QUARANTANOVESIMO
SOLILOQUIO
Esigenza, - la
mia / esternazione di
sbilanciare il mio punto di vista, arguito dalla mia scelta
esplorativa di quella svolta,
in un
certo qual modo, da me
svincolante una
tensione dei
due ideatori,
Horkheimer/Adorno, scegliendo quest’ultimo come mia posizione
di riferimento /
tensione,
mordace della catena dell’interpretato:
tensioni
risolte o non risolte – problema da intellettuali
– / in riflesso, non mi reputo un loro perito
intenditore, pur trovando a mio agio
le tensioni
di Adorno / il mio affanno:
attivare, mettere in moto una riflessione su quello che…per
me…è il nerbo
centrale di quella svolta:
l’aver sollevato a problema
il riequilibrare,
attualizzandolo, quel <mondo
è fatto così>
del mito,
adottando una forma di
intelligibilità, la
quale, pur nella variante del genere,
si conforma unificante e totalizzante nella sua normalità
le increspature
che si manifestano
nella sfera delle nostre
coscienze (Kant,
Critica della Ragion
pura) nel corso di
eventi
che diversificano l’esperienza…che ci costruiamo o siamo
indotti…del vivere la nostra mondanità.
Dire
cultura
è dire storia
– è bene non dimenticarlo. La coscienza storica che io ho della
mia matrice culturale
risveglia in me, riallacciandomi a quel rilievo
di scelta, l’idea
di raggruppare i vari
modelli di intelligibilità
della nostra mondanità
in due forme
che, per quanto dissimili nei loro dispositivi di decodificazione e
congiunzione dei flussi decodificati…per quel mio arbitrio
pensoso…ambissero
al medesimo fine,
diversificato nei loro costrutti:
agire sul tessuto dei corpi
viventi, quali sono
gli individui,
le stesse situazioni e
la società
/ trasformarne i dissesti, ripararne gli scompensi: o
ristabilendone l’equilibrio inceppato o
riedificandone il tessuto connettivo: il nocciolo della questione che
afferro
e coltivo
di quella svolta,
persuadendomi a giuntare le dissimili
forme, in un unico
obiettivo:
la compensazione
alle perturbazioni esterne, mediante nuovi modelli,
proiettandoli, come raggi di sorgente luminosa di tempi
migliori…speranza
degli uomini…condizione
indispensabile degli esseri viventi e della loro società /
compensazione
da me coltivata,
non in rapporto alle loro semiotiche
privilegiate, ma al
comune atteggiamento
empirico su cui
gravano i loro effetti
solventi: quindi
inconciliabilità di modelli,
nella comune progettazione di un diversamente
equilibrio, sia
riguardante l’individuo, stereotipandolo
sia l’organizzazione di quel suo vivere
assieme lo spazio di
coabitazione
con i suoi simili,
condizione
della sua crescita, trasformando la naturalezza
di quel legame
in vincolo
sociale / quel
diversamente:
la mia memoria storica
delle due forme
ne individua l’identità
del diverso:
ristabilendone un aggiornato bilanciamento
delle nuove trasformazioni (una) o
stravolgendone la composizione delle strutture operative, combinate
in progetto probabilistico
delle varie
connessioni che si attuano (l’altra) / diversità incompatibili che
non agiscono…urlo…sull’universo
e sulla misteriosità dell’origine: si attivano su corpi
viventi: si attivano
su quegli uomini che vivono, parlano, lavorano, come ci ha ricordato
Foucault: militi
ignoti o consacrati
eroi,
dopo la morte, esaltandone i meriti,
misconoscendo quella loro
onestà intellettuale che
li ha portati al sacrificio / onestà
intellettuale, -
intelligenza
del riflettersi
nell’interpretare
senza malleveria
né garanzia del contesto;
il grande dono che
la natura ha
dato a ciascuno di noi e che quel consorzio
umano che abbiamo costruito
in sapienza e
verità
ha parafrasato in moralità,
snodante il duo diritto/dovere.
Quel telos
ideale, vestito
nell’abito traslucido di sapere
e saggezza,
nel ricamare elegantemente
le scuciture
delle situazioni di
fatto, trasparenti il
livello del vivere degli uomini, sia come singoli
sia congegnati in
consorzio,
si radica
su quel tessuto di
quei corpi viventi che
hanno anche una tradizione
storica / un
ricamare,
il quale si rileva, proprio nella connessione-esistenza,
un concimare
quella nostra capacità attitudinale, riscontrabile anche nei
<sordomuti>, di assimilazione
in fertilizzante suo arricchimento di ingegnosità…irriducibile
ad ogni singolo uomo / il fondante
nello stesso
infondato oggettivante
quella connessione-esistenza,
di cui ogni singolo uomo è condizione, in quel risveglio del nostro
ristagno (Kant),
del suo manifestarsi
/ capacità di assimilazione,
imprescindibile per ogni funzione
simbolica e
per lo stesso linguaggio:
- incisività, efficacia di una sua naturalezza, attestante
dell’azione di ogni uomo l’intrinseca
sua caratterizzazione:
la manifestazione dell’intelligenza,
- attività mobilitabile, a vari circuiti,
il nostro
comportamento nel connettersi con il fuori
e i suoi perturbamenti
che chiedono risposte
/ risposte
che l’attivano, nel collegamento, unitamente con tutto il nostro
organismo
e che <comportano la costituzione e l’utilizzazione di schemi
e modelli
riguardante gli oggetti che il soggetto percepisce e sui quali
interviene> (P. Oléron, Le
attività intellettuali,
in “Trattato di psicologia sperimentale”,v. 7°, Einaudi, a cura
di P. Fraisse e J. Piaget).
Frase, risveglio della mia
memoria:
il riscontrarla “nocciolo” nell’elaborato della Metacritica
della teoria della conoscenza (Adorno)
e riconducibile a Hölderlin (Sul
tragico,
Feltrinelli),
intorno all’agire
pensante di ogni uomo
/ Altro genere
discorsivo cosi come
angolazione di campi diversi dei due autori / l’essenziale…per
me…il medesimo
obiettivo dei due autori: prospettare quell’agire
esternamente alle varie costellazioni
costellate sia da
filosofi sia da scienziati / altro
orientamento / altro
linguaggio, - espressione di un dire,
nel quale <si dà
l’insondabile profondità della parola> (M. Cacciari, L’estrema
misura del possibile,
in “Anterem,
n. 92): l’esperienza poetica (Hölderlin); capacità
di produrre un
pensiero che
si svolge disimpegnato da ogni ordine
di previsione; pensiero
ut sic, distinto dal
pensiero razionale,
per la sua organicità all’<involontarietà>, in forza della
quale deve <la sua necessità>, nell’enunciato
di Adorno (Minima
moralia) / l’uno
e l’altro,
dissonanti nell’argomentare la pianificazione di quel pensare
di dominare dall’alto
la nostra quotidianità, ma in tangenziale
convergenza nel far
risaltare nell’operatività di ogni uomo una capacità
di un sentire
in fibrillazione
interattiva con le
perturbazioni esterne
che sfuggono all’organicità del modello.
Tale capacità…per
me…nel sottrarla al
classico rapporto o
di separazione o
dialettico tra
l’apollineo e
il dionisiaco,
è leggibile intelligenza,
in quanto attitudine
presente
in ogni
uomo sin dalla sua tenera
età, - ed è
verificabile nella tipicità
delle indagini
condotte da Oléron sui comportamenti
degli uomini e delle loro interrelazioni,
risaltandone le condizioni
sotto cui soggiacciono / indagini, sviluppate dalle analisi di J.
Piaget/B. Inhelder, Le
operazioni intellettuali e il loro sviluppo
(in “Trattato”, cit.)....
rimando
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