensante...di quel logotipo, travestito nella parità
legalizzata, siamo i suoi coltivatori diretti...
...e,
inconsci, rievochiamo quella memoria culturale, assimilata per
educazione e per contagio, nel far propria quella reificazione
introiettata (Adorno) che ci situa, oggi, <frammenti della
diversità> (Concetti nomadi), <moltitudine,
particolarizzata (di individui) accomunati trasversalmente
dalla loro attività tecnica, in quanto capacità di rilegare
i diversi gruppi sociali con una seconda natura frutto della
simbiosi tra necessità animali e prestazioni macchinali, mediate da
un linguaggio altamente formalizzato (software) ma sua volta
implementato come se fosse naturale> (Duque, già cit.).
Un
altrimenti posizionarci <in situazione>, la quale <nei
suoi aspetti più complessi (oggi in maggior risalto) è sempre
relativa all'individuo> (P. Fraisse, Il metodo sperimentale,
in Trattato, vol, 1, cit.)...
...e
quella <modernità che esaltava il borghese, l'individuo libero da
costrizioni, capace di farsi da sé, di salire la scala sociale e di
affermarsi grazie alle proprie capacità>, oggi scivola, dopo <la
liquidazione dello Stato sociale> sul terreno sdrucciolato del
<convincimento neoliberista> (C. Bordoni, Stato di crisi,)
cit. di un individualismo egocentrico <che ha
poco di sociale> (ibidem)...
...e
in tale situarci, esperiamo l'esperienza della nostra mondanità in
una climatizzazione che rende problematico il campo della nostra
attività economica sino ad investire la sfera della nostra
affettività e la formazione della nostra personalità:
/ la
crisi economica...ribadisco il già esternato... ha manifestato il
suo calibro culturale, contestualizzando un neoliberalismo,
fondato razionalmente sul <principio economicistico secondo il
quale <ogni azione, ogni concessione, ogni servizio deve avere il
suo tornaconto, gravare su chi ne usufruisce e non essere spalmato
sull'intera comunità> (Bordoni, Stato di crisi, cit.)
/ e in
connessione in variabile indipendente, la tecnologia mobile espone
<un assemblaggio riflettente mobile che si sgrana in una
sequenza indefinita di situazione (traghettando un)
procedurale (che) impegna e rimescola, facendoli interagire i diversi
ambiti di produzione “impresa”, riproduzione “scuola, famiglia)
e divertimento “hobby” attraverso le differenti interfacce
mediatiche, mediante le quali si incrociano la globalizzazione, la
commercializzazione e l'individualizzazione> (Duque).
Ma...tali
induzioni...che ci posizionano diversi dai vari passaggi che
hanno scritto la nostra storia...e che l'intelligenza dell'uomo,
oggi, ha reso più duraturo...non nascono dal nulla: <nessuna
autentica opera d'arte e nessuna vera filosofia (nessuna scienza,
così come nessuna tecnologia) si è mai esaurita in se stessa
secondo il suo senso, secondo il suo essere in sé. Sempre esse sono
state in rapporto con il reale processo della vita della società, da
cui si separavano> (Adorno, Prismi)...
...ma...quel
processo di vita nella società occidentale, oggi in conquistata
democrazia, è intessuto dallo <statuto ibrido della norma
(coltivato) da un sapere razionale (il quale), non si limita a
imporre le sue norme “i suoi metodi e i suoi e i suoi criteri”,
impone anche certe norme “definisce il soggetto normale e
sano, normalizza gli individui a partire da questo modello”
(mediante la) riduzione del comportamento normale al comportamento
staticamente dominante> (P. Livet, Norme, in Concetti
nomadi, cit.): induzione assorbita:
<siamo concettualmente radicati in una tradizione che ha dato
accesso a un modello semplice, e che ha definito degli strumenti
convenienti a sistemi di questa natura> (Stengers, Complessità,
già cit.).
Induzioni
di
variabili tra loro indipendenti
avviluppano il nostro <processo causale e conseguenziale
dell'equilibrio, il quale fisiologicamente consiste in un susseguirsi
di regolazioni e autoregolazioni (in un imbastardito raccordo), il
quale traduce la crescente reversibilità operativa delle strutture
logico-matematiche sottostanti> (J- Piaget, La
spiegazione in psicologia e il parallelismo psicologico,
in Trattato,
vol. 1°, cit.)...
...il
vaticinio di Musil: <Ma forse credo che fra un po' di tempo gli
uomini saranno parte molto intelligenti e parte dei mistici. Forse
avverrà che anche ai nostri giorni la morale si divida in queste due
componenti. Potrei anche dire: in matematica e mistica> (L'uomo
senza qualità,
vol. 2°, già cit)...
...e
il calcolo
mobilita
il nostro agire
pensante
nell'irresponsabilità
verso
i nostri simili
/ riproduce
nel nostro individuale processo psichico, sotto lo stimolo indotto
dalla
nostra matrice
culturale,
la sovranità
individuale nella propria gestione e nella cogestione dell'esistente
/ si fa comportamento
sociale,- la rinvigorita,
oggi,
affidabilità <inumata
negli ordinamenti pratici della vita, che pretendono di giovare agli
uomini, determinano, nell'economia del profitto, l'atrofia di tutto
ciò che è umano> (Adorno, Minima
moralia)
/ e il calcolo
si costituisce a <statuto di sequestro del reale>:
l'interrogativo di P. Lévy (Il
paradigma del calcolo,
in Concetti
nomadi,
cit.)
- la sua delucidazione: <Non si tratta né di un rapporto
immediato con i fenomeni “i puri e semplici dati dei sensi” né
della costituzione di concetti o di oggetti scientifici, operazionali
per definizione, e di relazioni riproducibili tra delle misure.
Abbiamo piuttosto a che fare con l'immagine delle cose mediata da
un'intelligenza culturalmente informata. Si tratta dei fenomeni quali
si danno prima della formalizzazione scientifica, ma già
organizzati, già messi in scena>...
...e
la nostra identità,
nella differenza
climatizzata,
in forza di quella intelligenza indotta,
incurvatura flessibile della trafila della provenienza,
si fa ripetizione
del
sempre stato (Deleuze, Differenza
e ripetizione).
Riportare
la logica normativa alla logica dei fatti,
una fattibile via percorribile / attuabilità, attraverso quel nostro
atteggiamento
mentale riflettente,
naturalmente attivo, che l'illuminismo, in memoria culturale,
formalizzò in funzione speculativa
/ affrancarlo
da quella <correttezza logica>, nella cui connessione dei suoi
legami,
<si rispecchiano> <bisogni e tendenze della (nostra)
coscienza pensante> (Adorno, Metacritica)
/ orientarlo verso l'ambiente situazionale in cui si danno le
condizioni attraverso i quali si dà il dato
di fatto,
siano esse sincope
individuali
o cesure,
interruttive dell'equilibrio di situazioni sociali / prenderne
coscienza
storica,
e operare.
Azioni
congenite
alle nostre capacità, alla nostra intelligenza di agire sulle
situazioni, fuori dal calcolo
/ Operazioni,
quindi, che
<agiscono
sul mondo>, e, in quanto tali, <non hanno un fine speculativo e
sarebbe quanto mai errato interpretare lo sviluppo delle operazioni
in modo intellettuali, poiché esse consistono nel trasformare le
situazioni e gli oggetti> (Piaget/Inelder, Le
operazioni intellettuali e il loro sviluppo,
in Trattato,
vol. 7°, cit.)...
...prendere
coscienza storica della provenienza della nostra cultura e della
forza induttiva, nella sua trafila complessa, nel normalizzare
il come pensiamo, è, nella dimenticanza attuale, la mia
scelta
– non dotta,
ma urlo
nel deserto...
persisterò
al prossimo
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