SETTANTASEIESIMO
SOLILOQUIO
La
canalizzazione del nostro pensare /
da qui il mio interrogativo sull'ingabbiarsi della nostra
intelligenza, la cui
inventività plastica
e multiforme non è descrivibile da <schemi elaborati da una
teoria del comportamento o (dalle) teorie che utilizzano i concetti e
gli algoritmi della logica o delle matematiche> (Oléron).
Da
qui il mio movente ricorso alla nozione di schema,
elaborata da Piaget / elaborazione di fattori “motivati” che mi
chiariscono la dinamica dell'ingabbiamento: la macchia
untuosa, su cui scivola la
nostra civiltà e che
oggi ci impone
l'interrogativo
insoluto dalla critica e dallo stesso progresso tecnologico. Fattori
su cui riflettere, anche se i
loro chiarimenti lasciano insolubile la questione di fondo, la quale
esige nuove categorie di intelligibilità per un necessario
rivolgimento totale della matrice logica della nostra
cultura, oggi necessitata
dall'immediato
/ tuttavia, il metterli in luce in questo momento, in cui la
confusione delle idee
e dei linguaggi si
aggroviglia con la miseria nel mondo, può scuoterci dal sonno
dogmatico della reificazione
delle nostre coscienze / oggi, nello splendore dell'intelligenza
dell'uomo in apertura di nuovi circuiti di vitalità, ma impantanati
dalla fanghiglia della morbosità del possesso,
la reificazione di sempre si
riproduce, in rinnovata inoculazione, tramite i nuovi
propagandisti della
nostra redenzione, in forza di un “educato” dottrinario mentale,
condizionante una selezione controllata statisticamente dei bisogni
dell'agire mentale degli individui.
Oggi,
la lunga elaborata trafila della provenienza della nostra
cultura... genealogia
di un atteggiamento
mentale laico, aperto all'insolito (VII/VI
secolo a.C. melle colonie greche)...confluisce nella virtualità
della mobile
tecnologia, mantenendo viva
l'istanza di quella che è il criterio logico della
nostra cultura: il
connettere nelle sue procedure
l'esistente, il quale <si sgrana in una sequenza indefinita di
situazioni> (Duque,
L'età è mobile, già
cit.) / l'insolito
situazionale...indefinibile sia
nel suo manifestarsi che nei suoi sviluppi...viene catturato e
tramutato in positiva oggettivazione dei pensieri
soggettivi, rinnovando ad
imprimere alle nostre attività intellettuali,
sia nella forma dell'opinione che
in quella concettuale,
la regola tradizionale
che rende assertorio l'enunciato,
espresso anche nella
forma della critica / regola
sedimentata <legge del pensiero> (Adorno, Metacritica)
/ “pensiero” da non identificare in senso psicologico né da
quello <espresso dal linguaggio>, ma come logo
apofantico...in forma
differenziata per la costante mobilità...in quanto assesta
il “discorso”, promosso dall'interprete:
il pertinente,
singolare nel suo campo, specchio del
quotidiano nostro “mestiere” del vivere (Pavese) / assesto,
in quanto il discorso,
il quale può essere
riconosciuto vero o falso (Aristotele)
diviene <Io, la verità, parlo> (Lacan): dinamica cognitiva,
sia autorevole che
influente; dinamica,
indirizzante le variabili mobili dell'intelligenza
di ogni azione pensante dell'individuo, legata alle sue basi
organiche e psicologiche nell'urto con le alterazione
delle contingenze,
a tralucere in oggettive le
manifestazioni soggettive
della sua coscienza,
costituendosi, quella dinamica,
esercizio delle sue
facoltà mentali.
Dinamica
mentale assunta come <legge
del pensiero>: il punto da
sollevare all'attenzione: posizione dell'interprete
(Böckh,
in Vitiello) nell'atto
dell'esegesi interpretativa del dato di fatto / posizione
trasmessa attraverso
una regola che ne
legittima la validità dell'applicazione.
Dinamica,
che si era rinnovata storia: nel taglio critico
del moderno con l'Io
trascendentale di Kant / nella
modernizzazione con la
neutralità della logica,
attualizzandosi con Frege come <senso di un enunciato>
salvaguardia dei <pensieri oggettivi>
(cfr. C. Penco, Frege, tra logica e poesia,
“Anterem”, n.83) / in Wittgenstein, nel riportare il discorso
al quotidiano vivere, in quanto
quel riportare rinviene
il suo riconoscimento nella
forma logica della proposizione che
ne rileva <la forma del fatto rappresentato> (cfr, J.R.
Weinberg, Introduzione al positivismo logico).
Ma il mio mescolare le carte...facendo mio il suggerimento di
Deleuze... ha “pescato” una frase,
nelle sue Lezioni e conversazioni,
già da me citato e che ripropongo, poiché lascia sfuggire una
perplessità sull'interpretazione dell'interprete che ci riporta ad
Adorno (la regola come legge del pensiero): <Qualcosa ci induce a
dire: “Sì, certo, dev'essere così”. Una mitologia che ha molto
potere>. Quel “qualcosa” <ha come contenuto un divieto: non
distrarti dal pensare, non ti far distogliere dalla natura
inarticolata, ma trattiene salda come un possesso l'unità
dell'intenzionato> (Metacritica)
/ oggi, <negli attuali apparati mobili (configuranti) un
reticolo...disposto a farla finita (con la tradizione e) con tutti i
media...in cui l'accumulazione e l'interazione dei diversi media
sta producendo
un vero salto di qualità sia in ambito sociale (qui metterei il mio
interrogativo) sia in ambito semantico> (Duque). Ciò in quanto le
prestazioni individuali,
proprio nell'interazione reticolare, si esercitano in quella
operatività mentale,
che <fa di molti (<non la sovranità individuale>) una sola
macchina, e di ogni individuo uno strumento per un solo fine. Il suo
effetto più generale è di insegnare l'utilità diella
centralizzazione> (Nietzsche, Umano troppo umano).
Ulterione
necessaria interruzione
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