domenica 28 dicembre 2014

DECIMO SOLILOQUIO

Il nodo problematico – il nostro navigato vivere da individui senza nome lo spazio di vivibilità interrelazione in estenuante debilitazione della propria tempra e nell’abbindolamento nel segno prospettico, a più voci, una riabilitazione nel disturbo tipico della schizofrenia: contaminazione nel segno del contagio inestinguibile del leonino prendersi il diritto di avocare a sé la normativa dell’agire pensante di ogni uomo e del suo spazio vitale della sua interdipendente interrelazione con i suoi simili,da parte di uomini in formazione egemone delegata; acclimatazione alla dipendenza millenaria di ogni uomo, a un diverso grado di profondità, attraverso il processo interattivo dell’assimilazione ai propri schemi, formativi della sua personalità, e dell’accomodamento di tali schemi alla situazione attuale (Piaget).

Nodo scorsoio, il filo che mantiene in forza la nostra schizofrenia di essere nello stesso tempo sia <il sostrato biologico> e <la forma riflessa del processo sociale> che, allo stesso modo, <un soggetto pensante…che non si lascia inquadrare a priori nel sistema eteronomo dei compiti stabiliti dall’alto> (Adorno, Minima moralia) / filo, in variabile spiegatura climatica, che scorre attraversoretaggi di un virus epidemico, il quale fa di ogni variabile storica il centro di una nuova propagazione (Stengers, Concetti nomadi).

Necessità imperativa di risveglio della nostra memoria storica, radice rizomatica, forgiante l’impronta culturale di noi uomini occidentali: dissotterrare dai vari centri di propagazione di quel virus, l’indice genealogico che ha offuscato le nostre schiarite primaverili: rilevarli proprio oggiun per me, che, nel rifletterli, nel lavoro stringato e concitato dell’articolazione del mio linguaggio, riemerge con forza e si presenta in continuazione in modo irriducibile / implosione comunicativa di ascolto sodalizio nelle diverse angolature /sperimentare un dipanare quel nodo obliato, in interazione riflettente, le configurazioni frattali del suo prendere storia.

Il nostro vissuto e vivente sotto il paradigma egemonico socio-culturale-politico: ieri, oggi nel marasma conflittuale di una sua predazione nel segno della redenzione.

Parlarne fuori da quel timbro, e parlarne sul serio, schivi da ogni assiomatica teorica e redentistica, nel momento travagliato di una lotta per vivere l’immediato senza futuro, suona come una bestemmia contro la povertà dilagante e l’immisurato sodalizio della corruzione.

Mi dichiaro reo confesso / proseguo nel mio lavoro di esplorazione le radici delle varie configurazione storiche, esternandoli per ascoltare, anche se esse rimarranno voci nel deserto / e farò che esse generano <livore, come la musica in Schönberg, la quale, più essa dà agli ascoltatori, e meno gli offre a un tempo: perché essa esige che l’ascoltatore segua spontaneamente il divenire compositivo del suo moto interiore, e pretende da lui, per così dire, prassi invece che mera contemplatività> (Adorno, Prismi:



<Nessuna analisi è ancora in grado di penetrare fino all’inferno dove vengono impresse le deformazioni che emergono più tardi alla luce come allegria, aperture, affabilità, felice adattamento all’inevitabile e semplice e schietto senso pratico> (Adorno, Minima moralia).
Franco Riccio

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