giovedì 30 marzo 2017

SETTANTASEIESIMO SOLILOQUIO


La canalizzazione del nostro pensare / da qui il mio interrogativo sull'ingabbiarsi della nostra intelligenza, la cui inventività plastica e multiforme non è descrivibile da <schemi elaborati da una teoria del comportamento o (dalle) teorie che utilizzano i concetti e gli algoritmi della logica o delle matematiche> (Oléron).
Da qui il mio movente ricorso alla nozione di schema, elaborata da Piaget / elaborazione di fattori “motivati” che mi chiariscono la dinamica dell'ingabbiamento: la macchia untuosa, su cui scivola la nostra civiltà e che oggi ci impone l'interrogativo insoluto dalla critica e dallo stesso progresso tecnologico. Fattori su cui riflettere, anche se i loro chiarimenti lasciano insolubile la questione di fondo, la quale esige nuove categorie di intelligibilità per un necessario rivolgimento totale della matrice logica della nostra cultura, oggi necessitata dall'immediato / tuttavia, il metterli in luce in questo momento, in cui la confusione delle idee e dei linguaggi si aggroviglia con la miseria nel mondo, può scuoterci dal sonno dogmatico della reificazione delle nostre coscienze / oggi, nello splendore dell'intelligenza dell'uomo in apertura di nuovi circuiti di vitalità, ma impantanati dalla fanghiglia della morbosità del possesso, la reificazione di sempre si riproduce, in rinnovata inoculazione, tramite i nuovi propagandisti della nostra redenzione, in forza di un “educato” dottrinario mentale, condizionante una selezione controllata statisticamente dei bisogni dell'agire mentale degli individui.

Oggi, la lunga elaborata trafila della provenienza della nostra cultura... genealogia di un atteggiamento mentale laico, aperto all'insolito (VII/VI secolo a.C. melle colonie greche)...confluisce nella virtualità della mobile tecnologia, mantenendo viva l'istanza di quella che è il criterio logico della nostra cultura: il connettere nelle sue procedure l'esistente, il quale <si sgrana in una sequenza indefinita di situazioni> (Duque, L'età è mobile, già cit.) / l'insolito situazionale...indefinibile sia nel suo manifestarsi che nei suoi sviluppi...viene catturato e tramutato in positiva oggettivazione dei pensieri soggettivi, rinnovando ad imprimere alle nostre attività intellettuali, sia nella forma dell'opinione che in quella concettuale, la regola tradizionale che rende assertorio l'enunciato, espresso anche nella forma della critica / regola sedimentata <legge del pensiero> (Adorno, Metacritica) / “pensiero” da non identificare in senso psicologico né da quello <espresso dal linguaggio>, ma come logo apofantico...in forma differenziata per la costante mobilità...in quanto assesta il “discorso”, promosso dall'interprete: il pertinente, singolare nel suo campo, specchio del quotidiano nostro “mestiere” del vivere (Pavese) / assesto, in quanto il discorso, il quale può essere riconosciuto vero o falso (Aristotele) diviene <Io, la verità, parlo> (Lacan): dinamica cognitiva, sia autorevole che influente; dinamica, indirizzante le variabili mobili dell'intelligenza di ogni azione pensante dell'individuo, legata alle sue basi organiche e psicologiche nell'urto con le alterazione delle contingenze, a tralucere in oggettive le manifestazioni soggettive della sua coscienza, costituendosi, quella dinamica, esercizio delle sue facoltà mentali.
Dinamica mentale assunta come <legge del pensiero>: il punto da sollevare all'attenzione: posizione dell'interprete (Böckh, in Vitiello) nell'atto dell'esegesi interpretativa del dato di fatto / posizione trasmessa attraverso una regola che ne legittima la validità dell'applicazione.
Dinamica, che si era rinnovata storia: nel taglio critico del moderno con l'Io trascendentale di Kant / nella modernizzazione con la neutralità della logica, attualizzandosi con Frege come <senso di un enunciato> salvaguardia dei <pensieri oggettivi> (cfr. C. Penco, Frege, tra logica e poesia, “Anterem”, n.83) / in Wittgenstein, nel riportare il discorso al quotidiano vivere, in quanto quel riportare rinviene il suo riconoscimento nella forma logica della proposizione che ne rileva <la forma del fatto rappresentato> (cfr, J.R. Weinberg, Introduzione al positivismo logico). Ma il mio mescolare le carte...facendo mio il suggerimento di Deleuze... ha “pescato” una frase, nelle sue Lezioni e conversazioni, già da me citato e che ripropongo, poiché lascia sfuggire una perplessità sull'interpretazione dell'interprete che ci riporta ad Adorno (la regola come legge del pensiero): <Qualcosa ci induce a dire: “Sì, certo, dev'essere così”. Una mitologia che ha molto potere>. Quel “qualcosa” <ha come contenuto un divieto: non distrarti dal pensare, non ti far distogliere dalla natura inarticolata, ma trattiene salda come un possesso l'unità dell'intenzionato> (Metacritica) / oggi, <negli attuali apparati mobili (configuranti) un reticolo...disposto a farla finita (con la tradizione e) con tutti i media...in cui l'accumulazione e l'interazione dei diversi media sta producendo un vero salto di qualità sia in ambito sociale (qui metterei il mio interrogativo) sia in ambito semantico> (Duque). Ciò in quanto le prestazioni individuali, proprio nell'interazione reticolare, si esercitano in quella operatività mentale, che <fa di molti (<non la sovranità individuale>) una sola macchina, e di ogni individuo uno strumento per un solo fine. Il suo effetto più generale è di insegnare l'utilità diella centralizzazione> (Nietzsche, Umano troppo umano).

Ulterione necessaria interruzione

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