Il nodo
problematico –
il nostro navigato vivere da
individui senza nome lo spazio di
vivibilità interrelazione in estenuante debilitazione della propria tempra e nell’abbindolamento nel segno prospettico, a più voci, una
riabilitazione nel disturbo tipico della schizofrenia: contaminazione nel segno del contagio inestinguibile del leonino prendersi il diritto di avocare a sé la normativa dell’agire
pensante di ogni uomo e del suo spazio vitale della sua interdipendente
interrelazione con i suoi simili,da parte di uomini in formazione egemone delegata; acclimatazione alla dipendenza millenaria di ogni uomo, a un
diverso grado di profondità, attraverso il processo interattivo dell’assimilazione ai propri schemi, formativi della sua personalità,
e dell’accomodamento di tali schemi
alla situazione attuale (Piaget).
Nodo scorsoio, il filo che mantiene in forza
la nostra schizofrenia di essere
nello stesso tempo sia <il
sostrato biologico> e <la forma riflessa del processo sociale> che, allo stesso modo, <un soggetto
pensante…che non si lascia inquadrare a priori nel sistema eteronomo dei
compiti stabiliti dall’alto> (Adorno, Minima
moralia) / filo, in variabile spiegatura climatica, che scorre attraversoretaggi di un virus epidemico, il quale fa di ogni variabile storica il centro di
una nuova propagazione (Stengers, Concetti nomadi).
Necessità imperativa di risveglio della nostra memoria
storica, radice rizomatica,
forgiante l’impronta culturale di noi uomini occidentali: dissotterrare dai vari centri di propagazione di quel virus, l’indice genealogico che ha offuscato le nostre schiarite
primaverili: rilevarli proprio oggi –
un per me, che, nel rifletterli, nel
lavoro stringato e concitato dell’articolazione del mio linguaggio, riemerge
con forza e si presenta in continuazione in modo irriducibile / implosione
comunicativa di ascolto sodalizio
nelle diverse angolature /sperimentare un dipanare quel nodo obliato, in interazione riflettente, le configurazioni
frattali del suo prendere storia.
Il nostro vissuto e
vivente sotto il paradigma egemonico
socio-culturale-politico: ieri, oggi
nel marasma conflittuale di una sua predazione
nel segno della redenzione.
Parlarne fuori da quel timbro, e parlarne sul serio,
schivi da ogni assiomatica teorica e redentistica, nel momento travagliato di
una lotta per vivere l’immediato senza futuro, suona come una bestemmia contro la povertà dilagante e
l’immisurato sodalizio della corruzione.
Mi dichiaro reo
confesso /
proseguo nel mio lavoro di esplorazione le radici delle varie configurazione
storiche, esternandoli per ascoltare,
anche se esse rimarranno voci nel deserto
/ e farò che esse generano <livore, come la musica in Schönberg, la quale,
più essa dà agli ascoltatori, e meno gli offre a un tempo: perché essa esige
che l’ascoltatore segua spontaneamente il divenire compositivo del suo moto
interiore, e pretende da lui, per così dire, prassi invece che mera
contemplatività> (Adorno, Prismi:
<Nessuna analisi è ancora in grado di penetrare fino
all’inferno dove vengono impresse le deformazioni che emergono più tardi alla
luce come allegria, aperture, affabilità, felice adattamento all’inevitabile e
semplice e schietto senso pratico> (Adorno, Minima moralia).
Franco Riccio
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