Ricompongo il sospeso…la proposta di Gervet:
<esaminare come la realtà sociale appaia a livello della conoscenza
comune> / proposta, la quale mi induce a perseguire…con lievitata
persuasione…quel mio inquietante tentativo di sollevare all’attenzione sul come pensiamo, in quanto il problema dei problemi.
Esaminare…nel
caso specifico, e lo recepisco tale in Gervet, restando ferma, nell’ascolto, la distanza degli itinerari della disamina…è un osservare analizzante, altro dal sondaggio / in tale angolazione, quell’osservare è un esporre investigante /
assolve in sé il compito dell’esploratore
/ <frantuma il guscio (del dato
rilevato): l’impotentemente isolato in base al criterio del concetto superiore,
che lo (identifica)> / e in tale
penetrante perforazione mette in evidenza quei <minimi tratti intramondani,
(ir)rilevanti per (quel criterio)>
(Adorno, Dialettica negativa) / indici, scelta a binario per una attenta riflessione su una questione
alla quale è legata la ventura della
nostra convivenza compartecipativa.
Tali indici, appunto, per la natura della questione richiedono,
un’appuntita lettura / in rispondenza, mi è giovevole l’analisi sulla complessità della Stengers, in Concetti nomadi (già cit.): il costruire l’esperienza della
nostra mondanità esige <una
sperimentazione intelligente, che si assuma la rischiosa responsabilità di
formulare domande pertinenti>: “intelligente”. vale a dire, il mettere in
dubbio le <categorie d’intelligibilità> adottate nella procedura
dell’identificazione di quegli indici:
“controllo”, quindi, nell’interpretare quei
minimi tratti una retrospettiva
deduzione dalla loro singolarità una complessità con la quale si manifesta la
vitalità sociale: renderebbe muta
quella <comparsa di comportamenti collettivi coerenti>, proposta da
Gervet / il campo da esaminare è
composto di esseri viventi come è vivente la società che configura l’organizzazione
del loro coabitare: quei tratti
intramondani denunciano una sintomatica correlazione interattiva che
provoca uno svolgimento fluttuante di quel loro singolo attrattore gravitazionale che li pone in essere nel loro confluire
a configurare quel, che Foucault rileva Sulla
archeologia delle scienze, <campo di determinazione storica >: sia
del sapere e dello spostamento successivo delle sue strutture…e in tale
sottolineatura mi risuona l’eco di Adorno nel sostenere che nessun ramo del sapere si è esaurito in se
stesso <secondo il suo senso, secondo il suo essere in sé>: ogni ramo è stato <sempre in rapporto col reale processo della vita
della società, da cui si separava> (Prismi);
sia di ogni manifestazione che <si manifesta a ciascun soggetto empirico>
(Kant nel commento di Deleuze, in Lezione
su Kant del 14 marzo 1978).
In tale corsia l’ascoltare, nel
riproporla, va inserita la proposta di Gervet di un conosciuto che conosciamo…io altro della società…/ ascolto, oggi, esigenza fondamentale che
riguarda ciascuno di noi, colti e incolti / oggi, in cui la crisi economica esteriorizza l’intrinseca fisionomia culturale, e,
quindi, coinvolge e compromette il
nostro agire pensante attuale e
futuro: viviamo una esperienza di un neoliberalismo fluttuante una
irrefrenabile cultura dell’immediato
che ci spinge a perseguire il nostro vantaggio,
il quale filtra persino nell’ondata di misericordia,
in quanto quieta la nostra coscienza, assillata dai propri affanni, in quel
momento dell’atto caritatevole – e
tutto rimane come prima (rimando ai
miei precedenti soliloqui) / ci
troviamo necessitati a cercare in noi
stessi…senza garanzia del contesto…a
porci quegli interrogativi a rischio,
ma, provocatori di una configurazione di
prassi che instradi…in una maturata presa di coscienza della nostra temporalità…verso primavere senza ritorni.
<Il punto che più colpisce è
senza dubbio il fatto che questa realtà (società) sia innanzitutto segnata dal
marchio dell’esteriorità>, fa notare Gervet - e i miei pensieri lasciano
affiorare la nostra memoria storica e
il suo eternarsi nelle nostre varianti stagioni, uniformandoli in
quella esteriorità, tale da ombrarne
le diversità: antico, moderno, post-moderno, oggi dilemmatico: temporalità ripetitive della medesima rappresentazione
nella mentalità degli individui in
conformità di una progressiva evoluzione dei vari saperi: la società è l’altro: <dualità bipolare…: evidenza
primaria della coscienza ingenua (non solo, ma perniciosa sia in quella
elitaria sia nel postulato scientifico
che l’oggettiva), e il
“comportamento” riflette la tensione tra i due poli costituiti dal desiderio
proprio del soggetto e dagli ostacoli (o gli incitamenti) offerti dalla
istituzione> (ibidem)…
…”istituzione” – risveglio nella
mia memoria di un impaludarsi di
quella cesura, genealogia della nostra cultura nella evoluzione dei saperi, in successione rientro nei cardini di quell’uniformità del tempo –
la nostra memoria culturale…e in conseguenza, dei loro effetti solventi nella nostra mentalità.
Dicotomia, dissociazione psichica del nostro legame relazionale, naturalmente attivo (Rousseau, Emilio) in rinnovato vincolo
sociale, restaurante l’incoerente
nostra condizione di appendici dell’iter del vivere la nostra mondanità…
…e la foschia annebbia le rivoluzioni / le libertà sudate emanano il fetore della gramigna,
non disponendo <di altro modello
di libertà che quello in cui la
coscienza penetri nella complessione generale e attraverso questa in quella
dell’individuo> (Adorno, Dialettica
negativa)…
…e in tale processo si rinnovano
le pratiche di normalizzazione,
funzionali, attraverso i vari “apparati”, alla catalogazione e disciplinazione
dell’individuo (Foucault, Sorvegliare e
punire)...
…e la differenza stagionale dell’organizzazione umana della nostra socialità nella nostra
conformazione mentale ammorba insensibilmente il ripristino di una
necessità, fattasi storia: affinché
quell’organizzazione <si mantenga, non occorre soltanto che in essa si
provveda all’aggiunta di nuovi individui per mezzo della riproduzione, ma che
vi siano modi e mezzi di strutturare la psiche dell’individuo, così da indurlo
ad agire in certe prevedibili
maniere> (A.I. Hallowell, 1953, Culture,
personalità, and society, in T. Dobzhanky, L’evoluzione della specie umana, 1973, Einaudi)…
…cadenza, per la quale la primavera del giorno atteso attualizza
la memoria culturale nel suo rientro
nei cardini dell’uniformità del tempo: <se esistono molte maniere di strutturare
l’esperienza, se ogni imposizione di significato è un’interpretazione, avremo
un bell’utilizzare le stesse procedure intellettuali, le stesse operazioni
logiche di base, la nostra visione del mondo sarà comunque normata dalla nostra
cultura> (P. Livet, Norme. I difficili
rapporti del razionale e del normativo, in Concetti nomadi, cit.).
Cadenza di una anomalia che rende
leggibile un adulterato nel quale
Adorno individua la <malattia della società>, il virus <che produce i suoi figli come la proiezione biologica
vuole che li riproduca la natura: e cioè determinandoli ereditariamente> (Minima moralia) / In questa ottica la
riflessione di Livet acquisisce un’attenzione da rileggerla, e in essa capire
Adorno, in correlazione ad altre angolazioni.
<Chiunque desidera pensare la
società e di comprenderla non può non
essere sedotto dall’idea di organismo, che permette di pensare i rapporti tra
gli individui e la società> (F. Gaill,
Organismo, in Concetti nomadi, ncit.)…
…utilizzo questa premessa per certi rilievi scientifici che ci aiutano a
rileggere Livet attraverso Adorno e
quindi, valutarne la posta in gioco politica e ideologica / sull’organismo <si
può dire di tutto>; ciò che mi
sollecita è il portare all’attenzione è una interpretazione che sostiene quelle
tesi e vederne nei prelievi dalle argomentazioni di Gaill le motivazioni…
<Si può dire che la società
debba restare nello stato, altrimenti
ne andrebbe della sua esistenza, perché
ogni perturbazione rischierebbe di disintegrarla, e dunque che gli individui
debbono sottomettersi ai vincoli di quest’ultima>.
Un rilievo angolato, il quale è un noi stessi, in
quanto conoscenza in atto di vivere
la nostra quotidianità in virtù di un medio
della costituzione e connessione dell’esperienza che
assolviamo / lo Stato è assente: non è il grido che solleviamo per le nostre
tribolazioni? / Quel rilievo, per me diviene
il nodo chiave per un orientamento
ragionevole a capire quel continuo invocare
motivo dei nostri rimedi.
Quindi problema complesso che
richiede una investigazione qualitativamente adeguata / motivazione, la quale
mi sprona verso una possibile procedura
seriosa, a rischio e nella consapevolezza di non prospettarla come l’ultima parola / quindi, <facendo a
meno della matematica>, in consonanza
con la valutazione che Gaill ha della biologia, e nel coinvolgimento di
altre fonti di informazione, estrarrò dal lavoro di Gaill rilievi…per me…indicativi a
comprendere il nostro <comportamento – il quale per me è un agire pensante nel
senso di Hölderlin.
Lancio all’attenzione un prelievo
che interpreto centrale: il nostro
comportamento è <un certo intervallo di tempo / è funzione di due fattori,
il suo stato interno e il suo ambiente, entrambi definiti all’inizio
dell’intervallo. Questi due fattori determinano il comportamento e lo stato
interno dello stato successivo…
…e, qui la mia interruzione …
…un rinvio – sospensione per un risalto, estorto da tale periodo e dalla sua conclusione che subito esporrò /
accorgimento per porre l’accento sul
vincolo normativo che tesse l’esperire l’esperienza della nostra mondanità e il
suo prospettico orizzonte (Livet) e l’eredità che la condiziona (Adorno /
risalto, in quale, a sua volta, per il segnale…in quanto evidenzia un
processo soggiacente di canalizzazione delle variazioni ambientali…ci vincola ad una sua più approfondita
considerazione / ponderatezza, quindi /
sperimentare nuove vie che consentano di riflettere quel segnale in tutta la
sua complessità / affrancarsi da quel conflitto delle interpretazioni:
<Nessuna analisi è ancora in grado di penetrare fino all’inferno dove vengono impresse le deformazioni che emergono
più tardi alla luce come allegria, aperture, affabilità, felice adattamento
all’inevitabile> (Adorno, Minima
moralia) / la critica, il negativo,
il <non identico (sono) mediat(i) dalla coazione all’identità, vuoto
resto dopo che l’identificazione si è tagliata via la propria fetta>
(Adorno, Dialettica negativa)…
…quei richiami alla mia mente sottolineano il rinvio al prossimo
soliloquio / tenterò di percorre il mio meditabondo pensare attraverso una
correlazione con altre fonti di informazione, necessarie a capire l’ostacolo
insito in una configurazione di prassi, mirante ad una convivenza fra esseri
umani né primi né ultimi / la mia scelta vertirà su Piaget,
Deleuze, Foucault: le loro diversità,
lasciate da me nelle loro diversità, condivisibili o no, contribuiscono, per me, senza farmi “testo”, ad una presa di
coscienza che la possibilità di
realizzare il nostro desiderio dell’incondizionato sta nella consapevolezza di
tale condizionamento (Adorno, chiusura di Minima moralia).. a poi…
Franco Riccio
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