CINQUANTACINQUESIMO
SOLILOQUIO
io di
fronte al mio interrogativo / problema per-me
/ complesso in sé per essere oggettivato:
la comprensibilità di un dato di fatto...che
nella osservazione non moralistica,
ma intessuta dalla coesistenza di cultura e
storia, di Adorno è
il vivere l'esperienza della nostra mondanità nell'accettazione
della reificazione (già
cit.)...di fronte, da
un lato all'evoluzione tecnologica che solleva nuovi problemi;
dall'altro alla possibilità di disporre di nuovi mezzi di indagini
da parte degli studiosi; da un ulteriore verso, dalla virtualità
del capitale finanziario che ci
alfabetizza ad una cultura dell'immediato.
Comprensibilità
ostica, intralcio al mio sollecito di orientarmi in quel panorama
conflittuale delle interpretazioni,
la mia scelta arbitraria,
fuori “testo”, ma senza
farmi “testo”, di depredare da “testi” di autori appartenenti
a discipline diverse rilievi pertinenti
/ lasciarli filtrare attraverso
i miei soliloqui in connessione disgiuntiva: il mio tentativo di
causare il dischiudere elementi significativi, possibili stimolatori
della nostra riflessione in una situazione attuale, che manifesta
l'invecchiamento delle idee.
Invecchiamento
delle idee, e il mio interrogativo tronca <l'urlo nella strozza>,
perché non posso <dir con parola integra> (Dante), poiché
essa è legata alla pertinenza della
prospettiva del mio interrogativo...
...la
causale del mio sguardo esplorativo su rilievi,
scarcerati dall'intenzionato di voci,
pertinenti nel loro campo di
applicazioni, senza frammischiare le loro diverse intenzioni
/ diversificazioni connesse in
disgiunzioni, motivati dal ritenerli indici chiavi per
raccapezzarmi su quel problematico problema che
sprizza dal mio interrogativo: noi <forma riflessa del processo
sociale> (Adorno, Minima moralia)
/ sradicarli dalle loro fondamenta paradigmatiche per slittare quella
loro predisposizione ontologica...in memoria
culturale...che assimila il
nostro comportamento individuale e sociale ad un sistema formale,
anche se il suo costrutto è a base scientifica o sperimentale...
...la
riduzione del nostro vissuto
e della sua immagine prospettica ad una singola disciplina, il cui
taglio di osservazione
su quel problema
renderebbe univoca la spiegazione causale dell'influenza di ogni
diversificata configurazione di esperienza sulla storia
degli individui e del loro
rapporto sociale...
...l'effetto
solvente sul nostro agire
pensante individuale e comunitario piegherebbe quell'agire
sotto un principio per noi
anonimo, poiché misconosciamo e ci è indifferente l'epistemologia
del modello...
...l'effetto
uniformerebbe i comportamenti, determinando una <società
integrata>:
<La
cupa società-unità non tollera neppure quei momenti distinti,
relativamente indipendenti, a cui si riferiva un tempo la teoria
della dipendenza causale tra sovrastruttura e infrastruttura>
(Adorno, Prismi):
integrazione, la
corale di un oggi dagli
equilibri sociali e politici instabili in ogni territorialità,
non solo occidentale,
e dal contrasto insanabile fra
le varie culture del nostro pianeta, che mette in gioco la pace fra i
popoli.
Quel
mio slittare la loro propensione ontologica...nella mia
presunzione...è un voler lasciar sprizzare da quella circolarità di
idee elementi che ci conducano a rendere intelligibile la
codificazione e la relativa applicazione di diritto
a
tutti gli oggetti, compreso l'uomo e la società, determinata dalla
razionalità
della
nostra cultura,
estesa ad ogni disciplina
/ intelligibilità,
che può illuminarci su quello che è il suo effetto
solvente:
il nostro stato perenne di appendici
delle
decisioni normative, attorniante la nostra connessione con
l'esistente / risoluzioni, provvedimenti promulgati da altolocati
in presunzione di sapere
che recitano, in teatralità dell'assurdo, il rapporto
di potere di
un manipolo di uomini sulla maggioranza dei loro simili...
...e
il perpetuarsi oggi
si
ribalta in beffa:
appendici
deleganti
la sovranità individuale conquistata.
Ciò
ci rimanda alla nostra storia, alla genealogia della nostra cultura
/
un rimando che non è un <risalire il tempo per stabilire una
grande continuità> (Foucault, Microfisica
del potere)
/ al contrario, in linea con Foucault, puntare lo sguardo sulla
discontinuità
attraverso
il suo prendere storia, climatizzandone
la
provenienza,
nel
delineare
ogni
atmosfere una relativa configurazione di una esperienza
di verità
(Lacan, Scritti,
cit.)
in quel suo orizzonte di significatività.
Continua
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