martedì 22 novembre 2016

CINQUANTACINQUESIMO SOLILOQUIO

io di fronte al mio interrogativo / problema per-me / complesso in sé per essere oggettivato: la comprensibilità di un dato di fatto...che nella osservazione non moralistica, ma intessuta dalla coesistenza di cultura e storia, di Adorno è il vivere l'esperienza della nostra mondanità nell'accettazione della reificazione (già cit.)...di fronte, da un lato all'evoluzione tecnologica che solleva nuovi problemi; dall'altro alla possibilità di disporre di nuovi mezzi di indagini da parte degli studiosi; da un ulteriore verso, dalla virtualità del capitale finanziario che ci alfabetizza ad una cultura dell'immediato.
Comprensibilità ostica, intralcio al mio sollecito di orientarmi in quel panorama conflittuale delle interpretazioni, la mia scelta arbitraria, fuori “testo”, ma senza farmi “testo”, di depredare da “testi” di autori appartenenti a discipline diverse rilievi pertinenti / lasciarli filtrare attraverso i miei soliloqui in connessione disgiuntiva: il mio tentativo di causare il dischiudere elementi significativi, possibili stimolatori della nostra riflessione in una situazione attuale, che manifesta l'invecchiamento delle idee.

Invecchiamento delle idee, e il mio interrogativo tronca <l'urlo nella strozza>, perché non posso <dir con parola integra> (Dante), poiché essa è legata alla pertinenza della prospettiva del mio interrogativo...
...la causale del mio sguardo esplorativo su rilievi, scarcerati dall'intenzionato di voci, pertinenti nel loro campo di applicazioni, senza frammischiare le loro diverse intenzioni / diversificazioni connesse in disgiunzioni, motivati dal ritenerli indici chiavi per raccapezzarmi su quel problematico problema che sprizza dal mio interrogativo: noi <forma riflessa del processo sociale> (Adorno, Minima moralia) / sradicarli dalle loro fondamenta paradigmatiche per slittare quella loro predisposizione ontologica...in memoria culturale...che assimila il nostro comportamento individuale e sociale ad un sistema formale, anche se il suo costrutto è a base scientifica o sperimentale...
...la riduzione del nostro vissuto e della sua immagine prospettica ad una singola disciplina, il cui taglio di osservazione su quel problema renderebbe univoca la spiegazione causale dell'influenza di ogni diversificata configurazione di esperienza sulla storia degli individui e del loro rapporto sociale...
...l'effetto solvente sul nostro agire pensante individuale e comunitario piegherebbe quell'agire sotto un principio per noi anonimo, poiché misconosciamo e ci è indifferente l'epistemologia del modello...
...l'effetto uniformerebbe i comportamenti, determinando una <società integrata>:

<La cupa società-unità non tollera neppure quei momenti distinti, relativamente indipendenti, a cui si riferiva un tempo la teoria della dipendenza causale tra sovrastruttura e infrastruttura> (Adorno, Prismi): integrazione, la corale di un oggi dagli equilibri sociali e politici instabili in ogni territorialità, non solo occidentale, e dal contrasto insanabile fra le varie culture del nostro pianeta, che mette in gioco la pace fra i popoli.

Quel mio slittare la loro propensione ontologica...nella mia presunzione...è un voler lasciar sprizzare da quella circolarità di idee elementi che ci conducano a rendere intelligibile la codificazione e la relativa applicazione di diritto a tutti gli oggetti, compreso l'uomo e la società, determinata dalla razionalità della nostra cultura, estesa ad ogni disciplina / intelligibilità, che può illuminarci su quello che è il suo effetto solvente: il nostro stato perenne di appendici delle decisioni normative, attorniante la nostra connessione con l'esistente / risoluzioni, provvedimenti promulgati da altolocati in presunzione di sapere che recitano, in teatralità dell'assurdo, il rapporto di potere di un manipolo di uomini sulla maggioranza dei loro simili...
...e il perpetuarsi oggi si ribalta in beffa: appendici deleganti la sovranità individuale conquistata.

Ciò ci rimanda alla nostra storia, alla genealogia della nostra cultura / un rimando che non è un <risalire il tempo per stabilire una grande continuità> (Foucault, Microfisica del potere) / al contrario, in linea con Foucault, puntare lo sguardo sulla discontinuità attraverso il suo prendere storia, climatizzandone la provenienza, nel delineare ogni atmosfere una relativa configurazione di una esperienza di verità (Lacan, Scritti, cit.) in quel suo orizzonte di significatività.


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