QUARANTOTTESIMO
SOLILOQUIO
L'uomo,
grandezza e opacità: spinta all'interrogarmi nella
foschia dei miei pensieri / inespressività stordita dalla
contratante evidenza tra la smagliante luminosità delle scienze e
della tecnologia....trasparenza resa diafana da una informazione
che ci rende dotti senza sapere intorno sia ai processi del
nostro organismo, della nostra alimentazione, delle divergenti vie
da percorrere per la nostra redenzione sia dalla conquista
planetaria sia dalla nostra presa di diritto della parola, la
rete, costituita unità di comunicazione di base
(Duque, cit.)...e il nostro status permanente di
povertà endemica, di instabilità economica che disorienta la nostra
esistenza, dell'inalterabile nostra posizione di appendici delle
deliberi di uomini che si dichiarono Stato, in una democrazia
formalizzata in ogni sua procedura.
Memore
delle varie teorie sostenute secondo il principio di oggettività,
nella svolta scientifica postulato...dall'illusione
antropocentrica al miraggio dell'uomo erede di Dio / chimere
dissipate dallo sviluppo di nuove teorie, quali: relatività, la
quantistica, delle particelle elementari...la mia lettura
agrammaticale rintraccia l'effetto solvente dei loro risultati
nell'offrirci una forma mentale di intelligibilità sui nostri
comportamenti individuali e sociali che <assicurino la
massimizzazione di una funzione globale> (cfr., I. Stengers/ F.
Bailly, Ordine, in Concetti nomadi, cit.)
che integra individui e
società...
...e
la mia memoria riconduce quella funzione
globale alla svolta
classica di quella cesura,
genesi della nostra cultura
e che traccia di quella
funzione la
linea orientata delle sue memorfosi: l'invarianza del centro
nella forma di verità
che si svela e che
storicamente si fa
ragione per divenire poi
logica ed
oggi virtuale...
...protezione
del centro e di
contro l'anonimata oscurità dell'<uomo vivente, parlante e
lavorante> (Foucault, Sull'archeologia delle scienze,
cit.); dell'operosità dell'agire pensante di ogni
indiviuo di produrre pensieri non catturabili dal <sistema
eteronomo dei compiti stabiliti dall'alto> (Adorno, Minima
moralia).
Attivazione...intagliata
dall'incidenza espansionistica di una economia razionale, basata sul
<calcolo di un optimum in base al principio della pura
concorrenza (Stengers/Bailly) / sulla colonizzazione delle nuove
terre scoperte / su eventi storici: rivoluzione francese, nascita
della borghesia, riforma protestante; intaglio, che fertilizza nuove
idee sulla sfera del sapere, sui rapporti sociali
giuridicamente organizzati, sulla convivenza quotidiana (si
veda Il discorso filosofico della modernità di J.
Habermas)...
di
un nuovo atteggiamento mentale che potenzia di quell'uomo di
Foucault e di Adorno l'autonomia della sua volontà individuale,
scoprendosi io-soggetto, a condizione di aver assimilato
<l'utilità della centralizzazione> (Nietzsche, Umano troppo
umano II)...
… e
tale utilità si attua “motore immobile” di un orizzonte
di intelligibilità dell'industrioso agire pensante della
nostra mondanità / invariante nelle varianti climatiche, in
forza del linguaggio, che, nei vari registri dei discorsi
(filosofici, scientifici, tecnologici e nella stessa mobilità
della parola) giunge alla trasparenza di quel tu devi (il
cammello di Nietzsche) di quel pensare figurativo e personificato,
esercitato, in quella esperienza di mondanità che la letteratura
classificò mitologico.
“Motore
immbobile” nella spersonalizzazione di quel pensare /
promotore rizomatico che muta la tradizione, tenendo ferma
quella utilità nella regolabilità delle relative
interconnessioni che deliniano i vari equilbri
dell'organizzazione umana che abbiamo imparato a definirla società.
Ciò
odora di stantio, anche per l'uso personalissimo del
linguaggio: richiede un momento di riflessione, esortante
un'osservazione sul presente, ricorrendo ancora
una volta alla riflessione, non introspettiva, ma sul
groviglio in cui siamo inviluppati / intravedere, avvistandolo, se
quell'elemento del passato remoto – la centralizzazione –
è in esso captabile / intercettandolo nella funzione a
definire...ancora oggi...<che cosa sia pertinente fare o non fare
in <tale situazione, e come si svilupperanno gli eventi
situazionali> (Duque) / funzione, delineante una diversione,
adattata agli agli schemi mentali “educati” dei nuovi
redentoristi, equilibrazione della
connessione-esistenza, in circolarità di movimento di
<situazioni insostanziali (ibidem), che, per la loro
mobile trasformazione, si collocano fuori dai cardini del tempo,
escludendo l'idea di un “eterno ritorno”.
In
tale riattivazione...il circostanziato da osservare...rende palpabile
l'ondeggiamento incoativo dell'esperienza in generale e individuale -
basta una indecisione, una sincope a farci cambiare idea (cfr.,
NancyJ.L. Le discours de la syncope) - perpetua il dato di
fatto, antico nel tempo, dell'adattamento, regolarizzato dal
nuovo centro gravitazionale dei nostri comportamenti...
...e
la nuova esperienza assesta in sé quel processo di personificazione,
attuato dal mito –
in forma virtuale o di neoliberismo –
manifestando un mondo che
si contrae in sé, centro gravitazionale di coordinamento di ogni
elemento naturale, umano, divino: riprista quella cultura,
per
la quale: il
mondo
è fatto
così...il mito...
...si
fa comportamentale,
educativo,
riproposizionale di un
atteggiamento
mententale di
una
corrispondenza
diretta tra spazio/tempo
e simbolismo:
la questione che si impone questione,
oggi
/
questione
su cui si accentra sia l'intuizione di Nietzsche
e,
in modo penetrante, la svolta
della
scuola di Francoforte: svolta su cui è – proprio oggi –
rileggere per capirci
e capire.
al
prossimo
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