lunedì 15 dicembre 2014

NONO SOLILOQUIO


Ritorno al bisogno di storia, - la nostra memoria da ravvivare, proprio oggi
/ in essa, ribadisco, è da investigare la genesi implicita nello schema ordinatorio, identico nelle variabili indipendenti del divenire dell’esperienza umana, imposto alle coscienze / sradicarne la motivazione non psicologica che fa di quella imposizione l’ordine naturale degli oggetti: il grido di Adorno in Metacritica / denunciarne un comportamento sociale.
Quel grido echeggia in me la travagliata necessità del mettere in chiaro/scuro il fattore chiave che genera il perpetuarsi della reificazione degli uomini e del spazio interrelazionela tessitura di quella che noi, per cultura, definiamo società / il legame spontaneo, espresso da quel vagito, paritario di una disuguaglianza basilare disadorna dall’abito civile; disuguaglianza, la quale per un artificio strategico, provocatorio di una sua dimenticanza, è divenuta essenziale per una correlazione, assorbita, oggi, dall’inferenza statistica, funzionale all’equilibrio mobile della sua governabilità.

e i miei pensieri schivano la conseguenza logica di una intenzione di ricostruire quel filo intrecciato dei rilievi storici / interruzione per un ascolto, non igienico al riflettermi / ricezione che continua a distogliermi dal quel filo, per me essenziale / un impulso stimolato dall’ascolto inattivo del consueto e contraddittorio dibattito televisivo sulla crisi che attualmente ci coinvolge: un sovrapporsi di motivazioni causali / estemporaneo bisogno di annotarmi alcune mie riflessioni, riallacciandomi al soliloquio precedente, esortante un reciproco ascoltarci nel riflettere proprio sulla crisi che, appunto, ci coinvolge direttamente.

Crisi, - e nel mio rifletterla rilevo un indice, per me pregiudiziale, da sollevare all’attenzione: la reciproca convertibilità dei perturbanti dispositivi dei processi di ordine sociale, economico-finanziario, politico, culturale, scientifico, informatico, ai quali si innerva una rivoluzione climatica provocata dalla “ingegnosità” dell’uomo: un aspetto da riflettere a più voci, poiché tale convertibilità, per la multiformità con cui si manifesta, rende problematica la riduzione ad un unico indice di causalità.

Per tal motivo scelgo di “lanciare” alcune chiose.

Indicibilità del fattore chiave del perturbamento che ci, ripeto, coinvolge e ci rende responsabili?
o
nebbia offuscante il nostro agire pensante, sviato dal miraggio dell’immediato vantaggio, eredità di una interruzione storica, iniettante quello spirito di gravità, denunciato da Nietzsche e ribadito da Adorno in principio di realtà che rende ad ogni individuo <pesante la terra e la vita> (Così parlò Zarathustra>?
il problema, il mio – ma, non è il nostro nodo problematico? complesso e slittante in conclusioni smisurate, a causa del reticolo dell’immissione dei vari input che lo scansionano, e, quindi, riduttivo per una riflessione solitaria: perché non riflettere coralmente in un ascoltarci reciprocamente, liberi da quel conflitto delle interpretazioni, l’antinomia in cui si impiglia la cultura, proprio in quella <tendenza più forte> di radicalità critica?
Adorno e Horkheimer, in Sociologia II, ci pongono di fronte ad una grave responsabilità: <…la teoria della società, e qualsiasi prassi che si orienti su di essa, non può buttarsi col coraggio della disperazione dalla parte della tendenza più forte, colpire ciò che cade e far propria la liquidazione della cultura: altrimenti si fa complice della ricaduta della barbarie>.

Problema sociale in quanto problema culturale, il quale è tale in quanto è problema sociale? Il monito di Adorno (Parole chiave).

Il pericolo del gettare <il bagno col bambino dentro il bagno> (Minima moralia) esiste.

Altra annotazione. Il fissaggio di un unico indice causale del fattore chiave della nostra reificazione e del nostro spazio interrelazionale circoscritto in un settore specifico è irriducibile ad un rapporto di conoscenza / ciò che annoda il nostro nodo problematico è la risultante dall’intrinseca qualità differenziale degli elementi che lo costituiscono / problema, imposto, oggi, dall’accadimento storico che ci pone oltre quella modernità, profetizzata da Hegel e ridiscussa sino all’altro ieri, oggetto della mia riflessione sul risveglio della nostra memoria – oggi nell’oscurità del domani.
Il silenzio? Tacere nel rimbombo delle voci ?

Di contro non parlarne, provo un disgusto verso me stesso in neutralità / mi renderei complice sia con l’egocentrismo degli indifferenti sia con la coralità del tanto per parlare mentre la società va in balia del mondo.

Pressato da tali problemi / il subire una posta in gioco in cui l’individuo viene soltanto considerato indirettamente; direttamente, in mistica coralità, nella sua disperazione / la casualità della lettura della frase di Habermas e l’immediato flusso illuminante decidono sulla scelta di annotare queste mie osservazioni.

Altra postilla – rimuovere un accento: dalla verità all’effetto solvente di un pensiero scientifico, filosofico, politico, economico, teologico…avvincente e trascinante / retaggio di una egemonia culturale: mi sono di conforto Foucault, Lacan, Lévy-Leblond.

Ancora una glossa – viviamo un salto di esperienza planetaria strutturata e ordinata, basata su degli elementi semplici irriducibili, ad una esperienza rapsodica e disorganica, basata dalla riducibilità di quegli stessi elementi semplici: intreccio tra il fenomeno scientifico della complessità e quello informatico della newonto(techno)logy, per dirla con Duque (citato).

Al di là dell’effetto solvente, retaggio, su cui mi soffermerò nella ripresa dello scorrimento storico, solleverò all’attenzione, alcuni elementi, per me, interessanti e vincolanti, per il tentativo di scioglimento (?), del nostro problematico nodo o, più realisticamente, sgravarlo dalla sua statica onticità.
Complessità – un aspetto, suggeritomi dalla lettura del saggio su tale argomento da Isabelle Stengers (Concetti nomadi, già citato) dà forza a quel tentativo e nello stesso tempo può far nascere una riflessione in coralità differenziata dai vari punti di vista:

una premessa in parentesi: la complessità si segnale per l’intreccio perturbante tra il regime stazionario dei suoi attrattori e la dinamica frattale, insorgente da attrattori che la Stengers definisce <strani>; la riflessione che sollecito riguarda quest’ultimi, per l’effetto solvente in positivo su quel nodo che ci affligge:

<essi impongono di pensare la mappa dei problemi come un bilancio di esplorazioni locali, di scoperte di possibilità di passaggio che non provano niente al di là di se stesse, che non autorizzano né generalizzazioni né metodo>.

Una via da percorrere?

NewOnto(techno)logy – delinea la convergenza tra Social Web e la Semantic Web (hardware e software):

<è l’ordito sempre mobile e sempre mutevole di relazioni instabili che formano noduli di intensità in una Rete sempre in formazione e distruzione, come risultato di incroci che aumentano o diminuiscono in base all’uso>.

Non si intessa con quell’altra via, se la adoperiamo come prestazione?

Riflettiamo riflettendo in noi fuori da quella condizione ideologico-culturale che ci rende stranieri.

Rientro in me stesso, riallacciandomi al mio affanno.
Franco Riccio

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