lunedì 31 ottobre 2016

CINQUANTUNESIMO SOLILOQUIO
Mi muovo, riallacciandomi a quella relazione di pertinenza, segnaletica della chiusura del precedente sol., su un campo franoso, quale è il processo mentale del nostro pensare, dischiuso, ancora oggi, ad approfondimenti, in particolar modo nel rapporto intelligenza e sviluppo / terreno complesso: investe problemi di ordine genetico; condensa l’esercizio dell’attività di ogni uomo in quanto si pratica <sia su oggetti concreti, elementi dell’ambiente fisico, sia su simboli, incarnati sugli oggetti, ma di cui contano le leggi di produzione, di combinazione…le forme intermedie di rappresentazirone> (Oléron, già cit).

La rilevazione dei segnali di individuazione di rilievi del nostro agire pensante nel vivere la nostra mondanità, tenendo fermo il non pregiudicare l’evoluzione analitica del domanisegnali che prelievo dal Trattato di psicologia sperimentale – non passano inosservati alla mia attenzione dalla consapevolezza della “parzialità”del mio taglio angolato / La multiforme conformazione del corpo vivente che singolarizza ogni singolo individuo non può essere integrata in un esclusiva disciplina scientifica, e, maggiormente. nell’intenzionato dell’interprete / Per quanto considerevole possa essere la misura di conoscenza di una disciplina e alto l'ingegno dell'interprete, quella misura è sempre un assimilare quel corpo vivente ad una realtà formale, per un verso; dall'altro, lo sviluppo di nuovi paradigmi che aprono nuove frontiere, e, per dirla con Lévy <lo zampillo sfuggente del divenire>.

In tale consapevolezza, la mia arbitraria scelta del prelievo di indici ragguaglio di pertinenza di discipline e autori diversi si pone come lavoro di elucidazione e non di risoluzione del come pensiamo.

Prelievi di pertinenze scientifiche da me intessuti in quella svolta francofortese e in particolar modo da Adorno / svolta che trova salto in quel suo avvertimento di slittare la polemica tra immanenza e trascendenza (Prismi) / Polemica, accesa dal taglio di Kant del rovesciamento del rapporto essenza/apparenza nelle condizioni sotto le quali ogni manifestazione <si manifesta ad ogni soggetto empirico> (argomento già da me trattato attraverso la lettura della Lezione su Kant del 14 marzo 1978).


Proprio in tale frase, è la mia spinta a pensare la congiunzione disgiuntiva che fraternizza Adorno, Foucault, Piaget sul punto base, da me in precedenza citato, il baricentro della critica: dalla forma della centralizzazione allo stato di determinazione storica, movimentato dall'operosità degli uomini (Foucault, Sull'archeologia delle scienze); che agiscono pesante con quel pensare <ut sic...radice pulsionale la sua e che trova la sua spinta promozionale nel processo vitale della società> (Adorno, Metacritica); nel bambino, in quanto <le origini delle operazioni intellettuali va cercata nelle (sue) azioni e nelle esperienze che egli fa> (Piaget, Le operazioni intellettuali, in Trattato, vol- 7°).

Non è un tentativo di maneggiare una congiunzione di generi di disgiunti saperi: è un collaudare a fertilizzare una relazione di pertinenze, promozionale di una circolazione di idee, maturate da pensatori, impegnati nei loro settori, appunto, di pertinenza / circolazione che può costituire quel nerbo prestante di un risveglio di attenzione intorno all’ individuo, non in quanto corpo vivente <chiuso>, ma in quanto corpo vivente che si aziona con il far tutt’uno col divenire dell’esperienza sociale / caratteristica, che ogni uomo possiede nella sua singolarità, e si manifesta dato di fatto sin dalla sua nascita, nel suo percorso dalla crescita alla sua fase di decadimento / si sottrae ad ogni forma di umanesimo e ad ogni scienza del comportamento: si dischiude superficie di descrizione delle sue manifestazioni, nel caso specifico dell’esercizio delle facoltà mentali, attraverso le sue basi organiche (cfr. J. Paillard, L’uso degli indici fisiologici in psicologia, vol. III° del <Trattato>, cit.).

Il carattere evocatore dell’attenzione della circolazione di idee, può fomentare idee che prima erano assenti; accuratezza alle modificazioni dell’ambiente esterno; fattori, rispondenti ai requisiti di una critica sferzante la linea seguita da ogni interprete nell’interpretare una configurazione di esperienza di verità; schermo contro lo spettro <dell’impotentemente isolato in base al criterio del concetto superiore che…sussume…i minimi tratti intramondani (, i quali) sarebbero rilevanti> (Adorno, Dialettica negativa): il tentativo possibile per aprire nuovi orizzonti…
possibilità decodificabile, pertanto quel criterio normativo che genera quella “logica”, indifferente nella matrice (razionale o il diversamente), attivante, in relativa attualizzazione, una normalità a senso unico: il <già è> di Hölderlin, che la svolta dei francofortesi erige a problema pregiudiziale e che riscontro…apprendendolo da Vincenzo Vitiello…in Augusto Böckh, <uno dei padri fondatori della moderna filologia>, nel <pre-dato>, in quanto <è nell’interpretazione il futuro del futuro…segno (che) rinvia (all’origine)> (Hermes, o della contraddizione, in “Anterem”, riv. n. 89).

<Il vero a priori (che) sta fermo come una salda roccia nel fiume delle interpretazioni>, ancora oggi, è quel <prima che regola il dopo> (ibidem) / un oggi quasi impossibile di essere pensato all’interno di un sistema / un oggi dilemmatico. il quale situa in tilt i nostri schemi mentali, in quanto posti di fronte allo svincolarsi di situazioni contingenziali (rimando alla lettura del saggio di F. Duque L’età è mobile, qual cella al vento, in ”Anterem”, riv., già cit.) / situazioni, incagliati, in circuiti lunghi o brevi in due situazioni irrelate, per la diversità delle loro matrici in temporanea coincidenza – il filo rosso di un capitalismo in metamorfosi finanziario e la <mobilizzazione della tecnologia>, configuranti un <reticolo…new medium, in cui l’accumulazione e interazione dei diversi media> (ibidem) incrementano eventi situazionali sul piano etico, politico, sociale, e, per quanto riguarda la seconda, in <ambito semantico> (ibidem) / il vivere della nostra mondanità è connesso a questo orizzonte di intelligibilità che ravviva un neo liberalismo promozionale di una cultura dell’immediato, in quanto ci delega ad affrontare singolarmente i problemi del nostro tempo, senza certezza del futuro, spronandoci a conseguire i nostri interessi (ho approfondito questo tema, che oggi si colorisce di un pietismo mistico, nel ciclo riguardante la crisi).

Una intelaiatura diversificata dell’organizzazione umana del nostro vivere da individui-in-relazione segna il divario dell’oggi dal passato remoto e prossimo / provoca conseguenze decisive sulla cultura, sul rapporto fra gli uomini, <sul destino stesso del mondo in cui viviamo (per il fatto) che separa il passato conosciuto da un futuro pieno di incognite (Bordoni, Stato di crisi, già cit. / reintroduce, direi a Duque, in quel suo configurato, non un <reattivamente nichilista>, ma un egotismo prominente, condividendo, per contro, quel suo <impadronirsi oggi di corpi, spazi e tempi disgiunti attraverso reti e operatori transnazionali> (ibidem).
Evidenza di un oggi fuori dai cardini di quel taglio culturale che ci ha maturati moderni e che, nel quotidiano, ci impone il confrontarci con l’immediato / risalto di un vincolo, il quale pone il nostro cervello, educato, in problematica discrepanza con quel taglio / lo costringe a cercare in se stesso la condizione che gli permetta il capire l’esperienza che sta vivendo / lo sprofonda in una confusione, la quale, pur rivelandosi linguistica nell’inversione continua dei termini, è educativa / risveglia in esso quella linea interpretativa, salda nella tradizione che muta ed accede ad una interpretazione in cui la confusione ritorna e si fa pericolosa.

Una vicissitudine che l’attuale clima, nel dischiuderci, in forza della nostra intelligenza, percorsi possibili, rispecchia in ciascuno di noi un <Sisifo felice>: immagine di Albert Camus (Il mito di Sisifo): il <nuovo Sisifo… torna al suo macigno…persuaso dell’origine esclusivamente umana di tutto ciò che è umano, cieco che desidera vedere e che sa che la notte non ha fine, egli è sempre in cammino…Ma Sisifo insegna la fedeltà superiore, che nega gli dei e solleva i macigni>: riparte / si incammina attraverso quel sentiero ammaliato da quella fedeltà superiore verso la cima nella quale <riempie il (suo) cuore>…
quel richiamo in attualità si scatena in divario: dissomiglianza nei nostri comportamenti, nell’accettare il cambiamento e le nuove esigenze, grazie, soprattutto l’informazione / non entro nel merito del divario, sul quale si sono appuntate le mie riflessioni precedenti / il Sisifo insegna…: la trasmissione del suo messaggio, in un fuorviare Camus in quella <lotta (dell’uomo) verso la cima (che gli) basta a riempire il (suo) cuore> (ibidem), per sollevare in quella lotta il <codice…(che la) rende significante…(; codice) più antico dell’interprete e dell’interpretato> (Vitello)…
codice, comune appartenenza che io riscontro nei nostri comportamenti nella loro diversità di lotta per raggiunge quella cima: l’equilibrio comunitario attraverso il “buon governo” / eterogeneità di azioni nel medesimo iter al cospetto della rassegnazione dei molti: sorda e confusa protesta; rottamatori; antipolitici, anche loro, come gli altri, legati all’organizzazione dei rapporti sociali centralizzata nello Stato: <la “governance” gestisce la comunità> (Bordoni, Stato di crisi, cit.)…
e il <macigno rotola> ancora oggi / un oggi, in cui l’evoluzione culturale ha raggiunto quella <cima> in cui lo splendore della sua superiorità sul mondo fisico esercita, in autonomia, quella pressione selettiva sul genoma, trasformando il comportamento <automatico> dell’uomo in comportamento <culturale> (J. Monod, Il caso e la necessità)…
e il nostra oggi si rivela in una dissociazione totale da richiedere <categorie d’intelligibilità che presuppongono proprietà intrinseche> (Stengers) diverse da quelle strutture preesistenti, trasmesse da quella fedeltà superiore, la quale si esplica in quel pensiero astrattivo che <imprime a ogni forma concettuale l’illusione della grandezza> (Adorno, Minima moralia).

La fedeltà superiore: “nega gli dei e solleva i macigni”: intelligenza dell’uomo in genealogica esplicazione di una deregolamentazione di quell’<universo, ormai senza padrone> (ibidem) attraverso l’utilizzazione di quella <centralizzazione>, la quale dà il <modello dell’organizzazione> dell’<ingranaggio di folle umane in azione>, affinché ogni individuo possa raggiungere quell’unico fine (Nietzsche, Umano troppo umano, cit.) che <basta e riempie il cuore di un uomo> (Camus): equilibrio mobile dell’organizzazione sociale nella salda roccia della normalizzazione di sempre…
bisogna parlarne sul <serio> (Horkheimer, La nostalgia del totalmente Altro)...

...al prossimo

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