sabato 20 maggio 2017

OTTANTATREESIMO SOLILOQUIO

Il cambiamento di prospettiva chiudeva l'esternazione precedente, prospettandone la possibile interpretazione nel riportare il fenomeno in evidenza alla radice della sua origine / origine, individuabile...secondo l'interpretazione, da me condivisa, della Stengers...attraverso il <fenomeno della propagazione>.
Propagazione, un tema che si impone problema scientifico, in quanto indica un <fenomeno naturale, ma anche un fenomeno sociale> (ibidem).
In parentesi il naturale, non di mia pertinenza / la mia riflessione si impernia sul sociale: terreno franoso, in cui la posta in gioco delle nostre pratiche quotidiane e delle relative necessità materiali sono soverchiate dall'attorcigliate diffenti posizioni teoriche, a variazione della loro doppia dimensione: semiologica, in considerazione del senso dei loro segni, semantica, in rapporto al loro significato – oggi, in confusione mista di idee e di linguaggio / posizioni che si propagano nel campo delle nostre attività e nei vari campi disciplinari: dalla normativa legislativa alla morale; dalla moda alle diete.

Mi interrogo, chiedendomi se il <termine> società indica uno status naturale o un status a livello simbolico, richiesto dalle nostre necessità, legate al dato di fatto di convivere nel medesimo spazio di correlazione con i nostri simili...
...un oceano tumultoso di saperi, sprangati nel loro dominio culturale!
Dai loro statuti vedevo rinascere una dualità come elemento in comune: individuo/società / la lettura del saggio di Gervet, un raggio di lucidità: società: <un postulato teorico (divenuto) evidenza primaria della coscienza ingenua (e, direi, della coscienza scientifica che) riflette la tensione tra due poli (costituitivi di una bipolarità) individuo/società> (Comportamento, in Concetti nomadi).
Un per me in riflessiva soggettività: sottrarmi dallo schema bipolare individuo/società / schema, omologato in statuto di scientificità, soprattutto, da studiosi di sociologia, di antropologia e in normalità, assimilato da noi dal quotidiano vivere, pervaso di problemi / senz'altro, un tentativo a rischio, ma risoluto a lacerare il velo che ci ricopre, placa e assolve le nostre responsabità: riportare la dualità individuo/società, accettata come esperienza di verità, a noi corpi viventi, dotati di una intelligenza pratica, quindi, idonei a ideare modalità organizzative di <agire, di pensare e perfino di sentire> (P. Oléron, Le attività intelletturali, in Trattato, vol. 7°, già cit).

Da tale convincimento, la mia riflessione, rende leggibile la costumanza bipolare individuo/società in dualità fra organizzazione/individui, in quanto l'organizzazione prende storia come società politica in relazione alla moltitudine di individui, la quale prende storia come società civile... -
la confusione è già nella provenienza della nostra cultura, nella cui espansione mediterranea delle colonie greche è l'invenzione della città stato, istituzionalizzata poi da Pericle - ...raddoppiandola in società civile/individui.

Organizzazione chiama in causa, come necessità per l'esercizio della sua funzionalità, le coordinate simboliche di adattamento relazionale in comunanza, evidenziando la sua innaturalità e rivelando l'intelligenza dell'uomo di dare risposte agli stimoli di una esperienza in cambiamento –
intelligenza, il naturalmente in atto di ogni uomo, in forza della sua corteccia cerebrale (Monod, Il caso e la necessità, già cit.) -

Risposte, le quali prendono storia / si fanno cultura, e, viceversa, la storia si fa cultura, e ogni cosa parla di umano: la concatenazione delle coordinate <è allontanamento dal “fatto”, Storico è il verum, mai il factum> (Böckh, <uno dei padri fondatori della filologia>, nella lettura di Vitiello, già citato).

Da tale angolazione, ogni esperienza di verità si dà <se esistono certe coordinate simboliche (esse necessitano) di una certa articolazione simbolica (la quale) decide di un certo tipo di legame e di legame sociale: il soggetto della decisione, della divisione, in una parola il soggetto critico, prevede una certa strutturazione, ovvero che esista quella che chiamiamo “Legge simbolica”, qualcosa cioè che si interpone tra le relazioni duali, tra le relazioni io-tu, io-l'altro, facendo valere un'istanza terza, un Altrove, quel luogo comune che è il campo simbolico del politico> (M. Bonazzi, Io, la verità, parlo, in <Anterem>, vol. 89).

Condividibilità, la mia / tuttavia con uno staccato. Non si può parlare dell'ideazione simbolica delle coordinate che rendono possibile il traslare un tipo di legame sociale in campo di determinazione storica, configurativo di una esperienza di legame sociale, senza cogliere lo slancio dell'intelligenza pratica attraverso il quale ogni uomo, nella differenza, risponde agli stimoli esterni / essa, infatti, si attiva con l'induzione degli stimoli, provenienti dalle perturbazioni di un fuori che chiede risposte; base, per lo sviluppo evoluttivo delle nostre attività sintellettuali, in intelligenza astratta o simbolica (Piaget/Inhelder, Le operazioni intellettuali e il loro sviluppo, in Trattato, cit. vol. 7°).

Campo di determinazione storica, all'interno del quale si oggettivizzano, costituendosi il campo effettivo <delle formazioni discorsive, delle positività e i saperi che loro corrisponde> (M. Foucault, Sull'archeologia del sapere, già cit.): <contesto (quindi) di relazioni e riferimenti – il codice, il mondo, il linguaggio – che rende significanti la Norma, l'Atto, la Parola> (Böckh, in Vitiello) / rete di significati, e il loro dispiegarsi...fluttuante l'ondeggiante irriducibilità coinvolgenza di una reciproca mutuazione del tempo e dello spazio - un tempo che si spazializza e vicendevolmente uno spazio che si temporalizza (I. Prigogine, La nascita del tempo) -...ricostruisce la linea di una esperienza di verità, promossa da un atteggiamento mentale laico / lungo quella linea è l'insorgere di forze, ravvivate o da una libido dominandi o da un riequilibrio delle relazioni simboliche; del rinnovamento delle idee, legato allo sviluppo della ricerca scientifica, della tecnica, della tecnologia, oggi, dall'informatica...conosce il suo limite...
...e un nuovo orizzonte di significatività si dischiude inserito in una comune appartenenza al medesimo linguaggio conosciuto (Böckh, in Vitiello).

Sospendo / nausea e disgusto accendono la mia indignazione

Nessun commento:

Posta un commento