OTTANTANOVESIMO SOLILOQUIO
Insolvibilità dall'intensa
profondità, che va, forse, oltre l'intento di Adorno / il suo
indirizzarsi verso la relazione conoscenza/società...in
marginale sospensione del concetto di cultura, - tema
trattato nei Prismi...
sia
il voler dare risalto alla condizione correlata da
indagare come motore
genealogico
della cultura
del genere umano in generale e in particolare della nostra cultura,
nella cui genealogica dei dispositivi, attraverso i quali prende
storia, esprime...sin dalle
origini...una linea interpretativa singolare
di quella correlazione:
condizione irriducibile / irriducibile,
in quanto in essa le istanze della vita individuale e sociale si
trovano direttamente implicate con la formazione dei vari saperi,
costituendo, appunto, la
condizione di formazione della cultura di
un popolo: la nostra,
la quale va oltre lo sviluppo del suo concetto
sia in senso antropologico sia in senso sociologico: <nessuna
opera d'arte e nessuna vera filosofia si è mai esaurita in se stessa
secondo il suo essere in sé. Sempre esse sono state in rapporto con
il reale processo della vita della società, da cui si separavano>
(Adorno, Prismi).
Un'esteriorità
critica che lascia insorgere il problema su
cui centrare la nostra attenzione, proprio oggi,
in cui la confusione delle idee e dei linguaggi si
è venuta a costituire problema centrale / problema
che si manifesta all'interno della produzione interpretativa
filosofica, scientifica, sociologica, politica e la cui risonanza
investe i nostri comportamenti, poiché quel taglio
si è...genealogicamente...consolidato nervatura della
nostra cultura tramite
il <fenomeno della propagazione (il
quale rigenera) l'origine nella misura in cui si produce>
(I. Stengers, in Concetti nomadi,
già cit.): segna la
linea interpretativa dell'interprete, pur nel suo taglio
critico / <i
diversi ambiti di produzione (impresa), riproduzione (scuola,
famiglia), gruppo /
divertimento (hobby): - cito
Duque, L'età è mobile...poiché
la tecnologia mobile riproduce
l'origine attraverso un taglio dissociato
dalla nostra tradizione culturale.
Un
problema con il quale
dobbiamo oggi, in piena evoluzione, dobbiamo fare i conti, in quanto
quella linea interpretativa scandisce tempi ripetitivi...i quali non
sono ritorni, ma
attualizzazione con
schemi diversi dell'origine, la
quale ha dissociato i campi di appartenenza tra le due
istanze, costituendo, nella
separazione, appunto, la nervatura della
nostra cultura,
vigente, ribadisco, anche oggi, <espansione
planetaria della tecnologia mobile>
(Duque): separazione nella
vita dell'uomo tra attività pensante,
in funzione della quale si <assegnano forme di
scientificità> ai vari
saperi e attestati di verità all'assiomatica del chiacchiericcio del
suo agire pensante, che va oltre il gossip
/ il risultato di quel taglio condizionale ha
fatto: del <sapere...la scienza...nello spostamento
successivi delle sue strutture interne (disgiungendolo
da quel) campo di determinazazione storica (determinante)
la loro comparsa, persistenza e la loro trasformazione>
(Foucault, Sull'archeologia delle scienze);
del chiacchiericcio lo specchio dei bisogni degli uomini: separazione
che apre il problema in Adorno
della condizione che ha reso possibile la dissociazione, in quanto
quella condizione è stata sempre indagata
(Tylor in, Il concetto di cultura,
a cura di P. Rossi, già cit.)
<sulla scorta di principi generalì (in
quanto) si prestano
allo studio delle leggi del pensiero e dell'agire umano>.
Lo
slittare quella connessione cultura/società in
conoscenza/società mi
esorta, in conseguenza, a sostenere <l'origine
esclusivamente umana di tutto ciò che è umano>, messa
in “scena”, appunto, da un
atteggiamento mentale “perspicace”, non determinato dalla
“storia”, ma, all'opposto, dal “prendere storia”, traslando
la “storia” in “cultura”: -
atteggiamento mentale,
valvola della nostra intelligenza pratica in evoluzione
speculativa...il
naturalmente in atto dalla corteccia del nostro cervello...,
esercitata dall'interessere a comprendere la sua appartenenza in una
terra sconosciuta: <cieco che desidera vedere e che sa
che la notte non ha fine, egli è sempre in cammino:
solleva il macigno,
che rotola ancora>
- un periodo dal Mito di Sisifo di
Camus in riproposizione, poiché mi fa capire in profondità la
necessità di riflettere...proprio oggi...sul rapporto
conoscenza/società...più
dell'erudito filosofo, scienziato, teologo.
In
ripercussione, circoscriverò la mia riflessione nei limiti
dell'agire pensante dell'uomo erudito
nell'operosità culturale
dell'organizzazione umana del rapporto di convivenza fra i
suoi simili /
cercarne...prendendo atto del contributo delle loro analisi
innovative in ogni settore del nostro esistente... le motivazioni che
hanno separato di fatto,
soprattutto con una tecnologia in rivoluzionaria trasformazione,
staccionato l'operatività dell'agire pensante dell'intellettuale
dall'uomo comune, che similmente
opera pensando / staccato, che alimenta, in entrambi
i <meccanismi di propagazione all'interno
di quel corpo vivente
che chiamiamo società......dalla
quale tutto diparte.../ meccanismi di propagazione, i quali, se
assegnano al loro taglio formativo
forma di scientificità,
i loro effetti solventi in entrambi, si verificano condizionanti la
formazion, per vie diverse, del nostro schema mentale:
interscientifica a livello delle idee (nei
primi) nel ricorso a dei prestiti...multipli, permanenti,
carichi di senso e di conseguenze (:
dal biologico all'economico, dall'industria meccanica a quella
tecnologica); nella mente della gente (nel)
pathos (dei
comportamentnei> (M. Herland/M. Gutsatz, Selezione/Concorrenza,
in Concetti nomadi, cit.).
<Com'è
possile separare la forma dei nostri ragionamenti dalla natura delle
nostre facoltà intellettuali?>
(Moravia, Il pensiero degli idéologues).
Trasmissione
di un comunicabile spinoso che ci divide in maiuscolo Io e
in minuscolo io /
l'enigma che ci
trapassa, mettendoci in un cammino di esperienza di un ricalcare la
processualità di un <processo astrattivo (il
quale) imprime a ogni forma concettuale l'illusione della
grandezza> (Adorno, Minima
moralia) e il cui effetto
solvente è formativo dell'esperienza individuale e della pratica
politica, organizzativa del nostro legame sociale.
L'enigma,
erigersi del muro della
spartizione che stabilisce <un sistema di comunicazione
simbolica (a) vantaggio
(di individui) più
abili nel servirsene (dirigendo
la loro intelligenza) a sfruttare quella prestazione
specifica> (J. Monod, Il
caso e la necessità) /
“vantaggio”, dovuto allo sviluppo delle loro attività
intellettuali e attraverso il <linguaggio (il
quale) offre quadri di riferimento per l'organizzazione
della condotta e secondo un'espressione ripetuta, uno strumento>
(P. Oléron. La attività intellettuali,
in Trattato, vol. 7°,
cit.) /
sviluppo...per quella linea
interpretativa...occultato, in quanto trova la sue condizione di
possibilità <nelle operazioni concrete
(di ogni individuo, a partire dalla sua adolescenza, in forza di una)
intelligenza pratica (che
trova il suo movente nell'urto con gli “stimoli” esterni,
utilizzando le varie combinazioni di “risposte” attraverso il
<linguaggio
spontaneo e naturalmente senza riferimento alla
logica...conferendo
loro un ruolo
indispensabile nei ragionamenti
(ordinari)> (Piaget/Inhelder,
Le operazioni intellettuali,
in Trattato, vol. 7°).
Certamente
questo distacco non sorge dal nulla, e l'enigmatico
dell'interrogativo evidenzia alla mia memoria
un dato di fatto:
VII/VI sec. a.C., la
provenienza genealogica della nostra cultura,
- materiale del mio lavoro riflessivo / materale spigoloso per la
controversia interpretativa, non sul dato,
ma sulla mutuazione mentale
che quel dato
determina nelle colonie greche.
L'orientamento
della letteratura al riguardo, pur nella diversità delle
interpretazioni, è indirizzato a rinvenire in esso l'origine di un
pensiero razionale costitutivo
dell'integrazione di quegli elementi essenziali, liberatori
dall'egemonia del mito / elementi
che modificano radicalmente la forma dell'organizzazione e del
comportamento associato.
Tronco l'esternazione,
rinviandola al prossimo blog per esigenza di riflessione