Crisi,
soffermarsi è basilare. Osservarla con occhio micologico: il suggerimento di Adorno in Dialettica negativa / frantumarne <il guscio dell’impotentemente
isolato> / far <saltare la sua identità> / costringere <il pensiero
a sostare davanti al minimo> ed io aggiungerei, coglierne i messaggi nella
loro enigma leggibilità, per l’indice polivalente delle loro oscillazioni - input al bisogno di capire <che
implica <il pensare come fare>.
Suggerimento,
direi di guardia, per un agire pensante operativo di un taglio interruttivo di analisi, anche
supportate da tecniche specifiche, praticate sia dall’esperto analista sia
dallo stratega politico, che lasci implodere
l’identità di una crisi, leggibile, per sue certe
manifestazioni, non più con i criteri di
un sapere accreditato – un per me.
Implosione, non esplosione
della sua identità, poiché viene esercitata dalla pressione dei minimi focolai,
indescrivibili nella decifrazione per la loro dinamica non programmabile, la
quale rendendo variegata la causalità
del suo manifestarsi, si dà alla trasparenza
della lettura del suo
evidenziarsi sincope che inceppa il campo
del vivente.
Campo, il
quale, in forza dell’implosione
mostra l’incompiutezza della pertinenza legata ad un determinato sapere, rendendo necessaria l’azione correlata dei vari saperi.
Sinergia, quindi, di pertinenza delle scienze sociali e umane,
compresa la politica e la filosofia, in interscambio delle informazioni e del
loro interscambio con la fisica, la chimica, la biologia, la psicologia,
l’epistemologia, deviandone, appunto, la pertinenza settoriale per una
circolarità dell’informazione. – ancora un per
me; una meditata convinzione in
ascolto.
Sfida, quindi, all’oggettività dell’analista scientifico o politico per una nostra decodificazione del nostro
transfert di lettura?
Sfida, pertanto, al criterio di verità del nostro esercizio
del pensare? Slittare, cioè, <la
caratteristica formale del pensiero (la quale), esige la priorità
sull’autoriflessione di questo: vengono denunciati, per essa in quanto
“demanio”, diritti di possesso. Ma quanto più il “campo” scientifico è
astratto, tanto maggiore è la tentazione e la prontezza a ipostatizzarlo>
(Adorno, Metacritica)?
La caratteristica formale del
pensiero, non è
l’elemento organizzativo dei nostri pensieri
soggettivi, divenuto criterio di
verità della loro oggettivazione, anche nell’esercizio della critica?
<Legge
del pensiero>, sottolinea Adorno in quel lavoro: tu devi – il cammello interiorizzato
dall’uomo leone / Nietzsche / in noi presunti post-moderni / tu devi <ha come contenuto, insiste
Adorno, un divieto: non distratti dal pensare, non ti fare distogliere dalla
natura inarticolata, ma trattiene salda come un possesso l’unità
dell’intenzionato> / l’urlo di Foucault: <staccare il potere della verità
dalle forme di egemonia (sociali, economiche, culturali) all’interno delle
quali per il momento funziona> (Microfisica
del potere, già citato) e funziona oggi in una crisi che solleva tragicamente l’interrogativo radicale
sul come pensiamo / interrogativo, che il vocio babelico
annebbia tra il silenzio complice degli intellettuali
impegnati.
Quel
monito è la mia voce nel deserto
Franco Riccio
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