lunedì 28 agosto 2017

NOVANTESIMO SOLILOQUIO

Riflessione con il senno del poi / oggi, soggetti pensanti diversi da quelli che furono i nostri progenitori, che avvertirono il bisogno di un diverso atteggiamento mentale, variante l'adattamento all'ordine del mondo e del relativo assetto “sociale” natio, di un pensare secondo l'intenzione divina. Una cesura nel “cuore” della condizione d'ordine in atto, dischiudendo un presente da svelare / un presente, il quale manifesta una diversa costellazione fra stimoli e relarive risposte, che slitta l'esperienza del trascendente e lascia insorgere il problema di un diverso rapporto fra l'uomo e il mondo come totalità dei fatti / problema, il quale dà avvio ad un iter di circuiti, lungo i quali si attiva una elaborazione di quell'atteggiamento mentale.

Riflessioni in stonatura con l'immediato vivere un presente lasciato a se stesso, senza futuro / un presente, sgretolato da una crisi finanziaria che manifesta un sincronico passare la misura tra un potere economico, esercitato dalla metamorfosi di un capitale liquido, con base la fabbrica, in capitale virtuale, gestito in anonimato e con base la banca, e la nostra ristrettezza economica che declina un scivoloso slittare verso la povertà / un presente, inasprito dalla recrudescenza degli atavici mali generati da forme diverse di organizzazione del nostro ordinato vivere da individui in relazione: carcinomi, tra i quali, in propagazione epidemica, criminalità organizzata e corruzione a vari livelli / divari situazionali con il recente passato, ma in linea con la riproduzione di sistemi di intelligibilità ripetitivi di una scissione tra l'amministratore dell'ordine e la maggioranza degli uomini / uomini in servitù o costretta o volontaria come oggi, in quanto agenti deleganti la sovranità, conquistata dalla resistenza, di ogni individuo, oltre il ceto, il ruolo, il sesso.

Riflessioni disarmonici con un oggi, in gestazione di <un sistema tecnologico...ideologicamente rivestito da fattore di cambiamento e generatore di nuove forme di comunità sociale> (Duque, già cit.).
Una variabile indipendente che poggia la sua teoria su una tecnologia mobile, determinando una diversa corrispondenza tra linguaggio in montaggio di segni virtuali e l'attuale esperienza della nostra mondanità, sconvolta e smerbrata della sua totalità organica / totalità organica in squilibrio, causato dalla metamorfosi del capitale che ha prodotto <una frattura insanabile tra locale e globale (producendo) una sorte di statalismo senza stato che si attua attraverso una governance> (É. Balibar, Cittadinanza), da un lato; dall'altro ha climatizzato una cultura neoliberista.

Per tali motivi, abbiamo bisogno di chiarimento: un decifrare decodificante, per orientarci verso il significato di tale situazione che si impone come il nuovo, in un presente incredibilmente confuso / un bisogno, avvertito da me indilazionabile tale da spronarmi, alla mia età, a rimeditare, con una forma di riflessione esploratrice, l'insieme delle forme e delle regole, costitutivo della grammatica della nostra cultura / grammatica che prende storia lungo un iter di elaborazione di quel dato di fatto, che segna la provenienza della nostra cultura: alba, itinerante un dislivellante atteggiamento mentale / un decorso, provocato da un delinearsi di variazioni all'interno della condizione natia di adattamento all'ordine stabilito dall'alto / variazione, leggibile oggi con la psicologia del comportamento, <delle connessioni stabilite fra (una) gamma di stimoli esterni (richiedente, o) in circuiti brevi (o) in circuiti lunghi, risposte (adeguate da parte dell'intelligenza dell'uomo) (P. Oléron, già cit.)

Un rimeditare, indubbiamente in astrazione riflettente, ma comunque non speculativa, ma <volgendo lo sguardo al corso storico (delle nostre primavere perdute), nella speranza di comprendere così qualcosa della nostra sorte medesima> (Weber, già cit.).

<Se cultura dice storia (ogni analisi, ogni interpretazione filosofica, scientifica, ogni ermeneutica) è conoscenza del conosciuto, dacché col passato, al quale apparteniamo, abbiamo sempre una qualche familiarità> (Bõckh, in Vitiello, già cit.): il <già è> di un ordine d'esistente che prende storia <sotto l'unità del nome> e che manifesta, nel variare della connessionne stimoli/risposte, il suo farsi storia e nello stesso tempo il darsi <incompiuto (per) l'ondeggiamento incoativo (inglobato, tuttavia) in una rete di significati (insorgenti nei vari settori dell'esperienza mondana, culturalmente normativizzati, attraverso) un sovrappiù artificioso (che configura l'intelligibilità (dell'ordinato e nello stesso tempo anche, sebbene) spurio, il trait-d'union (col futuro, dal quale prende spunto la relativa configurazione di esperienza)> (J.I. Nancy, già cit.).

Un fotogramma, indicativo per me / mi mette in chiaro una reiterata intelligibilità, opera dell'intelligenza dell'uomo, formativa di un modello di cultura riorganizzativo dell'ordine nell'arena sociale in forza di una forma di razionalità, sede legittima e legittimante l'articolazione equilibatrice di un insieme che corre il rischio del disordine: i suoi strumenti: l'organicità di ogni conoscenza, attraverso l'ordine del sapere e la costituzione linguistica che rende comprensibile e comunicabile quell'articolazione dell'insieme / strumenti coordinatori, al cui interno della loro produzione e dei rispettivi processi, viene ad organizzarsi una configurazione di esperienza che, nell'<unità del nome> (ibidem), acquisisce quell'equilibrio che la rende compiuta: prende storia, e la storia si fa cultura.

Reciprocità di una identità, tuttavia, che funzione soltanto a livello del “modello” organizzativo di una relativa “architettonica”, ricostruttiva del dato di fattto / ricomposizione, resa comprensibile e comunicabile mediante il linguaggio che la manifesta compiuta di un insieme, il quale dà l'impronta del tempo...
...e qui la mia riflessione si imbatte nel dilemma tra determinismo e indeterminismo di una catena che lega in successione uniforme le variabili spazio-temporali, segnandone, nel discontinuo variare delle connessioni stimoli/risposte, la diversità del diverso attualizzarsi...in funzione alla relativa costellazione degli stimoli...una configurazione di esperienza, la quale apre un nuovo circuito, datandone l'unità del Nome.
Superamento del relativo limite o insorgemza stimolante una ricostruzione, attualizzante quella compiutezza, datata e ordinata nell'<unità del Nome>, e rivelatasi all'interprete di turno incompiuta? Problema risolto e generalizzato e che gli stimoli nuovi inducono risposte qualitativamente diverse che rivelano, appunto, l'incompiuto della precedente soluzione?

Il problema per me, il quale si fa più meditato, mettendo in comparazione <il trait-d'union> di Nancy dei circuiti di esperienze uniti e datati dell'unità del nome, con Oléron (Le attività intellettuali, in Trattato, vol.10, già cit. ) della <successione nel tempo della costellazione attuale degli stimoli (verso un nuovo circuito,), introducendo elementi nuovi e diversi nel ciclo stimolo-risposta>.

Angolazioni irriducibili. Tuttavia, mettono in luce la nervatura, telaio costituente la nostra cultura, persistente nella ricostruzione del diverso circuito: -
il rilievo di Nancy dell'incompiuto di quella identità, il cui segno è l'indeterminatezza dell'insieme compiuto, nel trait-d'union trasmette, nel ricostruire il compiuto del diverso, il taglio grammaticale di un cultura, base costitutiva di un modello interpretativo, in grado di <avvolgere l'infinità del disordine (del processo rapsodico, attraverso il quale si manifesta) la “materia”, introducendo categorie d'intelligibilità che mirano a tradurre quell'infinità nell'unità del discorso, il cui taglio grammaticale codifica la regolarità della costruzione mediante la <propria poietica dall'interno della sua produzione> (ibidem);
il rilievo di Oléon della funzione della costellazione in atto nella loro successione nel tempo che dà origine all'esistenza di un nuovo circuito lungo, nel quale viene a delinearsi il successivo campo di determinazione storica di una diversa conformazione della nostra mondanità / campo...slegandomi da Oléon...che assegna la legittimità di quel “compiuto” come totalità dei “fatti”, costitutivi della nostra mondanità. In tale operatività il “modello” organizzativo...ripristinando il rilievo di Oléon...<elementi nuovi e diversi nel ciclo stimolo-risposta. Ma questa diversità non è anarchica, vi si trovano delle regolarità...assimilabil(i) a una abitudine (la quale) consente di fare intervenire contemporaneamente alla plasticità (dei nuovi elementi) aspetti energetici che permettono di esprimere (la nuova connessione) di una classe di stimoli a una classe di risposte (legata allo schema mentale di una) gerarchia delle abitudini, sistemi convergenti o divergenti, la cui utilità sembra certa>. Indubbia angolazione psicologica, ma necessaria a capire la funzione delle categorie d'intelligibilità della nervatura grammaticale della nostra cultura, normalizzante il come noi pensiamo.

La nervatura grammatica e le sue categorie, il problema che resiste ostinatamente all'usura del tempo. Taglio, risultato dalla lunga e travagiata elaborazione dell'atteggiamento mentale per acquisire quella forma di razionalità, divenuta nervatura del nostro agire pensante, differenziandone i livelli: l'uomo del quotidiano vivere, legato alla finitezza umana>; l'intellettuale abilitato a costruire l'unità gerchica del “tutto”, secondo l'ordine del discorso, attraverso un'azione simbolica che implica l'oggettivazione del suo pensiero in vari modi> (M. Jay, L'immaginazione dialettica): ciò si accorda con l'artificiosa costruzione della sua architettonica compiutezza: il “taglio” che esclude il <rapsodico> (Nancy), di per sé impossibilitato ad essere inglobato all'interno di un sistema (ibidem); il <non identico (che viene) mediato dalla coazione all'identità, vuoto resto dopo che l'identificazione si è tagliata la propria fetta> (Adorno, Dialettica negativa>...
...e nella mia tensione riflettente, in quella lottizzazione, <mediata (appunto) dalla coazione all'identità>, è il germe del “cammino” della conoscenza / “seme”, orientato da filosofi, scienziati, epistemologici, storici...i veri protagonisti delle loro relative discipline, che costituiscono l'”architettonica” del nostro sapere...verso l'organizzazione del “tutto” sotto il controllo di una forma di razionalità del nostro agire pensante / semenza, la quale rileva una tara originaria...
e la mia tensione esterna un bisogno preoccupante, oggi, <perché ci sentiamo a una svolta senza riuscire a comprendere...qunto essa ci afferri nel profondo, quanto dell'essenza del nostro antico esistere sia defninitivamente scomparso per fare continuamente posto a ciò che è nuovo, e che nuovo?> (Weber).

Che nuovo? Un interrogativo consonanza di un dato di fatto: il trovarci strascinati dal fluire di una esperienza del vivere la mondanità, alla quale apparteniamo per nascita, ricca di assimilazioni di novità che fan posto, appunto, a ciò che è nuovo, attraverso una sfaldatura tra la distribuzione spaziale di elevate prestazioni, provocate dall'evoluzione di quella forma di razionalità, nervatura della nostra cultura, in razionalità tecnica: <la macchina come maestra> (Nietzsche, Umano troppo unano); tecnologica: oggi in <”ontotecnologia negativa(Internet e cell phone)(Duquen...
...corporature conformative di esperienze compiute nell'unità del nome diverse, ma riproduttive, come <condizione irreversibile (di un) modo di comportarsi del pensiero (secondo) un concetto di oggettività> (Adorno, Metacritica) / modo di pensare slegato dal processo psichico soggettivo, ma chiave di un nuovo ordine socio-politico che investe l'individuo e <la possibilità di un'evoluzione innovatrice della specie> (Stengers/Bailly).


Un istante sospensivo: un lievitare in me l'”elemento nodale” del come pensiamo

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