giovedì 16 febbraio 2017

SESSANTACINQUESIMO

L'uomo? Il maschio, manifestazione del genere umano, del quale la donna è il complementare? Assuefazione mentale biblica, che, nell'acquisizione del concetto di virilità...memoria romana...è diventata costume di supremazia, egemone in ogni settore dell'organizzazione del vivere l'esperienza della nostra mondanità.
Ma, su quella condizione che s'impone “architettonica” messa in ordine una contingenza incontrollabile, la nemesi della storia.
La staffilata è piombata su quella mentalità, dissigillandola: nel mio immaginario, la sollevazione delle donne / sferzata...oggi, lontana e obliterata dalle donne, lusingate ed appagate dal canto maschile del 50%...a quel costume maschile di conduzione del vivere l'esperienza del transitare questo nostro passaggio mondano.
Il mio rievocarla con quel termine ha una motivazione politica: il suo costrutto...in quel mio immaginario...esterna l'insorgenza di un ribaltamento della nostra cultura / insorgenza, che io...in arbitrio...esterno: da una libertà condizionata dalla esigenza difensiva dell'equilibrio di un sociale, organizzato con i criteri di chi ne assume la gestione, all'autodeterminazione individuale in un sociale auto-gestito.
Soggettiva interpretazione, ma che ha un suo fondamento, almeno per me, in quella staffilata: non richiesta di legittimare un diritto usurpato, ma affermazione di una presa di diritto, e che maschi e donne nel '68 hanno proiettata in immaginazione al potere: - data di una rondine che non fa primavera...il mio rinascimento culturale.
Sollevarla alla memoria è un voler urlare il valore dell'equipollenza della differenza irriducibile dei due sessi e il suo farsi statura sia per ogni altra forma di sessualità sia per la eliminazione della sperequazione sociale / per me, energia per provare a scuotere le menti sulla validità della circolazione della diversità delle idee per una relazione sociale degna ad esseri umani che fruiscono...direbbe Adorno...di <una coscienza padrona di sé>.
Oltre quell'urlo, sottolineare in quella presa di diritto la vulnerabilità di quella condizione di vita, formalizzata in “terminologia”, attraverso la quale l'articolazione del tutto e l'organicità di ogni conoscenza rilevano il loro grado di astrazione / obiettivo perduto / quella ventata, normalizzata al maschile, intensifica la confusione / si fa, in buona fede, acciambellare nell'incetta dei voti dell'elettorato.

Non siamo usciti dal maschile / abbiamo assimilato le novità emergenti attraverso schemi mentali ereditari, a diverso grado di profondità / li abbiamo trasmessi all'attuale generazione / noi e loro, oggi...in persistenza educativa, socialmente stanziale...conformiamo la nostra psiche ad assimilare le novità emergenti a quegli schemi – ribadisco – ereditati.
In ciò, mi sostiene una convergenza fra Piaget, Lo sviluppo mentale del bambino, e Hallowell, Culture, personality, and society, in Trattato, vol. 10, già cit.
Per tale influsso siamo strascinati nel vortice di una crisi diversa da quella che provocò...nel 1929...il crollo di Wall Street (Bordoni, Stato di crisi, già cit.).

Una crisi, che coniuga, in ibrido amalgamare: virtualità del capitale finanziario, che sconvolge il mondo del lavoro e rende sterile la consueta lotta sindacale, in quanto il centro gravitazionale dell'economia non è la fabbrica, ma la banca / crisi dello Stato di diritto, lacerato da un conflitto interno tra i suoi poteri autonomi, esecutivo/magistratura – la democrazia americana ne è testimonianza recente / crisi di rappresentanza, per una classe politica svilita da idee e cieca, a tal punto da non rendersi conto di aver perduto quel potere politico...sia pur parziale...sull'economia, oggi posseduto in anonimato nell'olimpo finanziario (rimando al mio ciclo sulla crisi), per cui gli atti di specifici contenuti politici si traducono in enfasi verbale: atti...direbbe Adorno, (Prismi)...<a riempire il vuoto delle coscienze espropriate> / <l'ordito sempre mobile e sempre mutevole di relazioni instabili che formano noduli di intensità in una Rete sempre in formazione e distruzione, come risultato di incroci che aumentano o diminuiscono in base all'uso> (Duque, L'età è mobile...cit.) / la mina islamica all'interno delle nostre territorialità / l'imperialismo economico cinese.

Tematiche già esternate nelle mie precedenti riflessioni / Qui, schizzi di una panoramica molto più vasta per sottolineare il fattore causale...un per me senza presunzione di prendere “testo”...della confusione come il problema in risalto attanagliante il nostro attuale agire pensante sia nelle nostre prese di posizioni nei vari settori, che delineano il perimetro che circoscrive la consuetudine del nostro vivere sia nell'intrecciarsi...e nel conseguenziale interagire...della crisi economica con sviluppi di eventi situazionali e le sempre più aggiornate possibilità, fornite dalla Rete e dal cellulare.

Presenza, quindi, di un contemporaneo contesto che prende storia attraverso, appunto, quel reticolo di connessione di situazione diverse con una connotazione che va precisata: il contagio: diffondono effetti di propagazione del loro reciproco interagire in ogni settore del nostro vivere organizzato: lavoro, famiglia, scuola, divertimento, religioni varie.

La confusione come problema è posta da quel contesto ed è in relazione alle dinamiche che si esplicano nella relazione induzione/risposte: induzioni, che chiedono nuovi adattamenti, e le nostre risposte sia da individui privati sia da individui deleganti ai gestori della nostra volontà politica e...in responsabilità...dai delegati, i quali, per quell'onere, la risposta assume valenza determinante per la legalità dei nostri comportamenti / risposte a quelle induzioni...che l'interazione reciproca rende complesse...implicanti il cambiamento delle condizioni organizzative, in avaria, dell'insieme associativo, e, quindi, assunzione di adeguati adattamenti...
...e in quella assunzione di responsabilità dei delegati, la confusione, che è nei nostri cervelli, rientra tortuosa e si fa pericolosa...
...nella misura in cui la risposta agli stimoli nuovi continua a reagire in maniera conforme a quella mentalità ereditaria di una riequilibrazione della condizione di sempre: l'utilizzo della <centralizzazione>, la quale fa della <sovranità individuale...una sola macchina, e di ogni individuo uno strumento per un solo fine> (Nietzsche, Umano troppo umano, già cit.)...
...con un aggravio: quanto più il linguaggio nella comunicazione della risposta all'induzione vuole essere più chiaro, tanto più...nella varianza dei termini...quella confusione ritorna.

Retaggio culturale di circostanze che pongono l'intelligenza dell'uomo di fronte alle perturbazioni che esse esternano, provocando una rottura dell'equilibrio esistente / momento genealogico di un diverso esercizio del pensare in andamento integrativo delle variabili dell'esistente / momento configurante un pensare oggettivante che sancisce un criterio di demarcazione tra forma e contenuto (Adorno) / criterio che si fa pedagogia del nostro agire pensante, condizionando la costruzione linguistica del comunicare, e che la nostra intelligenza...nella sequenza dei tempi...modificherà quel criterio in normalizzazione dei nostri comportamenti (il moderno e la sua modernizzazione); oggi, in <io, la verità, parlo> (Lacan).

La confusione di oggi va posta in quel “concepimento” genealogico della matrice logico/ontologica della nostra cultura / matrice datata: registra il trasfigurare di quell'atteggiamento mentale che contrassegnò la cesura dal mito: la provenienza della nostra cultura. Periodo della decadenza di una Grecia sotto il dominio macedone; quell'atteggiamento scopre la sua conformazione mentale: la gerarchia delle forme...Aristotele...firmò la nostra cultura / matrice, la quale è sociale, in quanto è genealogicamente concettuale, ed è concettuale, in quanto è sociale, anche nella versione della critica...cioè nella sua negazione (Adorno, Parole chiave) / matrice, che fertilizza l'auto-legittimazione di una formazione discorsiva a costituirsi...attraverso l'auto-costruzione di un linguaggio adeguato (filosofico, scientifico, software)...modello di sapere / matrice, che determina quella gerarchia delle forme che allontana la cultura dalle nostre vicissitudini, anche se li normalizza a propria immagine.

Oggi...per me...porsi la domanda sulla confusione è un prenderne atto, in quanto problema della nostra contemporaneità / un prenderne atto che è un rilevarne l'intelligibilità in quella matrice istitutiva della forma di razionalità della nostra cultura, della quale noi siamo epigoni legulei.
Prendere cognizione, in conseguenza, implica il riportare quella intelligenza costituitasi intellighenzia, egemonia culturale, alla dimensione di ogni uomo/donna <nella misura in cui questo/questa vive, parla, e produce> (Foucault), ma, soprattutto riflette: un riflettere che è un costruire, un trasformare le situazioni e gli oggetti (Piaget/Inhelder, Le operazioni intellettuali...già cit.): è cultura che si fa storia, e, in corrispondenza, è storia che si fa cultura.

continua


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