Il risveglio in noi del bisogno di storia, - e la memoria ridesta in me Habermas e il
relativo dibattito, esposto nel volume Il
discorso filosofico della modernità. Dibattito, aperto da Hegel; continuato
senza interruzione sino all’altro ieri,
dopo la parentesi Marx della realizzazione della filosofia nella prassi,
attraverso vibrazioni interpretative, variabili nel timbro, registrabile o un recupero aggiornato della filosofia o la consapevolezza di una sua
<fine…malamente dissimulata> nel superamento della differenziazione
hegeliana tra il suo concetto scolastico e
quello mondano.
Seguitandone la
lettura, è rilevabile un temporalizzarsi di pensieri,
il cui esposto argomentativo, in relazione al proprio paradigma di riferimento,
staglia la differenza; aspetto da prendere in considerazione in uno svolgimento
meditativo posteriore.
Ora, soltanto un
risalto delle diversità argomentative, indispensabile base storica per
verificare il perpetuarsi, proprio nella differenza, il retaggio di quel che definisco virus,
cicatrizzante la relazione intercomunitaria nella genesi della nostra civiltà.
Pensieri, messi in moto: - da Heidegger, il cui <recupero…apre
ad un movimento di pensiero genuinamente filosofico>, nel quale inscrive, e in ciò il diversificarmi da Habermas, in equiparazione <gli
hegelo-marxisti e Lukács, Horkeimeir e Adorno, che ritraducono il Capitale, con l’aiuto di Max Weber, in
una teoria della reificazione>; - da una diversa angolazione, attraverso la
quale <la filosofia riconquista competenza per la diagnosi del tempo
attraverso una critica della scienza che dal tardo Husserl conduce, attraverso
Bachelard, fino a Foucault>.
Un interrogativo
sopraggiuntomi distoglie la mia mente dalla riflessione in atto. Tiro mancino
della memoria. Impensierisce la motivazione dell’apertura di questo blog, non
sull’opinabilità argomentativa / essa è tale:
è un per me, gridato ad alta voce / sulla sua incisività operativa nel perturbamento
che travaglia il nostro presente:
blocca il rilievo in corso.
Interruzione
sospensiva di un evento, piega
deviante il discorso filosofico della
modernità, ma in disgiunzione connettiva, avente in concomitanza referente:
la filosofia scolastica, cioè la metafisica come suo bersaglio critico
fondamentale, nel tracciato parallelo di una filosofia, propositiva di un nuovo
scientismo: una piega su cui è
indispensabile il rifletterla.
Ancora una volta
debbo confessarmi reo. Diserto le
regole del discorso retto. Tronco la
questione, prorogandola. Avverto imprescindibile esternare l’interrogativo, il quale, in ultima
analisi, compendia il travagliato orientamento dei miei soliloqui. Per tal
motivo, preferisco rinviare l’esternazione ad un prossimo soliloquio.
Franco Riccio
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