NOVANTUNESIMO
SOLILOQUIO
Sospensione
valutativa, la mia / scintillio interrogativo su quel modo di
pensare, slegato dal processo psichico soggettivo che di fatto
decide sul nostro agire pensante / un incidere sui nostri
comportamenti e sul nostro legame sociale, interponendo tra la
relazione io-tu la nozione di mediazione linguistica per la
“normalizzazione”, appunto, della nostra condotta; per
l'organizzazione del nostro rapporto sociale; per la separazione
tra il settore della cultura e i vari settori
dell'economia e della politica...
...e
in tale mediazione linguistica, nella pecularietà del suo
funzionamento logico...indipendentemente da qualsiasi struttura
paradigmatica... manifestante la trasparenza del pensiero a
se stesso, rendendola
comunicabile, quel slegame si
trasfonda in climatizzazione pedagogica,
mediante il fenomeno della propagazione epidemica...
...e
il nostro consuetudinario vivere in relazione si ingravida di quel
slegame attraverso un
interagire dei diversi ambiti in cui esercitiamo la nostra attività:
sia famiglia, scuola, gruppo, lavoro, sia <su oggetti
concreti, elementi dell'ambiente fisico, sia su simboli, incarnati
anche negli oggetti, ma cui contano soprattutto le leggi di
produzione, di combinazione che non ricalcano quelle dell'oggetto
fisico> (Oléron, già cit.).
In
tale ingravidare è rivelabile quel carattere reificante per le sorti
dell'esperienza esistenziale che Adorno individua in ogni
manifestazione del significato di ogni avvenimento.
Da
qui l'esigenza, oggi, in cui la confusione delle idee e del
linguaggio si fa problema,
di interrogarci.
Interrogarci,
ascoltando il suggerimento di Lacan, sull'<esperienza
che andiamo facendo di noi stessi (Scritti)
/ interrogarci, disattivando i processi inibitori che offuscano la
nostra intelligenza di individui, equiparati nella nostra
singolarità, in
quanto tutti operiamo
pensando e parlando, a vari livelli / interrogarci, per prendere
consapevolezza che tale acquisire conoscenza di noi è una pratica
di vita strutturalmente divisa, non su <certezza e
verità> (Lacan), ma sul
nostro io diviso nello
stessso tempo: <forma riflessa del processo sociale
(perpetuando l'inquadramento) a priori (dell'intelligenza
che lo caratterizza) nel sistema eteronomo dei compiti
stabiliti dall'alto> (Adorno,
Minima moralia);
<forma, sia pur frammentaria e inadeguata, che realizza
il moto soggettivo (prodotto da
quella sua intelligenza) solo a patto di oggettivarlo>
(Adorno, Prismi):
rammemorazione interiorizzante
lo sviluppo elaborativo di quell'atteggiamento mentale che
segnò la provenienza
della nostra cultura...
...un
iter a circuiti lunghi, indotti da elementi nuovi e diversi
nel ciclo stimoli-risposte, tali da esercitare una discontinuità
sulla contiguità spazio-temporale all'interno della rispettiva
<compiuta> (Nancy) <esperienza di verità>
(Lacan), scomponendone l''equilibrio: dal periodo che segna la
decisione dei greci di costituire una conformazione dell'esperienza
mondana su basi “intellettuali” e non “figurativi” a quello
classico...nella cui fase (446-431) Atene si era costituita “scuola”
per lo splendore dei suoi monumenti e per la fecondità
intellettuale...e, infine (429, morte di Pericle), al <crollo
di Atene (e il sorgere di) una nuova costellazione>
(Weber).
Cicli,
posti di fronte alle perturbazioni esterne che richiedono <il
perfezionamento, l'elaborazione e lo sviluppo delle idee e del
pensiero (dell'atteggiamento mentale) dei suoi primi
esponenti> (ibidem) / esigenza motivazionale di un
pensabile condensante in sé il confluire della varietà dei
pensieri soggettivi, espressi nell'astrazione riflettente di
ogni individuo, posto di fronte a perturbazioni esterne che
spostavano gli abituali punti di riferimento / squilibri, il cui
effetto solvente si rivelava disgregazione <di tutto ciò che
era stato prima cementato dalla disciplina e dalle istituzioni
(la polis)> (ibidem) / in forza di tale
esigenza, quell'iter...nel suo manifestarsi processo graduale
di elaborazione, attraverso il quale <l'antico mito, -
che fioriva ingenuamente in molteplici forme e come forza coesiva –
(nella nuova costellazione) sboccava e moriva nella
riflessione> (ibidem).
Riflessione,
operatività, in esercizio evolutivo,
predisposto <dalle matrici moltiplicative che
intervengono fin dai <raggruppamenti> concreti>
(Piaget/Inhelder, Le operazioni intellettuali,
in Trattato, vol 7°,
già cit.) /
esercizio, pertanto, originato dagli <indici percettivi
(delle) attività sensorio-motorie (che
tratteggiano i <percorsi di azioni successive che si
coordinano gradatamente...in
ragione di mutamenti di posizione (ibidem)
/ percorsi, la cui conduzione, nel costituire <una
seriazione di tutte le serazioni possibili>
(ibidem), si
stabilizzano costruttivi della rappresentazione di quella che Lacan
definisce <esperienza di verità>,
espressa dalla parola
in coordinazione simbolica con il desiderio
e col tempo
/ conduzione, messa in moto dalle funzioni di caratterizzazione, di
catagorizzazione e di predizioni di risposta
comportamentale del nostro agire
pensante e parlante alle manifestazioni dell'esistente.
Sebbene
originata dall'azione individuale di risposta allo
stimolo esterno, la
riflessione è
un'astrazione mentale di
rivalutazione e ricostruzione dell'immediata reazione alla
provocazione perturbante / spiana la strada per un livello più
ponderato e controllato dell'istantanea di ciò che si manifesta,
ricostruendosi <struttura elementare contenuta
nell'azione (guizzata nella
risposta immediata allo stimolo, in quanto la) proietta su
un altro piano, quello
della rappresentazioni o della presa di coscienza>
(Piaget/Inhelder).
In
quanto <struttura
elementare contenuta nell'azione>
- (dando avvio alle) <operazioni
formali – al sorgere al sorgere di una combinatoria (di
risposta) applicata
alle idee e ai giudizi come agli oggetti o ai fattori (l'astrazione
riflettente, <nella
generalizzazione delle operazioni acquisite allo stadio delle
operazioni concrete> del
nostro agire pensante, (ibidem)
si costituisce stadio di base condizionale dello sviluppo delle
combinazioni delle operazioni formali; quindi stadio promozionale
<indispensabile>
nei meccanismi del conoscere (ibidem)
/ meccanismi, i quali si avvalorano di processi induttivi, fattori
motivazionali che svolgono un ruolo importante al sorgere, aappunto,
di combinazioni in variante connessione di stimoli,
alle quali possono corrispndono risposte
identiche,
per generalità
o
distinte, in funzione di una riflessione più matura o di <una
invenzione
o di nuove
modalità di agire, di pensare e perfino di sentire>
(Olèron, vol. 7° del Trattato,
già cit.).
Indicazioni
integrative, inevitabilmente fondamentali, da sollevare
all'attenzione perché si prestano a chiarirci la nervatura
grammaticale della nostra cultura e il suo effetto solvente:
l'assimilazione di quella nervatura nella formazione dello schema
mentale del nostro agire pensante e parlante , attraverso <un
processo culturale di apprendimanto (mediante il quale
acquistiamo e incorporiamo) i modi che determinano (la nostra)
deviazione o conformità> / procedimento, che rinvia
a un <processo d'interazione con cui si apprende la cultura,
s'acquistano i ruoli, si costruisce il sé, e si formano i modelli di
azione deviante (o di conformità)> (A.K. Cohen, Controllo
sociale e comportamento deviante).
I
loro rilievi provocano l'interrogativo sul
taglio genealogicamente costruttivo della nostra cultura,
il suo prendere storia e i suoi <meccanismi riproduttivi
(non riconducibili a quelli) della specie umana, ma acquisiti
mediante il processo di apprendimento> (P. Rossi, Il
concetto di cultura).
Appprendimento
alla lettera / abbiamo, in un
oggi in dilemma...quindi,
indifferibile...di un risveglio, in noi tutti, della coscienza
storica della nostra cultura
per non ripristinarci nani-giganti e,
per tale ragione, necessitati ad interrogarci sulla piega
culturale di una crisi
finanziaria, la quale climatizza, ribadisco, un neoliberismo
che increspa il nostro presente e il futuro delle nuove generazioni:
il motivo delle mie esternazioni, maturate mediante l'esperienza che
io facevo di me stesso, diversamente da Lacan / un'esperienza...mi
ripeto...del mio e del nostro io in
sé diviso nell'agire pensante e parlante / divisione, elevata a
strutturare un'esperienza di mondanità socialmente
sperequativa...effetto solvente di quella artificiosa
separazione...fra <Io so, tu no>
(Adorno, Metacritica),
oggi, dualità in mistico Io posso, tu no...
...e
tale esperienza scoprirla grammatica della
nostra cultura.
Avverto
il bisogno di pensarmi per esternare quella nervatura grammaticale
della nostra cultura, divenuta virus epidemico del come pensiamo,
qualunque sia il nostro ruolo e suggerire, con la Stengers dei
“Concetti nomadi”, di <porci dal punto di vista del successo
del virus (che fa di ciascuno di noi) il centro di una nuova
propagazione> / angolazione, per me, condizione di una rivoluzione
culturale come rivolgimento totale di quel <già è> che fa del
“nuovo” la sua ripetizione.
Spero
al prossimo !?!
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