lunedì 1 dicembre 2014

SESTO SOLILOQUIO

Il mio interrogativo

un riflettere riflettendomi in esternazione come se servisse a smuovere qualcosa tra il chiacchiericcio generale e il profetizzare chiaroveggente che acuiscono le cicatrici di  un legame sociale adulterato in origine.

Inservibilità e inefficacia, implicazione di una pratica comunicativa tra sordi / diffusa verbosità di linguaggi raffigurativi di una oggettività effettuale, incrinata nella sua struttura di base, tacitata e rilevata in singoli prospetti, indubbiamente gravi e necessitati di interventi immediati, su cui grava l’enfatizzazione moralistica che colpisce l’uomo in colpa, meritevole dell’adeguata punizione, e diserta la condizione di base – manifestazione di una malattia sociale, radice rizomatica, la quale si riproduce in sintomi diversi: il muro del silenzio.

Infertilità / la “gramigna si fa grano” / seduzione interiorizzata in funzione attuale di una dipendenza assoluta, modernizzante nella tecnologia mobile il già citato mito di eros: il divino logos (Eraclito), il quale <costringe al suo volere, riverbera nell’acquiescenza, quel <fuoco sottile> (Saffo)  che serpeggia nelle vene di ogni uomo posseduto da quel segno / <perché questa generazione ha bisogno del segno?> (Marco, 8.24); - metamorfosi di un capitalismo sempre più regolatore dell’ingegno dell’uomo e che, nell’assunto teorico del <valore>, trasforma i consumatori, <davanti ai capricci teologici della merce…in scaccini (sacrestani), i quali, credendo di consumare il loro valore d’uso, consumano di fatto il valore di scambio, per la forma di merce che esso assume> (Adorno, Dissonanze).

Inquietudine di scelta. Screditato il dialogo in rissa / mostrandosi il contendere: - presunzione condominiale di una forma razionalmente idonea a regolare: la relazione sociale, lo scambio intersoggettivo, l’amore, il crimine, il tipo di modello economico da adottare, pacificando imprenditore e lavoratore, dando così lavoro alla massa, sempre più crescente, di disoccupati giovani e non più giovani {fatta salva l’emergenza, diritto al lavoro è una questione che va rivisitata in profondità: il lavoro è lo svolgersi dell’energia vitale peculiare all’agire pensante di ogni individuo, connaturata al talento e alla predisposizione individuale; energia, la quale identifica una identità di base comune nella variante delle forme di attività che assume sotto l’influenza regolativa della società – diventa agire economico nell’inscrizione nella rete totale degli scambi dei beni}, l’università, la ricerca, la scuola {altra questione centrale: sono spazi concentrici di vasi comunicanti, aventi il centro in comune nell’autocrescita individuale e non settori differenziati in linea aristotelica mai spezzata ׀ l’osare illuministico: un bluff  dell’uscita dell’uomo dall’atavica minorità ׀: <si diventa costruttori di casa col costruire case e citaredi col costruire la cetra…lo testimonia anche ciò che avviene nelle città: infatti i legislatori rendono buoni i cittadini facendo acquistare buone abitudini> (Etica nicomachea, 1103 A 33-B4)}; - polivocità di toni discordanti, ma uniformi nella scala, tendente nello stesso ritornello di rappresentare i bisogni e la rabbia della gente, sempre più immiserita e stordita dalla confusione insita nei loro linguaggi; - lo stato, la democrazia, la sovranità del popolo, e il linguaggio che li definisce entra in tilt nell’intelligenza dell’individuo / lo stato? un super individuo uno e trino, lacerato dalla conflittualità della sua stessa trinità nel contenzioso litigio di attribuzione di indipendenza in miscellanea con autonomia – concetto, questo, non equivalente all’altro, in quanto l’autonomia contempla la non ingerenza nell’ambito di competenza; mentre indipendenza è tale per la sua irresponsabilità verso l’esterno, obbligo questo che il concetto autonomia ingloba / la democrazia?  autogoverno del popolo, nel quale è intrinseca la sua sovranità, conquistata attraverso le lotte contro la dittatura e contro ogni forma di privilegio, sanzionando una uguaglianza di natura nelle differenze individuali – oggi, formalizzata nella delega a una formazione sovrana, la quale, in forza del voto in fede, assume la legittimità di governo.

retaggi di una malattia sociale inoculata storicamente

Cristo non si è fermato ad Eboli, Carlo Levi!  Si è fermato, chiedendo perdono agli storici e ai cattolici, nel, VIII sec., prima della sua nascita, al verificarsi di un vasto movimento di colonizzazione che porterà alla fondazione delle città greche su tutte le coste del Mediterraneo, dal Ponte Eusino alla Spagna.
Un ricalco di metafora intrecciato di storia nel quale metto in gioco la mia reputazione di artigianato filosofico, provocando in me un doppio patimento: sfiducia a me stesso nel temere di cadere nell’arbitrio; scetticismo verso un sapere caratterizzato in <struttura di potere degli esperti, espressione di una dimensione sociale sempre più tecnocratica> e, aggiungerei sotto l’egida del mercato (J.-F. Lyotard, La condizione postmoderna).

Condizione del postmoderno? Retaggio pedagogico come condizione necessaria affinché una società, qualunque sia la <sua forma costituzionale>, ne salvaguardi il regime <e, all’inizio, la sua stabilizzazione> (Aristotele, Politica A II-8)?


Interrogativi in sospensione / intervallo per una riflessione comunitaria, contribuendo in comparazione con una mia travagliata scelta di posizione angolatascelta che spero di esemplificare nel prossimo soliloquio.
Franco Riccio

Nessun commento:

Posta un commento