SETTANTUNESIMO
SOLILOQUIO
Riporto
quel percosso...pungente da connessioni situazionali interreattive di
nebulosi e di barlumi illuminanti...in quel momento che verifica, in
Atene, l'immissione di un sapere libero da schemi e
pubblico...
...un
sapere, implicante nella parola sciolta, <ciò che oggi
diremo scienza esatta> (Weber, cit.), la verità:
espressione di un pensare informe, il cui effetto solvente
coinvolgeva il vivere l'esperienza di una mondanità in modo
“disarticolato”, tale sfociare nella disgregazione di ciò che la
storiografia ha considerato il periodo aureo della grecità:
momento
cruciale: sollecito a riverberare quel cruciale / stacco
lungo la trafila della provenienza della nostra cultura
che lascia aperto il problema dell'equilibrio della <città
stato>, tra l'altro minacciato dal pericolo macedone...
...momento
risolutivo nell'assicurare stabilità alle variabili di una
esperienza mondana che si manifestava in equilibrio mobile.
La
saggezza di un Socrate; né il comunismo aristocratico di un Platone
risolvevano quel problema fondamentale che si traduceva, e, quindi,
riverberava nel concetto di verità / tuttavia, nel Cratilo,
metteva in dubbio l'attendibilità della parola sciolta istitutiva
della verità, pervenendo nel Teeteto a destituire
nelle parole la idoneità di stabilire ciò che è vero
dal falso, prospettandole nella loro concertazione...
...sollevando
un problema di fondo: l'equilibrio, il quale capitalizzava il
campo di determinazione storico dell'esperienza sociale e quello
delle operazioni intellettuali, riguardante la vita mentale.
Liquidazione
della sofistica e apertura verso nuovi orizzonti
significativi, intessuti di una razionalità, sfuggente al mito e
coincidenti con <l'ngresso della Grecità in un mondo nuovo> /
emergenza composita, poiché l'elemento connettivo <non era più
tenuto insieme dalla polis dei liberi cittadini e dai suoi e quilibri
interni (, ma da un) fattore che racchiudeva il tutto: uomo, polis,
cosmo (ellenismo): (il nuovo orizzonte) doveva condurre...ad uno
spostamento delle prospettive dell'esistenza e dei suoi punti di
riferimento> (A. Weber, Storia della cultura, già cit.).
Svolta
cruciale / subentra, in
<sostituzione della connessione interna, integrante il mondo
esterno, che la polis di una volta aveva offerto con le sue leggi e
con i suoi miti> (ibidem) / svolta
significativa: investiva sapere
e conoscenza e
l'elaborazione sistematica deile loro argomentazioni: <materiale
sociale, morfologico, metafisico,
richiamando così la logica> (ibiem).
In
tale composizione vengono a delinearsi i criteri
di definizione delle categorie di intelligibilità /
criteri, -
protocollare, in seguito, dei vari modelli interpretativi,
emergenti nelle variazione climatiche e in correlazione al campo
sociale...
…in
tale stesura, il cruciale si evidenzia ripiego di
quell'atteggiamento mentale, svincolantesi dalla cattività
del mito, ma mantenentesi nella pragmatica del mito,
sostituendo i <simboli personali (con) definizioni> (Weber):
la parola snodata si solidifica in formazione
discorsiva...
...e un
distendersi di quella sua base formale su quello
che si formerà a <basamento positivo delle conoscenze...spazio
d'ordine...in base al quale si forma(no) (i saperi)> (Foucault, Le
parole e le cose) / base che si costituirà...in disgiunte
variazioni climatiche...<spazio fatto di organizzazioni, cioè di
rapporti interni fra elementi il cui insieme determina una funzione>
(ibidem): il farsi esperienza nell'uomo di ciò che è
mondano: Aristotele, l'ordinatore della trascendenza
platonica; dell'essere di Parmenide nella coppia disgiuntiva
essere/apparenza, attraverso la quale il mondo e la
società vengono a rappresentarsi in una gerarchia delle forme...
...e il
pallido individuo <è condannato immediatamente a cogliere
delle apparenze, in virtù di una fragilità che gli è
consustanziale, e gli occorre un metodo, uno sforzo, per uscire dalle
apparenze e raggiungere l'essenza> (G. Deleuze, Lezioni su Kant
del 14 marzo 1978).
<L'immobilità
del tempo è fuga del tempo davanti al tempo> (E. Jabès,
L'immobilità del tempo, in “Anterem”, n. 83) / tale
esperienza si rigenera e si attualizza attraverso le primavere
dei tempi moderni, con le oscillazioni fluttuanti
di un mondano che corre il rischio di essere disordinato e
rapsodico; e al tempo stesso realizza la via per riprodurlo,
riassumerlo e ritrarlo in tutte le sue proiezioni, mediante le
tecniche del linguaggio...
…e quel
mondano...nei diversi tempi moderni, in un <rinvio
perpetuo del
del tempo
(e il cui) rinvio abolisce il tempo (, evidenziando la sua)
immobilità> (ibidem)...si fa comprensibile in sé e
comunicabile nel suo essere reale, in quanto costituito
linguisticamente...
...<mobile
fissità> (ibidem) di un linguaggio che si trasforma...
...e la
mia memoria mi riporta a Differenza e ripetizione di Deleuze:
associazione che lascia disgiunti i punti di vista, congiungendoli
nel legare la <differenza> intorna alla questione del tempo.
Il
<rinvio> è la <differenza>, <non più come differenza
esterna che separa, ma come Differenza interna, che riferisce a
priori l'uno all'altro (i diversi tempi) l'essere e il pensiero>
(Deleuze).
Immobilità
del tempo nella diversità del discorso,
anche quando si formalizza in logica (positivismo
logico), formalizzato in software (tecnologia
mobile) e, al livello differenziato, nel discorso politico e nell'uso
quotidiano.
Rilevazione
del nostro inserimento in un contesto normativo che
non nasce dal nulla:
ogni contesto si configura come <differenza interna> (Deleuze)
al suo passato, - il <già è (il quale) segna la linea che
l'interprete deve seguire
nel futuro> (Böckh,
in Vitiello, già cit.)
/ condizionalità,
fuorvivante ogni determinismo,
in quanto ogni nostro agire
pensante
diviene <un'assimilazione (del dato) a schemi ereditari (e) allo
stesso tempo accomodamento di tali schemi alla situazione attuale>
(J. Piaget, Lo
sviluppo mentale del bambino).
Ciò
chiama in causa quella svolta cruciale (Aristotele) e il suo
rinvigorire, attualizzandosi (i tempi del moderno e lo
svilluppo della modernità): il prendere storia della
nostra cultura, e, viceversa, della storia che si fa
cultura: singolarità della sua matrice metrica che il
moderno ha sensibilitato nel capovolgimento della polarità
essenza/apparenza nell'uomo io/soggetto / in quanto
storia, l'attualizzazione di quella svolta cruciale...che
nella forma identificava il centro integrante la
molteplicità...poiché ogni attuale è relazionato al suo
passato (Böckh)...quel
centro si identifica attraverso <il giudizio (il quale) è
(un) ordinare> (Adorno, Metacritica): è norma
prodotta dall'uomo, mediante l'oggettivazione dei suoi pensieri
soggettivi (ibidem):
lo schema
mentale del come noi pensiamo:
elaborazione
soggettiva che si oggettiva del taglio di una
grammatica linguistica che va oltre il linguaggio e la
base psicologica del nostro agire pensante / sagoma le nostre
intelligenze...coltivate dalla forma di un pensiero avulso
dal suo processo...in similitudine <degli attori “naturali”
(quali sono) i batteri o i virus>: <l'origine stessa viene
propagata dal fenomeno della propagazione: ogni essere vivente
infettato diviene lui stesso centro di propagazione, ciascuno diviene
centro potenziale di un nuovo processo, che non esaurisce la sua
causa, ma la rigenera nella misura in cui si produce...
...metafora
(la quale) mantiene la memoria della sua origine> (Stengers,
Propagazione e propaganda, in Concetti nomadi, già
cit.)...
...schema
mentale diffuso del come noi pensiamo la cultura: distacco dal
nostro quotidiano agire pensante: autarchia, memoria
dell'origine autosufficiente di un pensare avulso dal suo processo.
Antinomia
che si riproduce nella critica / se
il <discorso indisturbato sulla cultura è lontano dal mondo>,
e in quanto tale diviene <ideologico>, nella sua
radicalizzazione, tende <alla sua liquidazione (il pericolo
interno ed esterno, oggi in atto), tendenza oggettiva e che si impone
al di sopra dei confini
politici> (Adorno/Horkheimer, Sociologia II).
Forma di
riflessione cosciente e capace di stabilire norme> (Weber), per mezzo di un costellare epistemologico, attraverso le varie tecniche
linguistiche – elaborazioni soggettive oggettivanti –, che
di fatto è un esiliare l'esistente (mondo/società), per
svelarlo e riprodurlo nella forma astratta del discorso...
...e il
discorso si fa espressione del vivere l'esperienza della nostra
mondanità, e la cui distruzione della sua forma implicava <la
distruzione dell'esistenza medesima> (Weber): Aristotele e la
forma del pensare come costrutto del discorso vero...
…discorso
vero che nel rovesciamento mette in opera forme di <esclusione,
di limitazioni, di appropriazione> (Foucault, L'ordine del
discorso)...
...e, il
cui effetto solvente metteva in pratica allora, restaurato e
rinnovato nei tempi moderni, in ciascuno di noi una
acquisciente <servitù volontaria>: la nostra odierna
condizione del vivere (Bordoni, Stato di crisi, già cit.)...
...e il
mio pensiero rivolge l'attenzione ad oggi, non per rispecchiarlo in
quel momento / non ci sono eterni ritorni / perdita della coscienza
storica...e la confusione delle idee si fa pericolosa...
...un
aggravio nelle traversie di un quotidiano vivere in cui soffia il
vento di un neoliberalismo che accentua il principio
economicistico dell'interesse individuale, esclusivamente prioritario
nei confronti della comunità e <che colpisce inesorabilmente i
ceti più deboli, le persone che non possono difendersi, tutti coloro
che non hanno altra scelta se non subire>; ciascuno di noi in
acquiescenza <servitù volontaria> (ibidem)...
...e la
nostra mente si illuminò dell'astratto, oggi
del virtuale: realtà del vivere l'esperienza della
nostra mondanità.
a poi
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