lunedì 1 febbraio 2016

QUARANTESIMO SOLILOQUIO

Prolungamento del punto di chiusura della precedente esternazione / Proiezione di una domanda che coinvolge la scuola: la mia  e la memoria culturale

La domanda, sollecitante l’interrogarmi, è fomentata dalla nebbiosità filtrante il vivere questa nostra esperienza quotidiana, assillata da travagli vitali, accesi dalla crisi (rimando ai due cicli precedenti) / travagli, resi…non solo più complicati, ma, più di ogni altra cosa, complessi, per il sovrapporsi di moventi interni ed esterni alla nostra società; di incessanti eventi che ci appaiono marginali a colpo d’occhio. ma, nella  casuale concomitanza interrelazionale, si formano a vivai di situazioni e comportamenti devianti, contribuendo ad alimentare incertezze nel nostro vivere la quotidianità / Traghettiamo il nostro esistere attraverso un ondeggiamento incoativo, in conseguenza del quale tiriamo avanti in un disorientamento <che ha modificato…condividendo, in tale rilievo, l’analisi di Bordoni (Stato di crisi)…in profondità quel modo di vivere che si definiva modernità>.

 Secondo la mia valutazione…affrancata da ogni velleità di oggettività, secondo norma culturale o presunzione del dire…è prioritario in ciascuno di noi, e, a maggior ragione, in ogni riforma, prendere atto di tale complessità, la quale manifesta segni di mutazione, per, appunto, la multiformità delle sue insorgenze, le quali avvolgono, inclinando, l’ordinamento in atto del vivere individuale e comunitario l’esperienza della nostra mondanità: frangente situazione che si manifesta detonatore valutativo della normalizzazione della nostra società di fronte alla  complessione eterogenea dei vari fattori che la caratterizzano differenziata dai trascorsi tempi climatici / imposizione da definire, per nulla retorica, epica per la rilevanza del problema che solleva: il rapporto democrazia formale/rappresentanza, del quale si richiede la giustificazione delle norme che lo hanno deliberato e che normalizzano i nostri comportamenti e investe i canali di trasmissione: il contagioambiente (famiglia/gruppo): <teatro degli scambi energetici i cui attori gli organismi, sistemi viventi che adottano differenti strategie di scambi energetici per riprodursi secondo tale gestione> (J. Gervet, Organismo e organizzazione, in Concetti nomadi, cit.) / scuola: riconosciuto canale privilegiato della trasmissione della nostra memoria culturale, nell’articolazione dei vari saperi…tessuto, telaio, appunto, di comunicazione dell’esperienza della nostra mondanità attraverso la parola: padulamento…”abito regale” del come si è esercitato storicamente il pensare quel che è stato il nostro vissuto, vivo oggi nella confusione delle idee e dei linguaggi: <se il segno dei tempi è la confusione, vedo alla base di tale confusione una frattura fra le cose, le idee, i segni che le rappresentano> (A. Artaud, Il teatro e il suo doppio).   

In tale situazione inquietante e a rischio, il problema cardine e l’ingiunzione della domanda qualitativamente inedita: requisito della complementarità e convergenza delle situazioni parziali che rendono, appunto, complesso il nostro momento situazionale, sbilanciato dal filo rosso di un capitalismo in morfosi finanziaria (rimando al ciclo sulla crisi).
Ciò implica, dalla mia angolazione, per lo spettro di un attualizzarsi del sempre stato della reificazione delle nostre coscienze, un cambiamento di prospettiva che impone a ciascuno di noi quel riflettere riflettendoci, suggerito da Nancy: un input…condizione di avvio per un pensare meditabondo quel sempre richiesto rivolgimento culturale del nostro vivere da individui-in-relazione, necessario alla nostra società, da sempre mutilata / Un meditato per non cadere nella trappola di quel già sempre stato…insidia che non ha risparmiato Kant, il quale aveva intuito che un rivolgimento totale della cultura della nostra esperienza mondana passava attraverso la priorità di un giudizio riflettente sul giudizio determinante.

Quel suggerimento, nell’interrogarmi, solleva in me l’esigenza prioritaria della valutazione, obbligata dalla situazione attuale del nostro vivere l’esperienza di questa fase della nostra mondanità / Tento, pertanto, di esercitarla attraverso una sospensione riflessiva che flette il nostro agire pensante a raffrontarsi con la propria memoria culturale: condizione base per porre la domanda sull’oggi e sulla relativa applicazione degli strumenti operativi / <siamo concettualmente radicati…mi ricorda Isabelle Stengers (Complessità)…in Concetti nomadi…in una tradizione che ci ha dato accesso a un modello semplice, e che ha definito degli strumenti convenienti a sistemi di questa natura>.

Modello semplice in riproduzioni climatiche: genealogia di una matrice culturale, fonte coesiva di un pensare irriducibile al percepire dell’agire pensante di ogni individuo: paragonabile ad un radice a rizoma / A sua guisa è produttrice di  nuovi processi che la rigenerano nella diversità del suo riprodursi / A suo modo, nel reiterarsi in linea orizzontale, si propaga, diffondendosi attraverso, i canali tradizionali, già precedentemente indicati, che ripropongo: contagio, per la natura relazionale della nostra individualità (Kant); scuola, - l’inventiva dei sofisti: manualistica trasmissione di saperi, “catturata” nel concetto di “Cultura”, in rapporto col “reale” processo, in reciproca interattività dello svilupparsi stagionale del suo <nucleo logico> / Con una sbirciata a Frege…in rapporto, al  costrutto ripetitivo di quella matrice culturale di salvaguardare la validità dei pensieri oggettivi, cioè la loro consonanza col fatto… e sulla scia di Adorno…sulla condizione non sovrastrutturale (Marx), ma strutturale della Cultura…quella matrice ha avviato e potenziato…per una causale organizzazione della nostra esperienza mondana del vivere individuale e socialein noi, uno schema mentale orientato  all’oggettivazione dei nostri pensieri soggettivi, al di fuori di ogni registro e dei relativi codici linguistici: un agire pensante errante in successione temporale rettilinea, attraverso la quale ogni limite stagionale <diviene passaggio al limite>

Mi sostengono in questo mio pensare: Adorno e Horkheimer, per i quali il problema centrale non è la critica al modello di ragione, ma alla forma mentale che lo sostiene / Deleuze in Lezioni su Kant / L’evoluzione mentale del bambino di Piaget.             

Pensare, e quindi operare una separazione tra cultura e esperienza della nostra mondanità è un rimuovere la nostra  coscienza storica della nostra occidentalità, contribuendo ad infiammare quel processo in atto e nei suoi vari risvolti della deoccidentalizzazione / Pensare <la cultura come concetto a se stante (è pensare) la cultura da un lato e la vita dall’altro; come se l’autentica cultura non fosse un mezzo raffinato per comprendere ed esercitare la vita> (Artaud,).
 <Il discorso indisturbato sulla cultura è lontano dal mondo e ideologico di fronte alla tendenza alla sua liquidazione, tendenza oggettiva e che si impone al di sopra  dei confini politici…la teoria della società, e qualsiasi prassi che si orienti su di essa, non può (assumersi la responsabilità della dimenticanza della sua genealogica provenienza culturale, significa) far propria la liquidazione della cultura:…si fa complice della ricaduta nella barbarie>: / l’esperienza in atto che sembra mostrare alla base quella <frattura fra le cose, e le parole, le idee, i segni che le rappresentano> (Artaud, ) che ho già citato / frattura, quale…per me…è alimentata da un neoliberalismo, soffuso da un pietismo mistico che mi ricorda il presagio di Musil, L’uomo senza qualità (v. II): <Ma forse credo che fra un po’ di tempo gli uomini saranno molto intelligenti e parte dei mistici. Forse avverrà che anche ai nostri giorni la morale si divida in queste due componenti. Potrei anche dire: in matematica (il calcolo/il vantaggio individuale) e mistica. In miglioramento pratico e avventura ignota!>.

Non è visibile in tale presagio, che ravvisa un’attuale emergenza in dilemma, la richiesta, che si pone Isabelle Stengers, nella sua ricognizione intorno alla questione della complessità, la quale investe tutti i settori e fattori della nostra esperienza di una mondanità, la quale appare obliante la nostra identità?
Richiesta, che nell’uniformarmi, incoraggia il mio sforzo di riflettermi attraverso l’evoluzione di una memoria culturale, la quale è la mia, la tua, la nostra.

Nel <sorgere di una totalità inanalizzabile, di un’entità nuova che rende non pertinente l’intelligibilità di tutto ciò a partire dal quale essa si è prodotta, non è forse vero che…le categorie “oggettive“  legate al modello semplice lasciano il posto a domande qualitativamente nuove, a categorie d’intelligibilità che propongono delle proprietà intrinseche che non trovano contropartita nel modello semplice?> (Concetti nomadi).

Non è allora indispensabile quella <conoscenza del contenuto>, indispensabile per Augusto Böckh (cit.) all’interpretazione, inserita nell’articolazione dei suo significati, della nostra matrice storica? Tale interpretazione non passa attraverso il riconoscere l’atto, variabile nel suo dicibile, con il quale essa ha preso storia? Questo atto, non è espresso dalla Parola e trasmesso, nella variabilità del suo dicibile, mediante la Parola? Nell’interpretare tale trasmissione, non è chiamata in causa la scuola, suo canale privilegiato da ogni ordinamento sociale, necessario per il suo equilibrio e per il suo riprodursi?

Affinché una particolare forma di ordinamento <sociale umana si mantenga, non occorre soltanto che in essa si provveda all’aggiunta di nuovi individui per mezzo della riproduzione, ma che vi siano modi e mezzi di strutturare la psiche dell’individuo, così da indurlo ad agire in certe prevedibili maniere> (A.I. Hallowell, Culture, personaliy, and society).

Tale processo culturale non passa principalmente attraverso la scuola? Non è essa il canale attraverso il quale avviene quel <processo d’interazione…descritto da A.K. Cohen (Controllo sociale e comportamento deviante)…con cui si apprende la cultura, s’acquistano i ruoli, si costruisce il sé, e si formano i modelli di azione deviante>?

La giustificazione razionale delle norme che delineano storicamente quel processo, attraverso un rivolgimento culturale è la richiesta di oggi. Lo dimostra l’elevarsi…tra la confusione delle idee e l’obiettivo unanime del governarci, l’acclamata condizione prioritaria della nostra redenzione…autorevole voce del Presidente della Repubblica di una riforma culturale come condizione di superamento della crisi attuale. L’ulteriore conferma è data dalla riforma della scuola come suo canale privilegiato; conferma avallata dalla qualifica buona scuola.

Il mio interrogativo / Non investe il contenuto della riforma della scuola, deliberata su proposta del governo…al di là del mio rifiuto di una scuola basata sul rendimento dei professori (la scuola non è una officina da catena di montaggio) e da un burocrate, vincitore di un concorso a preside: che confusione! / Concerne la domandanon scontatasingolare nel suo genere…sollevata dalla crisi, la quale…nel suo manifestarsi economica…mette in chiara luce la rilevanza culturale tale da richiedere una spiegazione sulla normativa sul nostro ordinamento costituzionale / richiesta che implica la posta in gioco del nucleo logico della nostra matrice culturale: posta in gioco che responsabilizza la scuola, in quanto condizione formativa del nostro agire pensante, supporto di ogni scelta professionale dalla più “alta” a quella del lavoro manuale e della donna di casa.
  
Il mio interrogativo: esigenza, sottomessa a nuovi criteri di razionalità? Interrogativo in sospensione…interferenza di una risonanza: eco di Foucault: processo d’interazione, intelaiatura di una razionalità normativa che ratifica il comportamento “normale” di ogni individuo in base al modello dominante, comprovato dalla scambievole interattività tra sapere e potere?
Lo spettro che inquieta il mio agire pensante: l’indurimento di una formazione mentale riproduttiva di tempi ripetitivi
…e Edipo in noi continuerà il suo errante percorso in incurvatura circolare della rettilinea uniformità del tempo, riproducendo…per quell’indurimento…nel passaggio al limite di ogni situazione climaticarigenerandolo…nella misura con la quale ogni situazione lo produce…il sempre stato

…e noi…in clima fuligginoso, ci trasciniamo lungo quella linea in incurvatura per andare verso <un’avventura ignota> - il vaticinio di Musil.
Al prossimo
Franco Riccio

Nessun commento:

Posta un commento