sabato 25 marzo 2017

SETTANTUNESIMO SOLILOQUIO

Riporto quel percosso...pungente da connessioni situazionali interreattive di nebulosi e di barlumi illuminanti...in quel momento che verifica, in Atene, l'immissione di un sapere libero da schemi e pubblico...
...un sapere, implicante nella parola sciolta, <ciò che oggi diremo scienza esatta> (Weber, cit.), la verità: espressione di un pensare informe, il cui effetto solvente coinvolgeva il vivere l'esperienza di una mondanità in modo “disarticolato”, tale sfociare nella disgregazione di ciò che la storiografia ha considerato il periodo aureo della grecità:

momento cruciale: sollecito a riverberare quel cruciale / stacco lungo la trafila della provenienza della nostra cultura che lascia aperto il problema dell'equilibrio della <città stato>, tra l'altro minacciato dal pericolo macedone...
 
...momento risolutivo nell'assicurare stabilità alle variabili di una esperienza mondana che si manifestava in equilibrio mobile.

La saggezza di un Socrate; né il comunismo aristocratico di un Platone risolvevano quel problema fondamentale che si traduceva, e, quindi, riverberava nel concetto di verità / tuttavia, nel Cratilo, metteva in dubbio l'attendibilità della parola sciolta istitutiva della verità, pervenendo nel Teeteto a destituire nelle parole la idoneità di stabilire ciò che è vero dal falso, prospettandole nella loro concertazione...
 
...sollevando un problema di fondo: l'equilibrio, il quale capitalizzava il campo di determinazione storico dell'esperienza sociale e quello delle operazioni intellettuali, riguardante la vita mentale.

Liquidazione della sofistica e apertura verso nuovi orizzonti significativi, intessuti di una razionalità, sfuggente al mito e coincidenti con <l'ngresso della Grecità in un mondo nuovo> / emergenza composita, poiché l'elemento connettivo <non era più tenuto insieme dalla polis dei liberi cittadini e dai suoi e quilibri interni (, ma da un) fattore che racchiudeva il tutto: uomo, polis, cosmo (ellenismo): (il nuovo orizzonte) doveva condurre...ad uno spostamento delle prospettive dell'esistenza e dei suoi punti di riferimento> (A. Weber, Storia della cultura, già cit.).

Svolta cruciale / subentra, in <sostituzione della connessione interna, integrante il mondo esterno, che la polis di una volta aveva offerto con le sue leggi e con i suoi miti> (ibidem) / svolta significativa: investiva sapere e conoscenza e l'elaborazione sistematica deile loro argomentazioni: <materiale sociale, morfologico, metafisico, richiamando così la logica> (ibiem).

In tale composizione vengono a delinearsi i criteri di definizione delle categorie di intelligibilità / criteri, - protocollare, in seguito, dei vari modelli interpretativi, emergenti nelle variazione climatiche e in correlazione al campo sociale...

in tale stesura, il cruciale si evidenzia ripiego di quell'atteggiamento mentale, svincolantesi dalla cattività del mito, ma mantenentesi nella pragmatica del mito, sostituendo i <simboli personali (con) definizioni> (Weber): la parola snodata si solidifica in formazione discorsiva...
 
...e un distendersi di quella sua base formale su quello che si formerà a <basamento positivo delle conoscenze...spazio d'ordine...in base al quale si forma(no) (i saperi)> (Foucault, Le parole e le cose) / base che si costituirà...in disgiunte variazioni climatiche...<spazio fatto di organizzazioni, cioè di rapporti interni fra elementi il cui insieme determina una funzione> (ibidem): il farsi esperienza nell'uomo di ciò che è mondano: Aristotele, l'ordinatore della trascendenza platonica; dell'essere di Parmenide nella coppia disgiuntiva essere/apparenza, attraverso la quale il mondo e la società vengono a rappresentarsi in una gerarchia delle forme...
...e il pallido individuo <è condannato immediatamente a cogliere delle apparenze, in virtù di una fragilità che gli è consustanziale, e gli occorre un metodo, uno sforzo, per uscire dalle apparenze e raggiungere l'essenza> (G. Deleuze, Lezioni su Kant del 14 marzo 1978).

<L'immobilità del tempo è fuga del tempo davanti al tempo> (E. Jabès, L'immobilità del tempo, in “Anterem”, n. 83) / tale esperienza si rigenera e si attualizza attraverso le primavere dei tempi moderni, con le oscillazioni fluttuanti di un mondano che corre il rischio di essere disordinato e rapsodico; e al tempo stesso realizza la via per riprodurlo, riassumerlo e ritrarlo in tutte le sue proiezioni, mediante le tecniche del linguaggio...
e quel mondano...nei diversi tempi moderni, in un <rinvio perpetuo del
del tempo (e il cui) rinvio abolisce il tempo (, evidenziando la sua) immobilità> (ibidem)...si fa comprensibile in sé e comunicabile nel suo essere reale, in quanto costituito linguisticamente...
...<mobile fissità> (ibidem) di un linguaggio che si trasforma...
...e la mia memoria mi riporta a Differenza e ripetizione di Deleuze: associazione che lascia disgiunti i punti di vista, congiungendoli nel legare la <differenza> intorna alla questione del tempo.
Il <rinvio> è la <differenza>, <non più come differenza esterna che separa, ma come Differenza interna, che riferisce a priori l'uno all'altro (i diversi tempi) l'essere e il pensiero> (Deleuze).

Immobilità del tempo nella diversità del discorso, anche quando si formalizza in logica (positivismo logico), formalizzato in software (tecnologia mobile) e, al livello differenziato, nel discorso politico e nell'uso quotidiano.

Rilevazione del nostro inserimento in un contesto normativo che non nasce dal nulla: ogni contesto si configura come <differenza interna> (Deleuze) al suo passato, - il <già è (il quale) segna la linea che l'interprete deve seguire nel futuro> (Böckh, in Vitiello, già cit.) / condizionalità, fuorvivante ogni determinismo, in quanto ogni nostro agire pensante diviene <un'assimilazione (del dato) a schemi ereditari (e) allo stesso tempo accomodamento di tali schemi alla situazione attuale> (J. Piaget, Lo sviluppo mentale del bambino).

Ciò chiama in causa quella svolta cruciale (Aristotele) e il suo rinvigorire, attualizzandosi (i tempi del moderno e lo svilluppo della modernità): il prendere storia della nostra cultura, e, viceversa, della storia che si fa cultura: singolarità della sua matrice metrica che il moderno ha sensibilitato nel capovolgimento della polarità essenza/apparenza nell'uomo io/soggetto / in quanto storia, l'attualizzazione di quella svolta cruciale...che nella forma identificava il centro integrante la molteplicità...poiché ogni attuale è relazionato al suo passato (Böckh)...quel centro si identifica attraverso <il giudizio (il quale) è (un) ordinare> (Adorno, Metacritica): è norma prodotta dall'uomo, mediante l'oggettivazione dei suoi pensieri soggettivi (ibidem):
lo schema mentale del come noi pensiamo:

elaborazione soggettiva che si oggettiva del taglio di una grammatica linguistica che va oltre il linguaggio e la base psicologica del nostro agire pensante / sagoma le nostre intelligenze...coltivate dalla forma di un pensiero avulso dal suo processo...in similitudine <degli attori “naturali” (quali sono) i batteri o i virus>: <l'origine stessa viene propagata dal fenomeno della propagazione: ogni essere vivente infettato diviene lui stesso centro di propagazione, ciascuno diviene centro potenziale di un nuovo processo, che non esaurisce la sua causa, ma la rigenera nella misura in cui si produce...
...metafora (la quale) mantiene la memoria della sua origine> (Stengers, Propagazione e propaganda, in Concetti nomadi, già cit.)...

...schema mentale diffuso del come noi pensiamo la cultura: distacco dal nostro quotidiano agire pensante: autarchia, memoria dell'origine autosufficiente di un pensare avulso dal suo processo.

Antinomia che si riproduce nella critica / se il <discorso indisturbato sulla cultura è lontano dal mondo>, e in quanto tale diviene <ideologico>, nella sua radicalizzazione, tende <alla sua liquidazione (il pericolo interno ed esterno, oggi in atto), tendenza oggettiva e che si impone al di sopra dei confini politici> (Adorno/Horkheimer, Sociologia II).
Forma di riflessione cosciente e capace di stabilire norme> (Weber), per mezzo di un costellare epistemologico, attraverso le varie tecniche linguistiche – elaborazioni soggettive oggettivanti –, che di fatto è un esiliare l'esistente (mondo/società), per svelarlo e riprodurlo nella forma astratta del discorso...
...e il discorso si fa espressione del vivere l'esperienza della nostra mondanità, e la cui distruzione della sua forma implicava <la distruzione dell'esistenza medesima> (Weber): Aristotele e la forma del pensare come costrutto del discorso vero...
discorso vero che nel rovesciamento mette in opera forme di <esclusione, di limitazioni, di appropriazione> (Foucault, L'ordine del discorso)...
...e, il cui effetto solvente metteva in pratica allora, restaurato e rinnovato nei tempi moderni, in ciascuno di noi una acquisciente <servitù volontaria>: la nostra odierna condizione del vivere (Bordoni, Stato di crisi, già cit.)...

...e il mio pensiero rivolge l'attenzione ad oggi, non per rispecchiarlo in quel momento / non ci sono eterni ritorni / perdita della coscienza storica...e la confusione delle idee si fa pericolosa...
...un aggravio nelle traversie di un quotidiano vivere in cui soffia il vento di un neoliberalismo che accentua il principio economicistico dell'interesse individuale, esclusivamente prioritario nei confronti della comunità e <che colpisce inesorabilmente i ceti più deboli, le persone che non possono difendersi, tutti coloro che non hanno altra scelta se non subire>; ciascuno di noi in acquiescenza <servitù volontaria> (ibidem)...

...e la nostra mente si illuminò dell'astratto, oggi del virtuale: realtà del vivere l'esperienza della nostra mondanità.


a poi

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