NOVANTESIMO SOLILOQUIO
Riflessione con il senno del poi
/ oggi, soggetti pensanti diversi da quelli che furono i nostri
progenitori, che avvertirono il bisogno di un diverso atteggiamento
mentale, variante l'adattamento all'ordine del
mondo e del relativo assetto “sociale” natio, di un pensare
secondo l'intenzione divina. Una cesura nel “cuore”
della condizione d'ordine in atto, dischiudendo un
presente da svelare / un presente, il quale manifesta
una diversa costellazione fra stimoli e relarive risposte, che
slitta l'esperienza del trascendente e lascia insorgere il
problema di un diverso rapporto fra l'uomo e il mondo come totalità
dei fatti / problema, il quale dà avvio ad un iter di circuiti,
lungo i quali si attiva una elaborazione di quell'atteggiamento
mentale.
Riflessioni in stonatura con
l'immediato vivere un presente lasciato a se stesso, senza futuro /
un presente, sgretolato da una crisi finanziaria che manifesta un
sincronico passare la misura tra un potere economico, esercitato
dalla metamorfosi di un capitale liquido, con base la
fabbrica, in capitale virtuale, gestito in anonimato e con
base la banca, e la nostra ristrettezza economica che declina un
scivoloso slittare verso la povertà / un presente, inasprito
dalla recrudescenza degli atavici mali generati da forme diverse di
organizzazione del nostro ordinato vivere da individui in
relazione: carcinomi, tra i quali, in propagazione epidemica,
criminalità organizzata e corruzione a vari livelli /
divari situazionali con il recente passato, ma in linea con la
riproduzione di sistemi di intelligibilità ripetitivi di una
scissione tra l'amministratore dell'ordine e la maggioranza degli
uomini / uomini in servitù o costretta o volontaria come
oggi, in quanto agenti deleganti la sovranità, conquistata
dalla resistenza, di ogni individuo, oltre il ceto, il ruolo, il
sesso.
Riflessioni
disarmonici con un oggi, in gestazione di <un
sistema tecnologico...ideologicamente rivestito da fattore di
cambiamento e generatore di nuove forme di comunità sociale>
(Duque, già cit.).
Una
variabile indipendente che poggia la sua teoria su una tecnologia
mobile, determinando una diversa corrispondenza tra linguaggio in
montaggio di segni virtuali e l'attuale esperienza della nostra
mondanità, sconvolta e smerbrata della sua totalità organica /
totalità organica in squilibrio, causato dalla metamorfosi del
capitale che
ha prodotto <una
frattura insanabile tra locale e globale
(producendo) una
sorte di statalismo senza stato che si attua attraverso una
governance>
(É.
Balibar, Cittadinanza),
da un lato; dall'altro ha climatizzato una cultura neoliberista.
Per
tali motivi,
abbiamo bisogno di chiarimento: un decifrare decodificante, per
orientarci verso il significato di tale situazione che si impone come
il nuovo,
in un presente
incredibilmente
confuso / un bisogno, avvertito da
me indilazionabile
tale da spronarmi, alla
mia età,
a rimeditare, con una forma di riflessione esploratrice, l'insieme
delle forme e delle regole, costitutivo della grammatica
della nostra cultura / grammatica che
prende storia
lungo un iter di elaborazione di quel dato
di fatto,
che segna la provenienza
della
nostra cultura:
alba,
itinerante un dislivellante atteggiamento
mentale / un
decorso, provocato da un delinearsi di variazioni all'interno della
condizione natia di adattamento all'ordine stabilito dall'alto
/ variazione,
leggibile oggi con la psicologia del comportamento, <delle
connessioni stabilite fra (una)
gamma di stimoli esterni (richiedente, o) in circuiti brevi
(o) in circuiti lunghi, risposte (adeguate da parte
dell'intelligenza dell'uomo) (P. Oléron, già cit.)
Un
rimeditare, indubbiamente in astrazione riflettente, ma comunque non
speculativa,
ma <volgendo
lo sguardo al corso storico
(delle nostre primavere
perdute),
nella
speranza di comprendere così qualcosa
della
nostra sorte medesima>
(Weber, già cit.).
<Se
cultura dice storia (ogni
analisi, ogni interpretazione filosofica, scientifica, ogni
ermeneutica) è
conoscenza del conosciuto, dacché col passato, al quale
apparteniamo, abbiamo sempre una qualche familiarità>
(Bõckh,
in Vitiello, già cit.):
il <già è> di un ordine d'esistente
che
prende storia
<sotto l'unità del nome> e
che manifesta, nel variare della connessionne stimoli/risposte,
il
suo farsi
storia
e nello stesso tempo il darsi <incompiuto
(per)
l'ondeggiamento
incoativo (inglobato,
tuttavia) in
una rete di significati (insorgenti
nei vari settori dell'esperienza mondana, culturalmente
normativizzati, attraverso)
un sovrappiù artificioso (che configura l'intelligibilità
(dell'ordinato
e nello stesso tempo anche, sebbene) spurio,
il trait-d'union
(col futuro, dal quale prende spunto la relativa configurazione di
esperienza)> (J.I. Nancy, già cit.).
Un
fotogramma, indicativo per
me /
mi mette in chiaro una reiterata intelligibilità,
opera dell'intelligenza dell'uomo, formativa
di
un modello
di cultura riorganizzativo
dell'ordine nell'arena
sociale
in forza di una forma
di razionalità,
sede
legittima e legittimante l'articolazione
equilibatrice di un insieme
che corre il rischio
del
disordine:
i suoi strumenti: l'organicità di ogni conoscenza, attraverso
l'ordine del
sapere
e la costituzione linguistica che rende comprensibile e comunicabile
quell'articolazione dell'insieme
/ strumenti coordinatori, al cui interno della loro produzione e dei
rispettivi processi, viene ad organizzarsi una configurazione di
esperienza che, nell'<unità
del nome>
(ibidem),
acquisisce quell'equilibrio che la rende compiuta:
prende storia, e la storia si fa cultura.
Reciprocità
di una identità,
tuttavia, che funzione soltanto a livello del “modello”
organizzativo di una relativa “architettonica”, ricostruttiva del
dato
di fattto / ricomposizione,
resa comprensibile e comunicabile mediante il linguaggio che la
manifesta compiuta
di
un insieme, il quale dà l'impronta del tempo...
...e
qui la mia riflessione si imbatte nel dilemma tra determinismo
e indeterminismo
di una catena che lega in successione
uniforme le
variabili spazio-temporali, segnandone, nel discontinuo variare delle
connessioni stimoli/risposte,
la diversità del diverso attualizzarsi...in funzione alla relativa
costellazione degli stimoli...una
configurazione di esperienza, la quale apre un nuovo circuito,
datandone l'unità del Nome.
Superamento
del relativo limite
o insorgemza stimolante una ricostruzione, attualizzante
quella
compiutezza,
datata e ordinata nell'<unità del Nome>, e rivelatasi
all'interprete di turno incompiuta?
Problema
risolto e generalizzato e che gli stimoli
nuovi
inducono risposte
qualitativamente
diverse che rivelano, appunto, l'incompiuto
della
precedente soluzione?
Il
problema per me,
il quale si fa più meditato, mettendo in comparazione <il
trait-d'union>
di Nancy dei circuiti di esperienze uniti e datati dell'unità del
nome, con Oléron (Le
attività intellettuali,
in Trattato,
vol.10, già cit.
) della <successione
nel tempo della costellazione attuale degli stimoli
(verso un nuovo circuito,), introducendo
elementi
nuovi e diversi nel ciclo stimolo-risposta>.
Angolazioni
irriducibili. Tuttavia, mettono in luce la nervatura,
telaio costituente la nostra cultura,
persistente
nella ricostruzione del diverso circuito: -
il
rilievo di Nancy dell'incompiuto
di
quella identità,
il
cui
segno è l'indeterminatezza dell'insieme compiuto, nel trait-d'union
trasmette, nel ricostruire il compiuto del diverso, il taglio
grammaticale di un cultura, base costitutiva di un modello
interpretativo, in grado di <avvolgere
l'infinità del disordine
(del
processo rapsodico,
attraverso il quale si manifesta) la “materia”, introducendo
categorie d'intelligibilità che mirano a tradurre quell'infinità
nell'unità
del discorso, il cui taglio grammaticale codifica la regolarità
della costruzione mediante la <propria
poietica dall'interno della sua produzione>
(ibidem);
il
rilievo di Oléon della funzione della costellazione in atto nella
loro successione nel tempo che dà origine all'esistenza di un nuovo
circuito lungo, nel quale viene a delinearsi il successivo campo di
determinazione storica di una diversa conformazione della nostra
mondanità / campo...slegandomi da Oléon...che assegna la
legittimità di quel “compiuto” come totalità dei “fatti”,
costitutivi della nostra mondanità. In tale operatività il
“modello” organizzativo...ripristinando il rilievo di
Oléon...<elementi
nuovi e diversi nel ciclo stimolo-risposta. Ma questa diversità non
è anarchica, vi si trovano delle regolarità...assimilabil(i) a una
abitudine (la
quale) consente
di fare intervenire contemporaneamente alla plasticità (dei
nuovi elementi) aspetti
energetici che permettono di esprimere (la
nuova connessione) di
una classe di stimoli a una classe di risposte (legata
allo schema mentale di una)
gerarchia delle abitudini, sistemi convergenti o divergenti, la cui
utilità sembra certa>.
Indubbia angolazione psicologica, ma necessaria a capire la funzione
delle categorie
d'intelligibilità
della nervatura grammaticale della nostra cultura,
normalizzante il
come noi pensiamo.
La
nervatura grammatica e le sue categorie,
il problema che resiste ostinatamente all'usura del tempo. Taglio,
risultato dalla lunga e travagiata elaborazione dell'atteggiamento
mentale per
acquisire quella forma
di razionalità,
divenuta nervatura del nostro agire pensante, differenziandone i
livelli: l'uomo del quotidiano vivere, legato alla
finitezza umana>;
l'intellettuale abilitato a costruire l'unità gerchica del “tutto”,
secondo l'ordine
del discorso,
attraverso un'azione
simbolica che implica l'oggettivazione del suo pensiero in vari modi>
(M. Jay, L'immaginazione
dialettica):
ciò si accorda con l'artificiosa costruzione della sua
architettonica compiutezza: il “taglio” che esclude il
<rapsodico>
(Nancy), di per sé impossibilitato ad essere inglobato all'interno
di un sistema (ibidem);
il <non
identico (che
viene) mediato
dalla coazione all'identità, vuoto resto dopo che l'identificazione
si è tagliata
la
propria fetta>
(Adorno, Dialettica
negativa>...
...e
nella mia tensione riflettente, in quella lottizzazione, <mediata
(appunto) dalla coazione all'identità>, è il germe
del “cammino” della conoscenza / “seme”, orientato da
filosofi, scienziati, epistemologici, storici...i veri protagonisti
delle loro relative discipline, che costituiscono
l'”architettonica” del nostro sapere...verso l'organizzazione del
“tutto” sotto il controllo di una forma di razionalità
del nostro agire pensante / semenza, la quale rileva una tara
originaria...
…e
la mia tensione esterna un bisogno preoccupante, oggi, <perché ci
sentiamo a una svolta senza riuscire a comprendere...qunto essa
ci afferri nel profondo, quanto dell'essenza del nostro antico
esistere sia defninitivamente scomparso per fare continuamente posto
a ciò che è nuovo, e che nuovo?> (Weber).
Che
nuovo?
Un interrogativo consonanza di un dato
di fatto:
il trovarci strascinati dal fluire
di una esperienza del vivere la mondanità, alla quale apparteniamo
per nascita,
ricca di assimilazioni di novità che fan posto, appunto, a ciò che
è nuovo, attraverso una sfaldatura tra la distribuzione spaziale di
elevate prestazioni, provocate dall'evoluzione di quella forma
di
razionalità,
nervatura
della nostra cultura,
in razionalità tecnica: <la
macchina come maestra>
(Nietzsche, Umano
troppo unano);
tecnologica: oggi in <”ontotecnologia
negativa”
(Internet
e cell phone)(Duquen...
...corporature
conformative di esperienze compiute nell'unità del nome diverse, ma
riproduttive, come <condizione
irreversibile (di
un) modo
di comportarsi del pensiero (secondo)
un
concetto di oggettività>
(Adorno, Metacritica)
/ modo di pensare slegato dal processo psichico soggettivo, ma chiave
di un nuovo ordine
socio-politico che
investe l'individuo e <la
possibilità di un'evoluzione innovatrice della specie>
(Stengers/Bailly).
Un
istante sospensivo: un lievitare in me l'”elemento nodale” del
come pensiamo
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