lunedì 1 febbraio 2016

TRENTANOVESIMO SOLILOQUIO

La scuola…e il mio pensarla si fa pesante / rifletterla è interpretare…è identificarericonoscere, mi ricorda il filologo Böckh, la natura del suo problema di fondo / in un oggi in fibrillazione…tale da rendere dilemmatico il nostro vivere e la stessa proiezione di un domani senza futuro…quel riconoscere ingiunge in me una sospensione pensosa in esigenza interrogativa sull’elemento base che dà identità al problema che travaglia la nostra scuola / impronta in ombra dalle esigenze dell’immediato, il quale oggi è già passato…legittimità per la non rispondenza alle aspettative del momento, e, pertanto, necessitante una riforma tale da identificare in una buona scuola la guarigione del morbo  che affligge la nostra società, da secoli mutilata in quel legame naturale,  articolando in “vincolo” ciò che…per nascita…già ci esterna individi-in-relazione / vincolo”, oggi in degradazione per la recrudescenza di quel morbo, il quale, ai focolai…mai spenti…nei settori, configuranti la nostra struttura associativa, ha liberato e diffuso una eruzione vulcanica tale da annebbiare il declamato stato di diritto, originando un conflitto tra i vari poteri che lo determinano, cagionando una confusione tra l’autonomia dei loro compiti…dimenticando che l’attributo indipendente appartiene esclusivamente alla sovranità del popolo, purtroppo delegante / “vincolo”, degradatosi nell’<assegnare un prezzo> ad <ogni comportamento>, per Habermas…un suo giudizio captato da me fuori testo che ha dato  supporto e spunto ai miei soliloqui per un lavoro esplorativo su quel vincolo da lui definito legame…improprietà concettuale, condividendo con Adorno che quel legame, espresso da Habermas, appartiene ad una società mai esistita.
  
/ finalmente abbiamo una buona scuola! / rimando al mittente la buona novella…scelgo il silenzio in distacco dalle critiche sollevate…sulle quali è il mio silenzio…amarezza per il ripetitivo…il rituale nel quale quel problema costituisce…come ogni riforma del passato…il punto oscuro: inalienabile X
/ scelgo il meditabondo mio pensare…esternandolo, fuori da ogni architettura attraverso la quale si trasmette ogni critica / non entro nel dettaglio della riforma / rifletto in me…a voce alta…una voce qualsiasi, non ultima parola… quel grido “istituzionalizzato”, nell’adesione corale, sia di chi ci gestisce in delega sia dagli aspiranti, nell’agognato voto, sostenuto a svegliare le nostre coscienza sulla matrice culturale della crisi che in atto subiamo / mi pongo all’ascolto di altri pensieri, credendo da naif che, nella comparazione adialogica, sia possibile aprire al pensiero di ciascuno spazi non attualizzanti il già è: quel già è, il quale, oggi, riattiva…ribadisco…quei focolai…interni ed esterni alla nostra territorialità…mai spenti che si riaccendono…sconvolgendoci a tal punto da scoprirci…facendo mio il pathos di Edmond Jabès…stranieri nello stesso luogo natio e rispecchiarci tali nell’altro, il quale a sua volta, ci richiama alla nostra estraneità.

- Rifletto in me il chiarimento filologico dell’interpretazione… sollevatomi da Böckh…specificamente nel termine riconoscere…il punto nodale di ciò che si manifesta in dissipazione…qualunque sia la forma: criminalità, corruzione, norme costituzionali, regole sociali dell’integrazione del diverso e scuola: settore reticolare per l’interattività dei vari elementi che ne delineano la complessità e la valenza della sua singolarità / nel pensarlo, mi si spiega un prendere atto di un perturbamento dell’equilibrio sociale in recrudescenza / mi si fa luce una situazione inter-relazionale in dilapidazione strutturale dei suoi “valori”…una esperienza mondana, per dirla con Nancy, in sincope: il suo momento nevralgico / Nancy attribuisce il nevralgico al <testo>; io ripiego quell’indistinto sulla scuola…in distinguo dalle altre manifestazioni sia per la singolarità sia perché in essa filtrano le condizioni di una possibile rivoluzione culturale dell’esperienza mondana del quotidiano viverla, in quanto individui-in-relazione (Le discours de la syncope: il ripiego non è dettato dall’arbitrio, ma  dallo scoprire…in quel ragguaglio…fattori che consentono di nucleare quell’x, tacitato in ogni riforma della scuola, dal dopo guerra ad oggi.

/ Non stiamo traghettando un periodo in ondeggiamento incoativo? Non sperimentiamo l’impossibilità di raggiungere traguardi minimi, orientativi
a delineare il delicato tessuto educativo, condizione di un vivere dignitoso l’esperienza mondana da individui-in-relazione? Se, in buona parte, è da addebitare alla cecità delle varie riforme, quella cecità non è spiegale da quell’ondeggiamento…soprattutto oggi, non si lascia racchiudere in un sistema, in quanto sembra avvolgere l’infinità del disordine, e generare, come constatiamo, confusione di idee e dello stesso linguaggio?

All’interno, in inter-relazione, di tale condizione: l’esperienza mondana della scuola: il suo manifestarsi instabile alla nostra percezione fragile, ma robusta a chi…per delega…acquisisce una capacità di intravederne la portata superiore alla nostra immediatezza: figura dell’interprete – il suo sforzo…mi suggerisce Deleuze, lettore di Kant: ingiunzione pedagogica da me avvertita ed esternata nel precedente ciclo…di cogliere <non già di ciò che (quella manifestazione) gli si manifesta, ma delle condizioni sotto cui ciò (di essa) gli si manifesta> (Lezione su Kant): quindi l’interpretarne l’identità del problema che la suffraga un male sociale e la condizione a partire dalla quale e per mezzo della quale quel problema si determina.

Dopo Kant non possiamo rilevare quella condizione in termini di peccato originale / con Deleuze (ibidem) sostengo l’irragionevolezza di cercare una essenza dietro il fenomeno, quale è una esperienza mondana, come è tale la scuola: la condizione rileva l’uomo costituente la condizione – la svolta storica della nostra cultura: Kant, travolto dal sinuoso ondeggiante emergere dell’operatività dell’uomo che insediava l’occidente in una dimensione esperenziale attraverso la quale possibilità e realtà effettuale formavano un tutt’uno nel loro attuarsi e manifestarsi: l’esperire nuove terre dissolve i confini, schiudendoli all’occidente civilizzante/il bisogno di discorrere la cultura madre, disserra nuovi orizzonti di conoscenza, frazionando i vari saperi/valica la scissione nell’uomo tra coscienza di sé e la realtà effettuale, rendendone possibile l’identità/lascia emergere un nuovo soggetto politico ed economico, tracciando la via di una nuova dimensione della storia…approdando oggi ad una svolta (e qui mi faccio ripetitivo…per necessità…di alcune delle esternazioni espresse nei miei due cicli precedenti): essa evidenzia la liquidazione dello stato sociale: particolare che coinvolge, non solo lItalia, ma l’Europa e <imperversa in minore o maggiore misura la livello globale> / trasmette <un convincimento neoliberista che ognuno debba provvedere per sé, senza far carico agli altri dei propri bisogni> / lascia emergere <una sovraclasse globale che prende tutte le principali decisioni economiche, e le rende del tutto indipendenti dai legislatori e, a fortiori, dalla volontà degli elettori> dei vari paesi (Rorty) / separa il potere dalla politica.

rilievi tratti dal lavoro di Barman e Bordoni in Stato di crisi,ed. del 2014, trad. it. del 2015: uno dei miei riferimenti illuminanti


…e la scuola in estraneità ripetitiva / metto un punto in continua riflessione al…spero…al prossimo

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