CINQUANTAQUATTRESIMO
SOLILOQUIO
Riattivo
il soliloquio interrotto / reintroduco quella
instaurazione,
correlante nodo stimolante e rinvigorente la conformità tra
l'esigenza indotta di un punto di riferimento, resistente
all'arbitrio
– il centro, rappresentazione
funzionale, implicante una certa immobilità
(Foucault), esigita come “verità”, alle origini e
successivamente come “postulato scientifico”, indi “logica”,
oggi “virtuale” - e l'atteggiamento mentale dell'agire pensante
di ogni uomo, interprete,
nella variante del ruolo,
dell'esperienza che vive, /
atteggiamento mentale, indotto...per educazione e
per contagio,
attivato...rispettivamente dalla famiglia e
dalla scuola / e
dalla relazione con l'ambiente, con il gruppo...ad agire, congegnando
la sua intelligenza secondo quel penetrante <si, certo, dev'essere
così> (Wittigenstein) / assunzione, pertanto, di dipendenza
all'interno di <uno spazio fatto di organizzazioni, cioè
di rapporti interni fra elementi il cui insieme determina una
funzione (Foucault, Le
parole e le cose) / spazio circoscritto
da coordinazioni generali, espositivi di <un ordine prestabilito
in un insieme di oggetti> (Piaget/Inhelder, Trattato,
vol. 7°, già cit.),
al cui interno si esercita l'azione di ogni individuo, reagendo <non
in funzione di ciò che gli oggetti sono in se stessi, ma in funzione
dell'interesse che presentano per lui> (Oléron, in Trattato, vol.
7°).
L'uomo
di scienza
e l'uomo senza qualità
vivono...quindi tutti
noi...entro
spazi
e
tempi derivanti
dalla normata
organizzazione
delle connessioni e della interdipendenza della medesima cultura,
rinnovando
l'affannoso problema del rapporto tra forma
logica della
normativa
e
vita
vissuta, attraverso
la sintassi in uso del medesimo linguaggio che definisce l'ambito
convenzionale delle loro...nostre...rappresentazioni.
Uno
scatto di immagine emblematico di una connessione-esistenza, immobile
nella mobilità dei tempi / dato di fatto, il quale ha archiviato la
fragilità, la subordinazione alle
apparenze del nostro agire
pensante,
conferendo all'interprete
di turno...nostro simile...il
diritto
di
preporre le nostre condizioni di vita e il raggio di conoscenza: <io
so, tu no> (Adorno, Metacritica),
riconoscendoci
oggi il diritto di pensare in libertà
condizionata...
...e
la nostra intelligenza,
la
quale...in raffronto alla assuefazione ad un modello unico che
esprime la forma
inoculata
dell'instaurazione
centripeta....nella
soluzione operatoria posta di fronte alle perturbazione esterne,
conosce la mobilità
della sua inventiva sociale,
tale da <compensarle in trasformazioni orientate in senso opposto>
(Piaget/Inhelder, vol. 7°>...si funzionalizza compensatrice
(ibidem)
di quella staticità
che
la connota, riequilibrandola nel suo eterno
ritorno nella
diversità
del
nuovo equilibrio:
il positivo,
illuminante la “compensazione”, per i due autori citati / il
positivo...nel
mio riflettere l'aggettivo
illuminante...in
quanto espone alla luce del giorno l'incurvare la mobilità
poliedrica dalla nostra umana
intelligenza
in quella
linea direttiva
che ci dispone a pensare...qualunque
sia e
il nostro orientamento ideologico, politico, filosofico, scientifico,
tecnologico, teologico e
l'atteggiamento
mentale di chi è impegnato nel quotidiano mestiere del
vivere...l'utilità
di
un centro
(Nietzsche).
quale punto di riferimento dei nostri comportamenti da singoli
individui e da individui in
relazione.
La
compensazione,
la posta in gioco della nostra capacità di inventare nuove pratiche
del vivere la nostra temporanea mondanità / è l'ammodernare il
ripristino di una strategia di cattura
del nuovo
per
riportare i problemi che la sua perturbazione lascia circolare, a
livello della condotta unica che caratterizza la razionalità
della
nostra cultura:
il dominio dell'astratto
che,
nell'innescare differenti posizioni teoriche, convergenti nel
chiarirci chi
siamo,
si propaga nelle nostre pratiche quotidiane, attraverso la messa in
atto di un unico principio normativo della nostra condotta
individuale, integrato nell'organizzazione umana della società che
mostra la sua
razionalità
nella istituzione di una forma
stato, il
buon pastore,
e di fatto nel dominio economico,
il quale, nelle sue metamorfosi, manifesta la tendenza di sempre di
massimizzazione del capitale investito, estendendo nelle nostre
pratiche quotidiane il
calcolo dell'utile.
Istintivo
il mio interrogativo: come il nostro tessuto
genetico e psicologico
- che,
se ci condiziona, non ci determina – si
sia predisposto mentalmente,
e di conseguenza nel suo privato
e di organizzatore del rapporto sociale
a sviluppare nella nostra intelligenza, portatrice di varianti, un
potenziale adattativo?
Necessità
di riflettere, rinviando al prossimo
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